Nel viaggio di ritorno da Lucca, io Alberto e Michele parliamo di punk e post-punk. Di quel che fa rumore, di rivoluzioni. Degli anni '70, degli anni di piombo, del colore stranamente vivo e fulgido di quegli anni oggi considerati terribili. Io c'ero da poco. Alla fine dei '70 avevo 5 anni.
Alla fine degli '80 15 anni. E così via.
Ma Alberto aveva qualche anno in più e più coscienza politica. Alberto ha più coscienza e conoscenza su tutto. Sarà che è un po’ un nevrotico ossessivo.
Penso al futuro e a come sarò, convinto che ci sarò. Da ossessionato nevrotico pure io.
Ho anche fatto un patto, con Ila, che a 70 anni suonati ci rivedremo da qualche parte.
Sempre che non perda la vista prima.
Quest'aria post-pioggia e post-punk profuma di foglie al vento e dell'idea della neve. Mi dico che l'attesa, per qualunque cosa, avrà un sapore meno amaro di oggi. Mi prometto che sarò paziente, che non avrò timori quando la nave salperà nel blu.
Mi inginocchio vicino alla stufa, mentre Gabo ancora non è sveglio. È accesa da poco, il fuoco ancora incerto. Incredulo.
Il tuo sorriso scalda a tratti come questa legna.
Non appartengo.
Non al giorno.
Non al riposo.
Non al sole.
Nonostante il respiro.
Sussurro soltanto lasciamo andare.
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