mercoledì 29 ottobre 2008

Filastrocca 43

Prezioso è
il momento in cui tutte le nostre percezioni si uniscono.
Incerto è
il sapore che accompagna le nostre azioni.
Rubato è
il tuo sospiro quando siedi al mio fianco in silenzio.
Dato è
il perdono per non poter essere quello che si vorrebbe.
Dovuto è
il sospetto che le cose non stiano esattamente come si dice che siano.
Generoso è
il tuo stupore di fronte alle invenzioni della mia mente.
Accolto è
il tuo dolore di fronte alle mie parole arrese alle emozioni.
Ingenua è
la tua richiesta di inevasa neutralità di fronte ai sentimenti.
Cercato è
il tuo tempo da condividere con me.
Inesplorato è
il limite intorno al quale si possono muovere le nostre azioni.
Inetta è
la nostra volontà che non si arrende davanti alla pioggia.

Il mio comò è pieno di fogli scritti a mano e pagine stampate
che racchiudono il segreto invisibile delle mie passioni e la
ricerca indomita di una direzione che non conduca al pianto

Al contrario di quanto espresso in principio,
la sofferenza è soltanto un compagno di viaggio scomodo.

Filastrocca 41


Siedo al tuo posto, perché tutto va avanti.
Ma non si può cambiare la personalità
di un gabinetto –
Le piastrelle la vasca lo specchio

Come non si può sapere l’origine del detto:
chi la fa l’aspetti
L’importante è farla nel posto giusto
con la giusta lettura e la giusta postura

mai saputo dire mai saputo dire
perché tutto debba finire
nel cesso

Siedo al tuo posto, a cercare sollievo
Riesco a immaginare la dimensione del peso
dall’acqua
L’acqua lava e sommerge ogni cosa

L’appetito vien mangiando
Il sudore correndo
Il dolore morendo
Leggerezza, in questa vuota certezza

mai saputo dire mai saputo dire
perché tutto debba finire
nel cesso

il rispetto
nel cesso
l’amore
nel cesso
il cibo
nel cesso
i sogni
nel cesso

Cerco leggerezza, in questa vuota certezza
Seduto al tuo posto, perché tutto va avanti
È una ruota che gira
Ti lascio il mio posto e l’odore che ti spetta!

mai saputo dire mai saputo dire
perché tutto debba finire
nel cesso

Trickster


Tempo fa scrissi una poesia ispirato dalla coagulazione di due fenomeni espressivi: Città di Vetro di Paul Auster nella versione a fumetti di Mazzuchelli e la canzone The Trickster dei primissimi Radiohead. Ecco quel che ne uscì (non scrivo quasi mai in inglese):

I am fine between the lines. Plain and simple.
Love is a trick. My name is trickster. That is not my real name.
I hate this city of glass. I walk through a desert of sins and prayers.
I stare at the faces just to find who’s better than me.
I dwell in possibilities, in words and languages. My house is a novel.
Magnetic transfert, and erotic flowers all through the park.
The ignition had started more years ago than you could conceive.
Dinosaurs had vanished because of their reluctance to evolution.
Mankind will vanish because of its unstoppable evolution.

I’m fine between the lines, where nothing is as it seems.
Where chaos and entropy take forms that nobody can understand,
except the characters of the novel to be.
Trickster is my name, I’m here to stay.



traduco il testo di ani di franco ma non posso tradurre una mia poesia in inglese...

Grey


Sull'onda del ricordo del concerto di Ani di Franco di cui ho raccontato, mi sono riascoltato alcuni suoi brani. Portando l'attenzione ai testi, mi accorgo di come ad Ani piaccia scrivere per condensazioni e per immagini poetiche. Niente di patetico. Tutto molto concreto, ma con una grande sensibilità evocativa. Grey è senza dubbio una delle sue canzoni più famose e meglio riuscite. La malinconia di quella monocromia grigia, così simile ai colori di oggi, è perfettamente in sintonia con le emozioni e le incertezze che racconta. Sotto al testo originale azzardo una velocissima traduzione in italiano, senza dubbio piena di errori e un po' libera.
Ma tant'è!


Grey di Ani di Franco

the sky is grey, the sand is grey, and the ocean is grey.
i feel right at home in this stunning monochrome, alone in my way.
i smoke and i drink and every time i blink i have a tiny dream.
but as bad as i am i'm proud of the fact that i'm worse than i seem.
what kind of paradise am i looking for?
i'vegot everything i want and still i want more.
maybe some tiny shiny thing will wash up on the shore.
you walk through my walls like a ghost on tv.
you penetrate me and my little pink heart is on its little brown raft floating outto sea.
and what can i say but i'm wired this way and you're wired to me,
and what can i do but wallow in you unintentionally?
what kind of paradise am i looking for?
i've got everything i want and still i want more.
maybe some tiny shiny key will wash up on the shore.
regretfully, i guess i've got three simple things to say.
why me? why this now? why this way?
overtone's ringing, undertow's pulling away
under a sky that is grey on sand that is grey by anocean that's grey.
what kind of paradise am i looking for?
i've got everything i want and still i want more.
maybe some tiny shiny key will wash up on the shore.

Grigio

Il cielo è grigio, la sabbia è grigia e l'oceano è grigio.
Mi sento a casa in questa monocromia abbagliante, da sola sulla mia via.
Fumo e bevo e ogni volta che sbatto gli occhi nasce un minuscolo sogno.
Ma per quanto cattiva possa essere sono orgogliosa
del fatto che sono peggio di come sembra.
Che tipo di paradiso sto cercando?
Ho tutto quello che voglio eppure voglio sempre di più.
Magari qualche cosa minuscola e luminosa verrà lavata via dalle onde.
Cammini sui miei muri come un fantasma alla tv.
Mi penetri e il mio piccolo cuore rosa è su una zattera di legno al largo nel mare.
E cosa posso dire, sono legato in questo modo e tu sei legato a me,
e cosa posso fare se non sguazzare dentro te inconsapevole?
Che tipo di paradiso sto cercando?
Ho tutto quello che voglio eppure voglio sempre di più.
Magari qualche cosa minuscola e luminosa verrà lavata via dalle onde.
Mi spiace, ma immagino di avere tre semplici cose da dire.
Perché io? Perché tutto ciò ora? Perché in questo modo?
I suoni acuti squillano, i suoni gravi stanno spingendo
sotto al cielo che è grigio sulla sabbia che è grigia di un mare che è grigio.
Che tipo di paradiso sto cercando?
Ho tutto quello che voglio eppure voglio sempre di più.
Magari qualche cosa minuscola e luminosa verrà lavata via dalle onde.

martedì 28 ottobre 2008

Suono e lacrime

Non so dire perché
la musica arriva dove sa.
Quando apri l'ascolto
a tutto il corpo
e le orecchie sono solo una parte,
il suono entra e stravolge
le certezze e le strutture
che guidano il passo
giorno dopo giorno dopo giorno.
Non conosco un modo migliore
per sperimentare la possibilità
del cambiamento di stato
e del movimento emotivo
che viviamo nel corpo
giorno dopo giorno dopo giorno.
Posso raccontartelo a parole
ma sono solo il riflesso sbiadito
della luce.


al termine di un incontro di musicoterapia.
grazie a te che c'eri e hai condiviso

Haiku 86

Un raggio di sole
brilla sulle tue lacrime
mentre tocchi la vita.

lunedì 27 ottobre 2008

Haiku 85

Ti ringrazio per i semi
che mi hai appoggiato sulle mani.
Stanno fiorendo in autunno.

A lezione di scanner

Ok, con lo scanner non ci so fare.
Ma provando si impara.
Se avete voglia, potete rivedervi i due post precedenti sui fumetti. Ho reimmesso le immagini a una risoluzione più alta. Ora è tutto comprensibile. Potete ammirarne la bellezza appieno.
Sala.
Ware.

Al prossimo fumetto!

Il volto amato

Non c'è che dire, il volume di Ivan Brunetti An Anthology Of Graphic Fiction, Cartoons & True Stories vol. 2 è proprio uno scrigno prezioso.
Non faccio in tempo a saltare sulla sedia per la splendida tavola di Chris Ware di cui ho già scritto, che mi imbatto in un'altra tavola sorprendente.
Non posso dire di conoscere l'autore, Richard Sala, come Ware, ma il fumetto in questione è pura poesia.
Sarà capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di tentare di rappresentare quell'insieme caotico ed evanescente di emozioni entusiasmanti e dolorose che accompagnano il volto della donna amata. Ebbene, Sala in una sequenza semplice ma espressiva ci mette di fronte ad ogni singolo passaggio, fino al successo conclusivo, dove la cattura su carta di un viso si traduce nel sacrificio estremo. Immagino che ogni passaggio rappresenti anche il tentativo di elaborazione del proprio attaccamento affettivo. Un bel pasticcio esplosivo!

Dedico questa tavola a chiunque non abbia ben chiara la forza unica del raccontare a fumetti. Provate a descrivere le stesse cose con le sole parole!

(c) Richard Sala


nota: questo post è stato riscritto perchè per un'interruzione di linea il precedente è andato perso. I concetti sono simili ma le parole no. Non preoccupatevi, non sono ancora impazzito. E non lo siete neppure voi....

I hate you - Ti odio

Ok, pochi o nessuno in Italia lo sanno, ma esiste un autore di fumetti di nome Chris Ware che sta rivoluzionando il concetto stesso di fumetto.
La faccio breve perché su di lui credo che torneremo a parlare con l'aiuto del mio amico critico Harry.
Ieri leggevo l'ottima antologia di Ivan Brunetti An Anthology Of Graphic Fiction, Cartoons & True Stories vol. 2 e mi imbatto nella tavola che qui pubblico dopo averla scansita.
Già nel volume è poco leggibile, in jpg sul blog è anche peggio. Ma spero renda l'idea.
Il protagonista è Quimby the Mouse.
Sotto traduco liberamente il testo, che si legge nella tavola muovendosi come un serpente da sinistra a destra e da destra a sinistra e così via. Il miracolo della tavola, oltre alla composizione assolutamente sorprendente, è l'idea tragica della dipendenza d'amore che vi è rappresentata.



(c) Chris Ware

"Ti odio e ne sono certo questa volta. Davvero. Ho appena deciso. Pensavo volessi saperlo. Anche se non ho nulla da dirti. Infatti non mi interessa rivederti mai più. E non ti penso neppure più. Perchè tutto questo per te poi è un vero mistero per me. Ora sto cercando di essere il più chiaro possibile. Così se dovessi mai rivederti ancora saprei esattamente cosa dirti."

Quel che è diviso


Se io ti fossi accanto
ti chiederei di chiudere gli occhi
di ascoltare la mia voce
e dirmi in quale parte del tuo corpo
risuona con pienezza.

Il dolore di questa vita
le sue perdite e le sue manie
ci separano come uccelli in volo
sotto il peso del vento forte.

Dietro al mio volto
ci sei tu
che modifichi il mio stato
a ogni respiro e a ogni bacio
dato e negato.

Le mie braccia
a misura del tuo corpo
assorbono il movimento
delle tue paure
ma non possono stringere
quel che è diviso
e quel che è perso.

Acquario di Genova

Non amo i pesci nelle vasche.
Ma per Gabo vedere uno squalo e una foca da vicino è pura gioia.
Il coccodrillo gli fa paura.
Dei pesci piccoli non gli frega nulla.
Ma mettere le mani nell'acqua resta la cosa più divertente.
La fauna davvero particolare, però, era la calca di gente in osservazione.
Odori, suoni, gesti e pensieri di un'Italia che sento stupidamente lontana.
Ma che è l'Italia che fa l'Italia.
Quella che quando passa il pesce Napoleone
esclama a voce alta "Il pesce Napoleone!" come fosse un bimbo.
Quella che sottolinea a petto gonfio di aver sfiorato uno squalo nell'oceano indiano.
Quella che ti schiaccia i piedi per passarti davanti
e ti frega l'ultima bottiglietta d'acqua dalla macchinetta.
Imparo ogni giorno.
Soprattutto a ricordare chi sono e dove sono.
Seguono un po' di foto dei pesci.




domenica 26 ottobre 2008

Dono

Persi il fiocco del regalo,
quello che ti donai scioccamente
l'ultimo giorno che ci vedemmo
prima di dirci addio.

Era giusto,
avrei voluto donarti
il prato le foglie e la terra.
Ti donai un ciondolo.

Amore che vieni amore che vai

ritrovare la chiave


Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai

e tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai

venuto dal sole o da spiagge gelate
perduto in novembre o col vento d'estate
io t' ho amato sempre , non t' ho amato mai
amore che vieni , amore che vai

Fabrizio de André

Dalla vasca

I pesci avranno pagato il biglietto?

acquario di Genova

P.D.L.

La nostra Italia... ?


Genova, oggi

Karma Police

In fuga... ?

sabato 25 ottobre 2008

Haiku 84

Mi avvicino al luogo
dove il sole accarezza le foglie
e scalda il sasso.

Haiku 83

Un campo e una casa.
Penso a cose semplici e vicine
con serena passione.

venerdì 24 ottobre 2008

Haiku 82

Canto alla luce
del sole che scalda la gola.
Sono libero.

Goolij Niger live al Cicco Simonetta


foto (c) di Silvia Segale


Venerdì 24 ottobre
, a partire dalle ore 22.00 circa, la musica dei Goolij Niger torna presente a se stessa e a chi avrà voglia di esserci in un set acustico. La musica nuda, si potrebbe dire.
Il luogo è l'Arci Cicco Simonetta, in via Cicco Simonetta (zona Navigli) a Milano. Ingresso gratuito con tessera Arci.

Suoneranno:
Guglielmo Nigro - pianoforte e voce
Stefano Chiodini - sax soprano e tenore

Come invito, il testo di una canzone che amo molto,

Le Mani

Forse che tutto è come non è
Forse che tutto è come non è

Mi potrai ascoltare con le mani tese
sopra alle orecchie incorniciato il viso mentre grido

Forse che tutto è come non è
Forse che tutto è come non è

Ho osservato in chiaro il movimento asciutto e profondo
del lupo solitario nelle foreste d'Abruzzo
l'ho osservato e ho pianto

So distinguere il potere della libertà

Ho impastato il pane con fare d'alchimista
l'acqua che priva della leggerezza il grano
ogni cambiamento è perdita

Forse che tutto è come non è
Forse che tutto è come non è

Ho accarezzato piano la tua pelle onesta
nessuna promessa nessuna certezza
quel che una mano dà l'altra mano leva

So distinguere il potere della libertà

Forse che tutto è come non è
Forse che tutto è come non è


musica di specie.

Isole

Una canzone che suoneremo stasera...

Isole

sento freddo a un piede
quello più lontano dal tuo corpo di mele
rubo un bacio prima di andare via

esco dal tuo letto
e con rispetto mi rivesto in silenzio
fuori piove e lava i gesti di ieri

ma quanto è facile lasciarsi tutto dietro

è questo il tempo di essere lontani
è questo il tempo di essere un’isola

con le gambe stanche
evito le pozze d’acqua sulla mia via
sembra un ballo annoiato e amaro

quante note ho
danzato insieme a te i nostri corpi invisibili
non si sono ostacolati mai

ma è così facile perdersi nel rumore

è questo il tempo di essere lontani
è questo il tempo di essere un’isola

ho un pensiero vivo
che mi suona in testa mentre siedo a un caffé
non ci siamo raccontati mai

fu per la magia
fu per la mania di inventare un perché
so chi sei ma non so chi sarai

sembra facile indovinare un viso
ma non è facile scordare il tuo sorriso

è questo il tempo di essere lontani
è questo il tempo di essere un’isola

Saremo felici


Ti prometto che saremo felici
Che potremo sorridere e gioire di questa vita
Che potremo cantare al suono dei nostri passi
Che riusciremo a guardare l’orizzonte
senza preoccuparci di quel che viene dopo
Che ameremo senza compromessi
Che avremo la fortuna di morire anziani e saggi
Che troveremo consolazione nel sorriso di un bimbo
Che potremo abbandonarci in un prato al profumo dell’estate
Che impareremo a rilassare in un sorriso gli sguardi severi
Che troveremo la pace nell’abbraccio del nostro respiro
Che il lavoro ci sembrerà una danza
Che saremo una cosa sola con il ritmo della terra

Ti prometto che saremo lontani
e felici.

Non acqua


Stazione Garibaldi.
Guardo nel posto dove mi aspettavi con viso severo.
Immaginavo di veder fiorire i peschi e maturare il grano con il tuo sguardo aperto in un sorriso.
La puzza del treno è come il grumo di merda che mi hai lasciato in un angolo del petto.
Vorrei muovere un esercito per estirpare questa occupazione abusiva.
E invece sopporto violenze ben peggiori nello spazio sociale in cui mi muovo.
Prevedo nuovi orizzonti di libertà sbocciare da questa solitudine militarizzata.
Ho aperture singolari in cui percepisco come sole tra le fessure in una stanza il gusto del ritorno.
Mi chiedo quale ritorno sia più auspicabile: l’indipendenza emotiva o l’immersione fusionale.
L’autarchia affettiva è grida del passato.
Non più posseduto dal possesso muovo le dita nel vento sapendo che nessun aquilone è legato a questi fili. Solo parole di sentenze trascorse e sommerse.
Il blu che vedo è cielo e non acqua.

giovedì 23 ottobre 2008

Quanto siamo giovani

Il testo di una mia canzone che racconta del primo rapporto sessuale.
O forse dell'illusione della fusione nella congiunzione sessuale.
O del lasciare tracce.

Quanto siamo giovani

Sei giovane, pensieri giovani
piedi di sabbia che perdono tracce
Ricordi il rumore del cielo d’inverno?

Mi guardasti prima tra tutte con occhi da donna
e ci scambiammo umori e gemiti in mezzo a un letto d’erba
Quella prima volta come un segno di origine
il punto di inizio di una nuova linea

Ma sei giovane come non sono mai stato
Sei giovane, piedi di sabbia che lasciano traccia nel prato

Con le mani nell’acqua a navigare e pescare come un orso
sono pesci che scivolano sono pensieri viscidi
Ecco lo prendo ce l’ho ci sono
No è scappato lontano tornato nel tuo grembo

Allungo il collo per spiare il tramonto
di questo giorno che chiede riposo
Batto i piedi e le mani ci sono ritmi che conosciamo così bene
E quante lacrime di gioia da questi occhi
e gridare evviva, evviva, evviva!

Ci sono ci sono ci sono ci sono
pensieri pesce e mani da orso
pensieri pesce e mani da orso
e piedi di sabbia che non lasciano traccia nel lago

Come siamo giovani in questi vestiti
Come siamo giovani con gli occhi chiusi
Accompagnami come la prima volta
Un letto d’erba e piedi di sabbia
A perdere tracce nel prato

Pesce nell'acqua


I pesci nell’acqua che si credono soli.
Da dove viene quel colore rosso rubino sulle scaglie lisce?
Passano sotto la pioggia di acqua battente senza modifica di stato.
Non hanno voce, aprendo la bocca, non hanno piedi e mani.
Gli occhi ruotano senza mai incrociarsi, tra loro si sfiorano senza toccarsi.
Una volta, prima della luce a neon della sala parto,
pensavo pesce, sentivo pesce, vedevo pesce.
Un filo caldo di luce di sangue mi legava a quello che ho perso
e che ricerco in ogni passo e respiro. Il paradigma è sbagliato.
Le branchie sottili e trasparenti non ci sono più,
cuore e polmoni lavorano in modo diverso.
Tu hai mani da orso
e nel prendermi fingi una carezza che diventa
colpo deciso di martello sul fianco e sul collo.
Pensieri pesce e mani da orso.
Ilalaminiada
Ilalaminiada
Suoni distorti che si muovono lenti nell’acqua.
Le orecchie per metà sommerse, le mani sospese,
mentre provo un’immersione di profonda resistenza.
Non lascio tracce, se non leggere onde concentriche
che si allontanano in dispersione dal loro centro.

Alzo la testa e torno a sedere nella vasca da bagno.

Haiku 81

Ti abbraccio silenzio
fatto di musica e improvvisazione.
Il suono crea spazio.

mercoledì 22 ottobre 2008

Bonsai


L'altro giorno ho detto a Lorelei che mi piacerebbe prendere un bonsai per averne cura nel silenzio della meditazione.
Perchè non cominci dalle altre piante che abbiamo, che devo seguirle sempre io, mi ha risposto.
La sua concretezza a volte mi paralizza.

Abbiamo bisogno di simboli.

Haiku 80

Meditazione sul prendersi cura.
Gruppo di haiku.

1.
Mi sono preso cura
del più bel fiore del prato
illudendomi di possederlo

2.
Ho avuto cura
del più bel fiore del prato
lasciandolo là

3.
Stringo in mano
il fiore più colorato
finchè appassisce

4.
Ho colto un fiore
bello e luminoso di sole.
Ora cosa ne faccio?

Quello che non capisco


Distruggo le cose che non capisco.
Come il nostro amore.

Abbiamo conosciuto insieme un'alba e le onde di questo mare,
e una doccia e il movimento leggero delle lenzuola.
Ho compreso i tuoi gesti e i segni del tuo corpo.
Il tuo desiderio, come acqua di montagna tra le mie mani.

Ma come acqua, la nostra passione si è asciugata,
e le parole hanno cercato di riempire il vuoto.
Parole di te che non capisco.

Distruggo tutte le cose che non capisco.
Distruggo tutto ciò che non posso capire.

Dormire

ore 4,40 di notte.

"mi sono svegliata con una gamba addormentata"
"io dormivo tutto"

Autentica




Ho avuto diverse fascinazioni letterarie nella mia vita. Ognuna è stata per me fonte di ispirazione.
Dieci anni fa avrei voluto scrivere come il James Ellroy di White Jazz, sincopato, secco, ritmico, obliquo e feroce.
Ho osato avvicinarmi a William Faulkner e, spaventato, mi sono detto leggilo, immergitici dentro ma, per carità, non provare ad imitarlo.
Ho assaporato Jorge Luis Borges in ogni sua evocazione, e mi è stato più utile per la musica che per la narrativa.
Ho trovato in Milan Kundera quello che ho sempre cercato, intelligenza e ironia. Quell'ironia che ancora fatico a tradurre in parola ma che credo di aver sviluppato nella vita quotidiana.
Oggi ho una nuova luce. Si chiama Alice Munro. I suoi racconti sono limpidi, lo stile è guidato dalla semplicità, dalla chiarezza, dalla concretezza. Alice ha pieno controllo del materiale narrativo, del ritmo e del coinvolgimento emotivo. E non manipola mai il lettore. Lei è lì, autentica, reale, in ogni parola, in ogni personaggio che rappresenta.
È questa la sua lezione più importante.
Oggi Alice è una donna di 77 anni che scrive ancora con la stessa forza di un tempo. Il suo ultimo libro è La vista da Castle Rock ed è un atto di coraggio, per lei che per anni si è raccontata attraverso le vite degli altri. La vista da Castle Rock infatti la vede protagonista in prima persona. Va assaporato fino all’ultima parola perchè, a suo dire, dovrebbe essere l’ultima raccolta di racconti della sua vita. Ma i suoi libri vanno letti tutti. Perché, come dicevo, Alice è in ogni racconto che ha scritto.





Coraggio


ci va una bella forza
tutte le mattine dell’anno
salutare Gabo e
andare al lavoro

ci va una bella forza
tutte le sere nel letto
accettare di non essere
quel che si vorrebbe

Talento

Esistono cinque tipi di persone:
- quelle che non hanno alcun talento e ne sono consapevoli
- quelle che non hanno alcun talento e pensano di averne e si ingannano ogni giorno
- quelle che non hanno ancora scoperto il proprio talento, che c'è ma è nascosto dall'incapacità di ascoltarsi
- quelle che hanno talento puro e ne sono divorate
- quelle che hanno talento puro e lo sanno gestire, lo cavalcano e ne fanno la loro vita.
Ani Di Franco appartiene all'ultima categoria. Per la seconda volta la vedo dal vivo, ieri sera al Rolling Stones a Milano, con una nuova formazione, complessivamente di 4 elementi.
Ani è totale. Sa trasmetterti tutto quello che si porta dietro. Ha trovato un'intesa effervescente con gli altri tre musicisti, tanto che te li immagini in viaggio per il mondo, tra un concerto e l'altro, il loro divertimento e le loro condivisioni.
Ani sa come arrivare alle persone. Dritta in faccia.
Ani ha un senso del ritmo e della melodia tutto suo, che è il suo talento unico, irraggiungibile e puro.
Ani ha imparato a gestirlo e a cavalcarlo. Sa sporcarsi le mani, la faccia, il cuore con esso e ne ha fatto la sua vita. La differenza la fa la determinazione.
Ogni suo appoggio secco sulla chitarra ce lo rivela.
Ani è tutto questo.
Seguono un po' di foto. Ingrandiscile!









Un fiore



Era il 26 luglio 2008


Un fiore sale più di due metri
ma ha la corona piccola
I petali magri

I prati di sotto sono verdi di sole
Le nuvole fioriscono nel cielo
ma non celano la luce

Ti annuso senza fermarmi
allungando il collo e gioendo
I piedi nudi nell’umidità

Nell’aria vespe competitive mostrano i fianchi
Le farfalle divise da colori divisi
Non si ferma la vita
Non si ferma
Ciò che la muove non ha origine

Mi guardi negli occhi figlio mio
seduto su un sasso le mani a terra
Mi parli di nuvole blu

Da dove viene il rumore dell’acqua?
Quando piove senza vento
da dove viene il rumore dell’acqua?

Ho il tuo profumo nel naso, fiore lontano
Allungo il collo e ti cerco
I piedi nudi nell’umidità

Nel prato sassi di forme diverse
L’erba divisa dal verde diviso
Non si ferma la vita
Non si ferma
Ciò che la muove non ha origine

lunedì 20 ottobre 2008

Fusione

Era il 15 agosto 2008

La scrittura è rigenerante.
Calma e separa.
Troppa fusione è dolorosa. Ricorda!
Troppa fusione è dolorosa.
Se osservo mi riempio la testa.
Il vuoto è una virtù? Un obiettivo?
Una maledizione?
Come meditare su come meditare.
Dover essere o voler essere?

Quale dimensione offre una nuova vita?
La fuga. La costruzione di nuove basi.
Una passione illusoria e fusionale.
Una nuova parabola di fiducia e gioia.
L'illusione di una felicità che non esiste.

Più forte e importante è l'illusione
della quotidianità.

Ma come superare ogni illusione?
Col lavoro. E la dedizione. E la passione.
E la compassione.

Ti conoscono, vecchia abitudine.
So che ci sei.

Purificazione

Molto spesso, i semi buoni diventano semi cattivi.
Credo sia un problema di aspettative e di attaccamento. E dello scorrere del tempo.
Come forma rituale di purificazione, espello i semi buoni diventati cattivi.
Il raccolto di una vita e di pochi attimi.
Sono nell’esatto ordine in cui mi sono venuti in mente.
Ogni frase, un’espulsione.
Per ogni seme, un suono di campanella tibetana.

Non siamo che sorrisi che non ho più.



Non ho mai fatto l’amore in questo modo. È totale.
Non ho mai amato nessuno come te.
Non ho mai avuto questo sorriso prima.
Il mio volto severo con te si apre in un sorriso di gioia.
Ti aspetto, vieni e portami via.
Ti desidero, ogni istante della mia vita.
Sei pura gioia. Solo gioia.
Ti adoro come nessun altro al mondo.
Voglio fare un figlio con te. Saresti un padre perfetto.
Mi piace respirarti. Mi piace il tuo odore.
Per te farei qualunque cosa.
Voglio sposarti.
Quando i miei capelli torneranno lunghi ci sposeremo.
Ho fatto spazio nel mio armadio.
Non ti lascio andare via.
Sei bellissimo.
Sei quello che ho sempre cercato e desiderato.
Amo la tua onestà.
Sei nel cuore.
Sei in ogni respiro.
Amo il tuo corpo. Amo la tua magrezza. Sei il mio ragnetto preferito.
Amo i tuoi baci. Nessuno mi ha mai baciato così.
Non ho mai sentito questi brividi sul corpo prima. È pazzesco.
Starei ore a guardarti.
Ti penso in ogni momento.
Nessuno mi aveva mai telefonato alle 8 del mattino per darmi il buongiorno.
Adoro guardarti mentre godi. Sei così bello.
Ti farei godere quando vuoi. In ogni momento.
Non uscire. Resta dentro di me per sempre.
Andiamo lontano. Nascondiamoci da tutto e da tutti.
Andiamo a Lisbona. Oggi stesso, c’è un volo alle 15.
Ti prego, non prendermi mai in giro.
Dimmi solo quello che pensi veramente.
Non mentirmi mai.
Non mi tradire mai.
Le nostre canzoni... pura gioia.
“Ho visto solo stelle buone sulla tua pelle”.
“La verità e la bellezza non fanno rumore”.
Mi piace mangiare con te.
Mi piace fare qualunque cosa con te.
Portami dove vuoi. Guidami tu.
Conosco bene tutti i tuoi difetti. Amo anche quelli.
Mi piace accarezzarti e coccolarti.
Amo la tua voce.
Sei l’uomo della mia vita.

...



Atto di purificazione.
Sulla strada del perdono.
Sono libero.

domenica 19 ottobre 2008

Haiku 79

Siedo al mio posto.
Casa è dove inaspettatamente cresce
un seme di consapevolezza.

Haiku 78

Torna il sole
a far crescere i cuccioli
di luce e gioco.



tutta questa energia nel salire su un sasso...




e scagliare la palla.
tutto sè stesso...

per me è un tempo lontano

sabato 18 ottobre 2008

Gocce d'acqua

Il testo di una delle canzoni che mi è più cara contenuta nel primo disco dei Goolij Niger Non Happrezzo. In attesa del concerto di venerdì prossimo.
Un pezzo antico ancora fin troppo presente alla mia coscienza.
(clicca sul titolo del pezzo per ascoltarlo su Lastfm)

Gocce d'Acqua

In un tempo più abituato al verde
Mi aspettavo che la mia idiozia si placasse
So che quanto prima innocente
Tu mi riporterai la mia felice illusione
Illusione

E tu che parli in mio nome
(non so dire il nome)
Che cosa pensi del profumo dell'umore denso
(che mi avvolge lento)
Si godere fino a perdere i sensi
E poi svegliarsi senza avere che noi due

La malinconia è intrisa di erotismo
L'orgasmo ne è il parziale oblio
La verità è importante
Ciò che dissi allora si rivela ora, amore
Amore

Ora parlo in mio nome
(che rieccheggia altrove)
So per certo che ho perduto l'ingenua follia d'amore
(che io cerco dove non sei più)
Si godere fino a perdere i sensi
E poi svegliarsi ma non ritrovare se stessi

E tu che parli in mio nome
(non so dire il nome)
Sai che cosa è vero e che cosa è solo
Dolore avuto e dato per mania
Pura mania
Riavere sé stessi è difficile
È un ballo difficile



Haiku 77

Seduto in attesa.
Immobile, il cielo azzurro
finge comprensione.

Haiku 76

Pensieri notturni,
nel movimento dei cuscini.
Una buona apparenza.

La maledizione dell'ombrello

Ricevo da Harry Naybors e, col suo consenso, pubblico.

Caro amico,
questa volta sarò breve.
C'è un autore francese che ha rivoluzionato il modo di concepire il fumetto. Questo signore si chiama Lewis Trondheim. Protagonista di lavori molteplici e multiformi, ultimamente sono rimasto colpito e affascinato da "Little Nothings", ovvero le sue pagine di diario autobiografico a fumetti. Una pratica ben conosciuta e, si potrebbe dire, piuttosto di moda negli ultimi anni. Penso a Nanni con il suo Cronachette in Italia, all'osannato (eccessivamente) Kochalka e all' ugly Jeffrey Brown negli Stati Uniti. Ma ne tralascio sicuramente molti altri.
Lewis ha qualcosa in più. Nella sua esplorazione di vita, infatti, esplora con semplicità e senza forzare anche le potenzialità del fumetto.
Troppo spesso quando pensiamo al fumetto abbiamo in mente precise caratteristiche ricorrenti. Ma il fumetto non è un genere, bensì un mezzo di comunicazione con potenzialità solo in parte esplorate. Lewis si racconta e ci racconta il fumetto. Senza razionalizzare, senza meta-comunicazione, semplicemente dando vita alle sue semplici, meravigliose tavole.
Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di autori così. Ma sono rari, perché il contesto editoriale non favorisce queste forme, e perchè la genialità è merce unica.
Ti mando un paio di tavole di esempio, stranamente entrambe incentrate sui gatti di Lewis. Che Nanni abbia visto giusto con il suo ottimo Cronachette? I gatti sono spiriti della creatività?!
A proposito, prima di salutarti, poiché non ho avuto il tempo di scansire quella tavola, ti racconto una battuta che mi ha colpito profondamente.
Lewis e la moglie decidono di prendere due micetti per i loro due figli da un amico. Li chiamano con i nomi di due aeroporti parigini perché questo è quello che avevano stabilito anni addietro nell'eventualità di avere dei mici. A fine tavola, Lewis pensa, due micetti. Bene, così se uno dovesse morire ci sarebbe comunque l'altro.
Come per i miei due figli.

Per altre tavole in inglese puoi guardare qui:
http://www.nbmpub.com/news/littlenothingblog.html

Un caro saluto,
Harry.
(c) Lewis Trondheim

Haiku 75

Con passo stanco
porto in giro le solite cose.
Abito le mie abitudini.

Haiku 74

Un gatto grigio
di fronte al pericolo del cane
stuzzica l'istinto.

Haiku 73

Stabile, agile, forte,
samurai invisibile della crescita
fisica e spirituale.

venerdì 17 ottobre 2008

Cazzate e ghiande

Niente poesia signore e signori, vendo cazzate e ghiande.
Nel prato non le trovate belle come le mie.
Le tengo qui tra le ginocchia.

Ostinato di giorno, di fronte alle vostre facce, vi chiedo,
come pensate di poter fare a meno di cazzate e ghiande?
Cadono dagli alberi in questa stagione e se non state attenti
vi cadono in testa.

Oltre tutto, se credete di poterle tenere semplicemente in mano,
no signore e signori, vi sbagliate, scivolano via, scappano dappertutto.
Vi serve un marsupio. Vendo marsupi di tutte le misure per le vostre
cazzate e le vostre ghiande.

Dagli alberi ne è caduta ieri una di dimensione storica. E quando succede
e ci finisce in testa, ci si muove di lato per evitarla, ma sapete, ci si sposta
sempre dalla parte errata e finisce dritta tra gli occhi.
Ne porto il segno oggi. Ghiande e cazzate.

Signore e signori, quando vi cadono addosso sono dolorose.
Ma poi si ride. Che probabilità ci sono che quell’enorme ghianda
cada proprio sulla vostra testa? Pensateci. Da ridere, vero?

Niente poesia per voi. Le cazzate e le ghiande io le ho raccolte e pulite
e le tengo qui tra le gambe. E porto i loro segni tra gli occhi.
Ve le vendo a un prezzo modico, con un bel marsupio formato gigante,
da tenere sempre sul petto.

E se sentite che sta per cadere qualcosa dall’albero, non alzate la testa
e restate immobili. Dopo ne riderete.
Signori e signore. Dopo ne ridere a crepapelle.

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