sono nato grande e diventato piccolo
ero padrone del mio tempo e della gioia
dopo i tre anni il cielo mi è piovuto addosso
paura nei sorrisi nelle mani nel mio passo
ero pelle tesa di tamburo battuta al vento
a tredici anni il mio primo bacio d’amore dato in strada
ero troppo alto per essere felice in quelle braccia
camminammo appoggiati fusi l’una all’altro
bastone spezzato
la prima donna l’amai per dedizione
fu il rito sacrificale del non ritorno
persi la voce nel chiamare la sua fede nella notte
per strada alzai la testa bastone dietro la schiena
poi lei che mi diede un figlio nella distanza del cuore
l’amore seminale si accese e fu luce di vita
lacrime nei suoi occhi che guardarono al ritorno
ma non tornammo se non nel figlio che mi ha dato
lui nato grande sta diventando piccolo
non sono quel che sono che io so
non sono quel che sono che io so
non siamo che sospiri che non ho
non siamo che sospiri che non ho più
cammino per i boschi in questo autunno
che sono casa e respiro
sento il passo sciogliere il diaframma
sento il suono dell’animale che non sono
sento il suono dell’animale che non sono
che vorrei
guardo le mani di mio figlio
mi ucciderà e mi amerà per la prima volta
per quello che io sono
piccolo avaro e solo
piccolo amaro senza luce
luce d’amore.
non sono quel che sono che io so
non sono quel che sono che io so
non siamo che sospiri che non ho
non siamo che sospiri che non ho più
Negli ultimi due giorni ho lavorato a una nuova canzone. Ripercorro e vado avanti. Ritorno e vado avanti. Questo il testo. Presto la musica.
domenica 12 ottobre 2008
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