Da I libri del fiore d'oro di Osho (Bompiani):
Una parabola…
C’era una volta un mago molto ricco che aveva un gregge molto numeroso. Ma allo stesso tempo, questo mago era molto avaro: non voleva assumere dei pastori, non voleva costruire un recinto intorno ai prati in cui pascolavano le pecore. Di conseguenza, le pecore girovagavano spesso nella foresta e cadevano nei burroni, ma soprattutto fuggivano quando capivano che il mago voleva la loro carne e la loro pelle, cosa che a loro non piaceva affatto.
Alla fine il mago trovò la soluzione. Ipnotizzò le sue pecore e, come prima cosa, suggerì loro il pensiero che erano immortali, pertanto non avrebbero subito alcun danno quando venivano squartate, al contrario sarebbe stato un bene per loro e persino un piacere.
In secondo luogo, suggerì loro il pensiero che il mago era un padrone buono che amava il suo gregge al punto da essere pronto a fare qualsiasi cosa al mondo per le sue pecore.
In terzo luogo, suggerì loro il pensiero che, se qualcosa avesse mai dovuto accadere a loro, non sarebbe accaduto proprio in quel momento, né proprio in quel giorno e quindi non dovevano affatto pensarci.
Inoltre, il mago suggerì alle sue pecore il pensiero che non erano affatto pecore: ad alcune disse che erano leoni, ad altre disse che erano aquile, ad altre ancora disse che erano uomini e alle rimanenti disse che erano maghi.
Dopo di che, cessarono tutti i suoi pensieri e tutte le sue preoccupazioni per le pecore: non fuggivano più, ma aspettavano quietamente che il mago richiedesse la loro carne e la loro pelle. […]
C’era una volta un mago molto ricco che aveva un gregge molto numeroso. Ma allo stesso tempo, questo mago era molto avaro: non voleva assumere dei pastori, non voleva costruire un recinto intorno ai prati in cui pascolavano le pecore. Di conseguenza, le pecore girovagavano spesso nella foresta e cadevano nei burroni, ma soprattutto fuggivano quando capivano che il mago voleva la loro carne e la loro pelle, cosa che a loro non piaceva affatto.
Alla fine il mago trovò la soluzione. Ipnotizzò le sue pecore e, come prima cosa, suggerì loro il pensiero che erano immortali, pertanto non avrebbero subito alcun danno quando venivano squartate, al contrario sarebbe stato un bene per loro e persino un piacere.
In secondo luogo, suggerì loro il pensiero che il mago era un padrone buono che amava il suo gregge al punto da essere pronto a fare qualsiasi cosa al mondo per le sue pecore.
In terzo luogo, suggerì loro il pensiero che, se qualcosa avesse mai dovuto accadere a loro, non sarebbe accaduto proprio in quel momento, né proprio in quel giorno e quindi non dovevano affatto pensarci.
Inoltre, il mago suggerì alle sue pecore il pensiero che non erano affatto pecore: ad alcune disse che erano leoni, ad altre disse che erano aquile, ad altre ancora disse che erano uomini e alle rimanenti disse che erano maghi.
Dopo di che, cessarono tutti i suoi pensieri e tutte le sue preoccupazioni per le pecore: non fuggivano più, ma aspettavano quietamente che il mago richiedesse la loro carne e la loro pelle. […]
La prima cosa che dovete comprendere è: ricordatevi che siete stati ipnotizzati e che dovete attraversare un processo di deipnotizzazione. Ricordatevi che siete stati condizionati e dovete essere decondizionati. Ricordatevi che dovete morire. Non pensate che non morirete proprio oggi: può accadere in qualsiasi momento.
Di fatto, ciò che accade, accade sempre nel presente.
Nessun commento:
Posta un commento