Era un progetto emblematico: nel 2007 l’Ecuador
aveva annunciato di voler trasformare in zona
protetta il parco di Yasuní, nel bacino amazzonico,
rinunciando così a sfruttare enormi riserve di
petrolio in cambio di un impegno della comunità
internazionale a versargli su un fondo 3,6 miliardi
di dollari (2,7 miliardi di euro), cioè la metà dei
potenziali proitti petroliferi. Per preservare l’ambiente
e la Terra nasceva così un nuovo metodo:
un paese rinunciava a sfruttare certe risorse in
cambio di un riscarcimento economico della comunità
internazionale. Questa bella iniziativa è
inita. Il 15 agosto il presidente ecuadoriano Rafael
Correa ha annunciato di aver irmato il decreto
di liquidazione di questo fondo e quindi la ine del
progetto Yasuní. E ha chiesto al suo parlamento di
autorizzare lo sfruttamento dei giacimenti del
parco. Secondo Correa il fondo di compensazione
ha ricevuto solo 13,3 milioni di dollari.
La crisi mondiale non è estranea a questa situazione
e ha messo in diicoltà gli impegni di
vari paesi. Il 16 agosto la Nuova Zelanda ha annunciato
la sua rinuncia per ragioni economiche
all’obiettivo di ridurre entro il 2020 le emissioni
di gas serra di almeno il 10 per cento rispetto al
livello del 1990. Ha detto che si limiterà a una riduzione
del 5 per cento. David Cameron ha fatto
una scelta simile: in questi giorni il primo ministro
britannico ha detto varie volte che sarebbe un
“grave errore” privarsi della risorsa del gas di scisto.
I suoi argomenti: creazione di posti di lavoro
e riduzione delle bollette per le famiglie. Il gas di
scisto è una fonte di energia che produce alte
emissioni di anidride carbonica e diicilmente il
Regno Unito sarà in grado di onorare l’impegno
europeo di ridurre le emissioni di gas a efetto serra
del 20 per cento entro il 2020.
Questi segnali – sulla scia della corsa statunitense
al gas di scisto e al continuo aumento del
consumo mondiale di carbone – dimostrano il
prepotente ritorno delle energie fossili. In tempi
di crisi i governi fanno fatica a resistere ai loro interessi
immediati. Così, dopo una breve tregua,
dal 2011 le emissioni mondiali di CO2 hanno ripreso
a crescere. Cosa ci possiamo aspettare dalle
prossime fasi dei negoziati internazionali sul clima
e, in particolare, dalla conferenza che sarà
organizzata a Parigi alla ine del 2015?
Questo nuovo ciclo di discussioni dovrebbe
portare a un accordo mondiale per permettere di
contenere l’aumento medio della temperatura
del pianeta sotto i 2 gradi. Ma come arrivare a un
accordo ambizioso se la comunità internazionale
continua a mostrarsi così velleitaria e a fare scelte
energetiche in netta contraddizione con i suoi discorsi
virtuosi?
Un editoriale di Le Monde, da Internazionale 1015, da domani in edicola
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giovedì 29 agosto 2013
venerdì 8 aprile 2011
Cattiva sintesi
Un titolo di un telegiornale:
Maroni trova accordo con Tunisi. Nuovi sbarchi a Lampedusa.
(qualcosa non quadra?!)
Maroni trova accordo con Tunisi. Nuovi sbarchi a Lampedusa.
(qualcosa non quadra?!)
giovedì 18 giugno 2009
Nascondini e utilizzatore finale
Se sono l'ultimo anello di un meccanismo che incita alla prostituzione, ovvero l'utilizzatore finale, non ho responsabilità. Questo sembra sostenere l'avvocato difensore del nostro amato (dalle donne, per soldi?) capo-re. Esiste una responsabilità morale?
Come già detto, la sistematicità della perversione culturale e mediatica porta a una schiavitù nevrotica. Il punto è che il principale artefice del meccanismo è a sua volta schiavo. Lui, onnipotente, ha l'illusione di essere fuori, di osservare dall'alto e di manovrare, semplicemente perché con i soldi e il potere può comprare qualunque cosa, chiunque. O no?
Qualcuno parla. Qualcuno mostra (foto, video, se stessa).
Il meccanismo sembra franargli addosso. Le sue forze sono le sue debolezze. E magicamente, l'artefice si rivela mostruosamente perverso, una caricatura esponenziale dell'immagine che con tanto lavoro cerca di attribuire alla società italiana. Con la quale cerca di possedere la nostra cultura, la nostra socialità, appoggiandosi sui bisogni primari di tutti gli esseri umani. I più bassi, i più stimolabili.
Il suo strapotere sessuale, che diventà schiavitù, rischia di rivelarsi, se non fosse che ha pieno controllo dei mezzi di comunicazione. I principali telegiornali nazionali accennano, spostano, mistificano, non dicono. Basta guardare qui per rendersene conto.
Un'ultima idea... non sarà che l'uomo onnipotente ricerca costantemente (dalla moglie alle successive veline) e semplicemente l'approvazione inconsapevole della propria madre e, soprattutto del proprio padre? Il delirio di onnipotenza nasconde sempre il terrore di non essere all'altezza. Consiglio a tutti la lettura di Pascin, di Sfar, per una brillante interpretazione di questo conflitto.
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