lunedì 16 aprile 2012

Aveva ragione la torre di Pisa

Sento le vibrazioni del computer passare attraverso la scrivania e la tastiera e le mie braccia. Risonanza con la mia scatola cranica. Immigrati clandestini nella mia testa. Testa testa testa, croce. Ci sono stati di coscienza difficilmente conciliabili, che producono una scissione poco comprensibile. Il mio pensiero si aliena ad un emisfero per resistere nell’altro, e viceversa. Una scossa elettrica come non ne avvertivo da tempo – quanto? Un giorno è più di un mese? In un orologio alla rovescia cosa conviene tenere come punto di riferimento? Le lancette delle ore o dei secondi? – mi percorre lungo tutto il corpo, ci sono zone in cui rallenta, indugia, ed è dove l’acqua si fa più profonda, i cerchi concentrici più ampi, il verde più cupo – se vedo come in trance le parole uscire dalla bocca i loro segni scuri dispersi nell’aria segni di catrame e polveri il sole ha occhi brillanti di droghe e pazzia in movimento sotto l’ombra dell’asfalto le case si sciolgono ed il gelo le ricongela in forme notturne sghembe irrequiete instabili “aveva ragione la torre di Pisa!” – la musica torna come un onda alla mia coscienza tono su tono. Dimentico da dove provengo, dove andrò e il momento che è presente e fugge è tutto ciò che le mie mani cercano di afferrare. Non so se sarà mai possibile rendersi conto del presente senza ricordare il passato.

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