sabato 31 maggio 2008

Haiku 20

Due cavalli, un cane,
dodici capre tibetane sotto il sole
ia-ia-ia-oh.

giovedì 29 maggio 2008

La paura del signor Fantastico



Dimensione individuale, dimensione politica.
Non ho desiderio di parlare con l’uomo più intelligente del mondo; delle sue razionalizzazioni me ne frego. Un uomo intelligente non può ragionare senza avere ben chiara sotto la pelle la necessità di sviluppare azioni eco-compatibili, che tengano cioè in considerazione le implicazioni dirette e indirette sulle persone che ci stanno intorno.
Sotto la pelle... Strana questa espressione, visto la persona in oggetto.

Il bimbo di tre anni di un mio amico ha un tumore di cinque centimetri al cervelletto. Ecco qui, un’apocalisse individuale da gettare a terra. Gliela butto in faccia, nella sua faccia di gomma, così, senza mediazioni. L’hanno operato due giorni fa, un’operazione lunga 9 ore. Estirpato grazie a un miracolo di microchirurgia, si attendono le evoluzioni. Ora, da olista convinto, gli chiederei, al Signor Fantastico, se avessi voglia di parlagli, quale radice politico-sociale ha questo tumore, secondo lui. Sa spiegarmi quali relazioni causa-effetto o quali interrelazioni quantistiche o quel che diavolo vuole ci sono tra l’una cosa e l’altra?

Negli Stati Uniti è scoppiata una nuova Guerra Civile: il Governo ha semplicemente deciso che se hai poteri super-umani ti devi registrare, svelare, spiegare. Un atto fascista, motivato dalla paura. Cosa ha a che vedere la paura con l’intelligenza, Signor Fantastico? Cosa hanno a che fare i pretesti demagogici, le impalcature ideologiche con l’intelligenza? Se non lo scopo di strumentalizzare le persone al fine di sviluppare percorsi di azioni liberticide?

Da lei, gli direi, mi aspetterei che, una volta spostata l’attenzione dalle invenzioni alla politica, si prodigasse con la sua intelligenza a svelare le bugie e le finzioni che stanno dietro agli atti del suo governo negli ultimi 50 anni.
Mi aspetterei che lei, Signor Fantastico, spiegasse con la sua logica che la Guerra in Iraq non è una sconfitta per Bush e la sua politica estera, perchè gli obiettivi – non dichiarati – di tale guerra sono stati tutti raggiunti: aumento del costo del petrolio con relativa crescita economica delle aziende petrolifere di cui Bush e i suoi sponsor sono proprietari; aumento delle spese pubbliche nell’impresa bellica con relativa crescita economica delle industrie belliche di cui i suoi sponsor sono proprietari; controllo diretto delle risorse economiche del paese iracheno, con relativa detassazione e liberalizzazione spregiudicata di qualsiasi transizione economica; controllo politico e ricatto di altri paesi confinanti; aggravio delle tensioni con i cosiddetti stati canaglia, attraverso un circolo vizioso di azioni violente che generano paura nei cittadini e facilitano l’indebolimento della ragione; conseguente sviluppo di una politica interna liberticida legittimata da quelle stesse paure, al fine di imbavagliare l’opinione pubblica e aumentare il consenso per un governo debole; dividere in modo netto i cittadini tra chi sta da una parte e chi dall’altra, come in una partita di calcio, al fine di inasprire le posizione ed evitare qualunque dialogo, sviluppando così l’approccio ideologico alle cose.
Le chiederei, anche, come è possibile ritenere le vittime di queste tragedie (di cui accenno solo in minuscola parte) come casualties, e perchè la sua spiccata intelligenza non riesce a concepire un mondo in cui si operi al fine di ridurre il più possibile le cause delle casualties e non viceversa. Perchè non si agisca al fine di disinnescare le bombe e non a diffonderle a grappoli, pronte a generare nuovi storpi e perdite di integrità fisica. Perchè limitare le possibilità di altri individui, in nome di una falsa ideologia.
Lei sa, Signor Fantastico, che tutto ciò è anti-ecologico, avvilente, liberticida, in una parola stupido. Come può permettere questo corso di azioni? A costo di perdere anche la fiducia della sua famiglia? Glielo chiederei, se non avessi il timore di essere seppellito da un mare di razionalizzazioni senza senso.

Mi piacerebbe molto indagare la sua infanzia, per comprendere il momento in cui la ragione ha preso il volo, staccandosi completamente dall’emozione, dal sentire, dal contatto con il suo corpo. E le chiederei come sia possibile che il suo intelletto ipertrofico non comprenda che la mutazione del suo corpo altro non è che un’estrema reazione psico-somatica, dal momento che solo un corpo iper-flessibile può bilanciare e permettere la sopravvivenza di un individuo la cui mente si è completamente persa, distaccata, rivoltata. Qual è il momento nella sua infanzia in cui è stata tracciata questa linea di confine e la paura, sì la paura, ha dato forma alla scissione.

La natura dell’uomo è un’altra. La lotta per la vita avviene ad ogni respiro, ogni giorno.
Per questo motivo lotto un poco anch’io con il piccolo pargolo del mio amico, in attesa di una nuova luce. In attesa della liberazione. Respirando il respiro di Gabo, rispecchiandomi nei suoi occhi.
E mi rifiuto di rivolgerle direttamente la parola, Signor Fantastico.

Il Signor Fantastico è Reed Richards, Mr Fantastic, l'uomo allungabile dei Fantastici Quattro dell’universo Marvel, creato dalla fervida immaginazione di Stan Lee e Jack Kirby.
Per chi volesse approfondire, consiglio la lettura di Civil War pubblicata nel 2007 da Panini Comics, e il saggio Musica e Trasformazione di Mauro Scardovelli (Borla, 1999).


Haiku 19

Chiude "il punto rosso",
apre "l'oasi del risparmio".
È la stessa pornografia.

domenica 25 maggio 2008

Haiku 18

Sera, quasi le dieci.
La parete dura delle cose
e l'ordine imposto.

venerdì 23 maggio 2008

Haiku 17

Nuovo giorno di pioggia.
Sul legno umido scivolo,
sono goccia che cade.

giovedì 22 maggio 2008

Haiku 16

Sono seduto nel letto,
guardo il tuo petto dormire.
Su e giù e su e giù.

lunedì 19 maggio 2008

Haiku 15

Gli occhi del mio bimbo
si fermano sul mio viso.
La sua mente smette di cercare.

mercoledì 14 maggio 2008

Haiku 14

Premessa: oggi ho girato intorno a un tema, forse senza ritorno. Ne esce più di un haiku.

Occupo un posto qui.
Ho un peso, un ingombro, un'altezza.
Dal finestrino del treno boccate d'aria.

-:-:-:-:-:-:-:-:-:-

Occupo un posto mio.
Seguo il volo di un merlo.
Buono o cattivo, il becco è giallo

-:-:-:-:-:-:-:-:-:-

Occupo un posto mio.
Seduto o in piedi non ho ali.
Guardo il volo di un merlo.

martedì 13 maggio 2008

Julia e le gocce d'acqua sul pavimento


L'altro giorno stavo bagnando le piante sul balcone dell'appartamento dei miei genitori, da qualche settimana a rinfrescarsi sul Garda. Riempivo l'annaffiatoio in bagno, percorrevo il corridoio, attraversavo il soggiorno e raggiungevo il balcone. In tutto quattro viaggi. Le piante, per il gran caldo estivo, erano ripiegate e sfinite.
Nel tragitto, alcune gocce caddero a terra. Decisi di non asciugare, che non sarebbe stato importante. E mi tornò alla mente il richiamo intransigente di mia madre, Attento alle gocce, Asciuga le gocce, per evitare che il pavimento lucidato si macchiasse.
Il pavimento della mia testa è pieno di macchie.

Ho incontrato Julia Kendall a Milano. Era la settimana della moda e per una volta aveva deciso di raggiungere la sorella modella, Norma, in Italia. Dopo una visita di alcuni giorni a Roma, dove si trovò costretta suo malgrado a risolvere con successo il Delitto Pasolini, tornato prepotentemente alla ribalta dopo le ultime, ennesime rivelazioni di Pino Pelosi, aveva raggiunto Milano.
Dolce e Gabbana mi hanno sempre fatto ridere, con i loro atteggiamenti da gay chic e reazionari, e i loro vestiti erano anche peggio. Ma Norma ci sapeva fare e il suo portamento, un mix di carattere e bellezza, sapeva dare la giusta interpretazione a quegli abiti finto-trasgressione. Io accompagnavo un mio amico fotografo. Incontrai Julia al rinfresco.
Bella, dolce, sottile, era una gioia per gli occhi. Sempre a suo agio, sempre la parola giusta.
Dopo una rapida presentazione, che non toccò argomenti cari a nessuno dei due, decisi di approfittare della coincidenza per spostarmi sul piano personale.
Le parlai della macchie sul pavimento, Non credi che siano legittime, Le chiesi, Hai ragione la mente non è limpida e pura, Mi rispose, Sai credo che nelle tue indagini riveli con chiarezza i tuoi percorsi mentali, le tue convinzioni, E quali sarebbero, Mi sembra di percepire una scissione netta tra mente e corpo, un dualismo che è forse alla base dei tuoi stessi incubi, Azzardai con determinazione.
I suoi grandi occhi si accesero un poco. Non era sorpresa dall'affermazione, ma dalla mia impudenza. Eppure il suo innato, fastidioso rispetto per il prossimo evitò qualunque reazione di difesa. E neppure decise di allontanarsi e conversare con qualcun altro. Forse era incuriosita.
Credo che la mente debba per necessità controllare il corpo, Mi disse, Per necessità di che cosa, Le chiesi, Di una vita serena e socialmente accettabile, E la felicità, La felicità vuol dire abbandonarsi agli istinti, Mi chiese accorciando sempre più i tempi tra una risposta e l'altra, Io non ho parlato di ragione e istinti, per quello vale la regola: nutrire il lupo senza sacrificare l'agnello, ma la felicità passa solo attraverso l'ascolto del proprio corpo, la ragione ha sede anche nel corpo, il cervello è parte integrante e viva del corpo, con le sue funzioni. Non credi che la psicanalisi abbia reificato i concetti di mente, inconscio, pensiero, Conclusi.
Mi sorrise, come ad accogliere l’ultima riflessione, Ma non ho capito cosa c’entrano le macchie sul pavimento, Mi chiese senza perdere quel sorriso luminoso e bellissimo, come riflesso nella luce del sole.
Le spiegai esattamente cosa avevo in mente. Alla fine, dopo il terzo bicchiere di champagne che bevemmo insieme, ci salutammo senza scambiarci recapiti o numeri di telefono. Io sapevo dove trovarla e questo bastava.
Julia è così: ha i pavimenti pieni di macchie, perchè la sua leggerezza infantile la vorrebbe disattenta e spensierata, ma ha bisogno di una governante odiosa e sgrammaticata per lucidare e mettere in ordine. La sua mente ipertrofica ha il sorriso eccessivo di Whoopi Goldberg e lo stesso gusto per i gospel e la cucina troppo condita. Ma il suo sonno è pieno di incubi e interruzioni.

Julia è un personaggio di Giancarlo Berardi pubblicato da Sergio Bonelli Editore.
Illustrazione inedita di Niccolò Storai. (c) dell'autore.

lunedì 12 maggio 2008

Haiku 13

La violenta espressione del tuono
inverte il rapporto tra i colori.
Un lieve canto segue il temporale.

domenica 11 maggio 2008

Haiku 12

Giunge il temporale.
Torno sotto al cielo cupo.
Mi sento innaffiare.

venerdì 9 maggio 2008

Haiku 11

Nel prato distesa di tarassachi.
Sono un fiore che sboccia,
i miei pensieri sono petali colorati.

mercoledì 7 maggio 2008

Haiku 10

Pedalo le due ruote,
neve di pioppi e fila di formiche.
Calpesto la pianura.

martedì 6 maggio 2008

Nuovo Governo


Tempo fa, interno notte.

- Ehi, Slam, passami un’altra birra, vuoi?
- Al volo!
Penombra nella stanza. Strisce di luce bianca passano dalle persiane.
Siamo seduti sul mio divano sfondato che non sa reggere la mia stanchezza e il cinismo di Slam.
- Quanto ancora dobbiamo aspettare, gli chiedo.
- Dipende. Se va come al solito, ci vorranno ancora un paio d’ore. Solitamente si sbronzano e si fanno di quella merda fino alle tre di notte. Prendono un taxi, tornano a casa, si schiantano nel letto e non riprendono conoscenza fino al pomeriggio del giorno dopo.
Lo guardo di sfuggita, mentre parla come un investigatore privato è obbligato a fare. Ho letto un sacco di libri, sono un esperto.
Nella penombra il suo profilo da pugile in pensione sembra ancora più spezzato. Mi concentro per un attimo sul significato della violenza nella sua vita.
- Con quante persone ti sei pestato?
Schiaccia il tasto del telecomando, buio – luce, nuove pulsazioni ritmiche e cromatiche.
- Quando?
- In vita tua, intendo.
- Chi lo sa, più di cinquecento?
- Togli il pugilato.
- Ah, fammi pensare. Settanta, ottanta?
- Ogni volta a rischio della tua vita?
Non potevo nemmeno sopportarne l’idea.
- Quasi sempre.
- Io mi sono pestato solo due volte. La prima avevo quattordici anni e le ho date a un mio compagno di scuola. Non ne potevo più di essere preso di mira. Ero timido, impacciato e chiuso, ma quella volta la rabbia ha fatto tutto quanto. Da allora non mi ha più infastidito.
La seconda volta mi sono difeso dall’ira di un mio vicino di casa che aveva scoperto che la sua ex se la spassava con me. Avevo sedici anni. Le ho prese e le ho date. Il giorno dopo, dolorante, mi resi conto di essere incapace di picchiare per fare male. Tutto qui.
Bevo un altro sorso di Bock ripensando a quegli scontri ridicoli. Mi chiedo se quelle reazioni erano già misura di quello che sarei stato nel futuro.
- Ti sei fatto valere? mi chiede Slam senza guardarmi.
In televisione si stanno parlando tutti addosso, vincitori e vinti. Il teatrino infinito della porno-politica.
- In un certo senso si. Ed era tutto per me, in quel momento. Ma picchiarsi per sopravvivere…
- In molte parti del mondo succede continuamente ogni giorno. Da noi, succede solo alle persone speciali che fanno una vita speciale.
- Sei un fortunato figlio di puttana, gli dico sorridendo. La voce si perde nel caos delle percentuali elettorali.

Slam è un vecchio amico di Selina. Selina è una vecchia amica di Mary Jane. Mary Jane ha una storia con Vinceno. Vincenzo è amico mio. Il giro si chiude. Abito in una casa nella periferia, da quattro soldi al mese di affitto, e ho per vicini un bel gruppetto di bastardi spacciatori. Sono mezze seghe sbandate che credono di essere al centro del mondo solo perché hanno la roba, e la roba è soldi, potere e figa. Tutte le notti vanno avanti fino a tardi ad ascoltare musica hip hop e a urlare. È un porto di mare. Ragazzini, adulti, vecchi di quarant’anni entrano ed escono a ogni ora.
Slam sta seguendo un tossico che si scopa la mogliettina bella e sbandata di un piccolo imprenditore cinico e danaroso. Vuole sapere che giri frequenta la sua Luisa quando lui è in viaggio di affari a scopare con la sua segretaria, vuole beccarla con le mani nella farina. Slam ha chiesto a Selina e avanti così fino a “casa mia”. Siamo seduti in soggiorno in attesa dell’ora in cui Luisa e il suo amico escono strafatti per tornare a casa di lei. Guardiamo alla televisione i risultati delle ultime elezioni. Penso che non vedo l’ora di cambiare casa e nazione.

- Tu per chi hai votato? chiedo a Slam.
- Non ho votato. Non voto più da quindici anni, da quando quel figlio di puttana di Lex Luthor è entrato in politica. Lui e le sue maledette aziende, i suoi giornali, le sue televisioni.
- E prima cosa votavi?
Non mi risponde. Credo che ci siano pochi dubbi sulla sua vocazione reazionaria. Non sono così tutti gli investigatori privati? Credo abbiano nel fondo del cuore la convinzione di essere i padroni della legge della strada. Anche se ti ritrovi a dover pedinare la mogliettina di una coppia in crisi. L’affitto dell’ufficio costa.

Passano dieci minuti, durante i quali Luthor e i suoi gangster della politica impazzano sulle frequenze di tutti i canali. È Slam a riprendere il discorso.
- Senti, io sono uno che vede le cose in un certo modo. Credo in certi valori. Sono stato nell’esercito, credo nella mia nazione e odio quei mangia tortillias che occupano ogni angolo delle strade. Ma mi considero un uomo onesto. Luthor, con le sue bugie e i suoi ricatti ha preso in ostaggio la mia parte politica. La tiene per le palle, insieme ai suoi amici mafiosi, alle sue vallette poco vestite. Improvvisamente mi ritrovo senza la possibilità scegliere.
- Merda, hai perfettamente ragione - gli rispondo - siamo da anni nel mezzo di un tradimento delle istituzioni democratiche. È in pratica da quando ho iniziato a votare io che esprimo solo una posizione di protesta verso quell’uomo e quello che rappresenta.
- Il modo in cui ultimamente è andato a braccetto con tutti coloro che hanno frequentazioni mafiose, a cominciare da Putin, mi fa veramente incazzare. Si è impadronito dei centri di potere e delle nostre risorse e li sta utilizzando per arricchire se stesso e i suoi amici. Come si può continuare a votare?
Devo ammettere la verità, non provo grande simpatia per Slam. Per tutta la sera ho cercato a fatica qualche argomento di conversazione. Il suo mondo è lontano chilometri dal mio. Siamo su due universi paralleli. Il mio fatto di molte insicurezze, piccoli amori tra le pagine dei libri, musica nelle cantine, una bottiglia di vino tra amici. Il suo fatto di violenza, frenesia, cinismo, pochi soldi, sudati e sporchi di sangue. Ma in questo momento stiamo cantando la stessa canzone.
- Senti, Slam, ma le cose che hai detto, che condivido fino all’ultima parola, non sono una ragione sufficiente per votare dall’altra parte?
- Non credo nel voto utile. E non potrei mai votare per quelle checche pacifiste che lanciano gli estintori ai cortei.
È proprio vero, Slam mi sta decisamente sui coglioni. Odia Lex Luthor almeno quanto odia i comunisti, la sinistra, i movimenti. Pensa che qualunque forma di cambiamento, di evoluzione sociale sia contraria alla sua idea di ordine.

Nuovo cambio di canale. Luci a intermittenza. Ho le palpebre degli occhi doloranti. Non vedo l’ora che quella stupida troia di Luisa esca dalla casa di fronte, e Slam faccia quel che deve fare.
Finalmente, il mio desiderio si avvera.
- Eccola, dice Slam con una strana voce aspirata, piena di rabbia e anticipazione.
- Devo scappare. Ti ringrazio per il tuo aiuto.
- Figurati, Slam, dovevo un favore a Vincenzo.
- Trovati alla svelta un altro appartamento.
Ed esce, gli occhi iniettati di sangue, le spalle un poco ricurve, pronto a caricare, le gambe reattive e scattanti. È un pugile di vita.

Penso a quante possibilità ci sono nella vita di ognuno. Cosa ha trasformato Slam in quello che è?
Senza nemmeno cambiarmi mi infilo sotto le coperte.
Ricordo il mio ultimo pensiero. Lex Luthor è invecchiato. Tirerà le cuoia prima di me.


Samuel Emerson “Slam” Bradley e Lex Luthor sono personaggi creati da Jerry Siegel e Joe Shuster.
La politica è il cuore di ogni governo democratico. Possiamo credere quello che vogliamo ma è così.
Illustrazione inedita di Niccolò Storai. (c) dell'autore.

giovedì 1 maggio 2008

Haiku 9

Nella doccia sono goccia
ora calda ora fredda.
Il sole chiama il giorno.
Tutti i testi e le immagini di questo blog sono (c) di
Guglielmo Nigro,
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