Ho iniziato a meditare in modo confuso e, a tratti, disperato circa sette anni fa.
Credo di non sbagliare.
Alcuni incontri importanti sulla mia strada mi hanno permesso di riflettere sull'armatura psicosomatica che mi portavo dietro tutti i giorni, sulle mie emozioni, le mie convinzioni.
A quel punto, semplicemente, ho iniziato a sedermi in ascolto. A osservarmi.
La prima reazione è stata di paura. Angoscia. Senso di impotenza.
In mezzo a tutto quel mare in movimento, a quelle onde immense, ho avuto la fortuna di provare piccoli attimi di pace. E da lì la voglia e la determinazione di proseguire la ricerca.
Qualche mese fa, in concomitanza con alcuni importanti e duri episodi nella mia vita, è successo qualcosa che si stava preparando da tempo, liberandomi da un errore fortemente radicato.
L'errore era la speranza, la ricerca e il desiderio forsennato di far sparire i pensieri e i dolori, di impormi il silenzio e di muovere consapevolezza ed energia nella direzione da me desiderata.
Non funziona così.
Più la volontà si pone al comando, meno cose accadono quando sei in meditazione. Lo si impara nella pratica.
Ed ecco che, un giorno, compresso più di sempre dal mio solito, familiare dolore addominale, mi sono messo seduto, in attesa, con in testa una sola idea: non cercare di fissare l'energia da qualche parte, né tantomeno di farla muovere da lì, da dove fa più male. L'energia può spontaneamente circolare. Le tensioni psicosomatiche possono semplicemente mobilitarsi.
Dopo pochi minuti qualcosa di forte, non descrivibile, imprevedibile si è mosso. L'energia è risalita di colpo verso il centro tra i due occhi. Nessuna volontà da parte mia, un moto spontaneo e totalizzante, da rimanerne sorpreso e spaventato.
Da quel momento il mio equilibrio energetico e psicosomatico è semplicemente mutato. Le mie tensioni abituali si sono mosse e ancora oggi, nel tentativo disperato di trovare una nuova solida presa sul mio corpo, si fanno sentire. Ironicamente, riconosco soprattutto il tentativo della mia mente di localizzarle e fissarle dove non sono.
Eppure, a giorni alterni, con emozioni diverse, la mia gestalt psicosomatica ed emotiva continua a fluttuare senza trovare una nuova stasi.
Sono mesi intensi e interessanti.
A tratti, per la prima volta da quando ne ho coscienza, mi sento libero. E quando non lo sono, sorrido alle mie abitudini sapendo che il movimento continua e la trasformazione è ancora in atto.
Volevo raccontarlo.
Finora l'ho fatto pochissimo.
Chiudo gli occhi e ascolto il profumo.
La primavera si avvicina.
nota: gabo seduto sulla poltrona barbapapà sta guardando un cartone dei barbapapà.
L'illusione per chi lo osserva, però, è credibile.
Credo di non sbagliare.
Alcuni incontri importanti sulla mia strada mi hanno permesso di riflettere sull'armatura psicosomatica che mi portavo dietro tutti i giorni, sulle mie emozioni, le mie convinzioni.
A quel punto, semplicemente, ho iniziato a sedermi in ascolto. A osservarmi.
La prima reazione è stata di paura. Angoscia. Senso di impotenza.
In mezzo a tutto quel mare in movimento, a quelle onde immense, ho avuto la fortuna di provare piccoli attimi di pace. E da lì la voglia e la determinazione di proseguire la ricerca.
Qualche mese fa, in concomitanza con alcuni importanti e duri episodi nella mia vita, è successo qualcosa che si stava preparando da tempo, liberandomi da un errore fortemente radicato.
L'errore era la speranza, la ricerca e il desiderio forsennato di far sparire i pensieri e i dolori, di impormi il silenzio e di muovere consapevolezza ed energia nella direzione da me desiderata.
Non funziona così.
Più la volontà si pone al comando, meno cose accadono quando sei in meditazione. Lo si impara nella pratica.
Ed ecco che, un giorno, compresso più di sempre dal mio solito, familiare dolore addominale, mi sono messo seduto, in attesa, con in testa una sola idea: non cercare di fissare l'energia da qualche parte, né tantomeno di farla muovere da lì, da dove fa più male. L'energia può spontaneamente circolare. Le tensioni psicosomatiche possono semplicemente mobilitarsi.
Dopo pochi minuti qualcosa di forte, non descrivibile, imprevedibile si è mosso. L'energia è risalita di colpo verso il centro tra i due occhi. Nessuna volontà da parte mia, un moto spontaneo e totalizzante, da rimanerne sorpreso e spaventato.
Da quel momento il mio equilibrio energetico e psicosomatico è semplicemente mutato. Le mie tensioni abituali si sono mosse e ancora oggi, nel tentativo disperato di trovare una nuova solida presa sul mio corpo, si fanno sentire. Ironicamente, riconosco soprattutto il tentativo della mia mente di localizzarle e fissarle dove non sono.
Eppure, a giorni alterni, con emozioni diverse, la mia gestalt psicosomatica ed emotiva continua a fluttuare senza trovare una nuova stasi.
Sono mesi intensi e interessanti.
A tratti, per la prima volta da quando ne ho coscienza, mi sento libero. E quando non lo sono, sorrido alle mie abitudini sapendo che il movimento continua e la trasformazione è ancora in atto.
Volevo raccontarlo.
Finora l'ho fatto pochissimo.
Chiudo gli occhi e ascolto il profumo.
La primavera si avvicina.
nota: gabo seduto sulla poltrona barbapapà sta guardando un cartone dei barbapapà.
L'illusione per chi lo osserva, però, è credibile.
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