Mio padre mi fa una sorpresa: un dvd con la raccolta di tutti i filmati in super8 che fece quando io e mia sorella eravamo picciotti.
Si comincia con la sicilia. Un viaggio a ritroso nel tempo per mio padre, siculo di Scicli. Le prime immagini dicono Marina di Ragusa.
Io avevo poco più di un anno, un viso più bello di oggi, il naso piccolo. Poche somiglianze con Gabo. O no?
Ma le due chicche sono Natale '77 e Natale '78.
La prima cosa che penso è come siamo tranquilli io e mia sorella. Anche di fronte ai regali. Calma serafica, qualche sorriso trattenuto nella cinepresa guidata da mio padre. Io ho le ciabattine con l'elastico, sono magrettino ma non troppo.
La seconda cosa che noto sono i regali non impacchettati. La jeep, il garage, tutto alla luce del giorno. La carta non usava? Una spesa inutile?
La terza cosa è la televisione. Mia madre, sorpresa, fa un sorriso di vero stupore a mio padre, ma sempre con fare trattenuto, mentre trova il televisore dentro a uno scatolone angolare. Si tratta di una tivvù in bianco e nero versione pollicino. Ma quanta meraviglia, quanta gioia. Per quella che è stata senza dubbio la nostra prima tivvù. Tre anni dopo verrà sostituita da un'altra tivvù, ancora in bianco e nero, ma molto più grande.
Ricordo di aver malamente assistito alla vittoria dell'Italia di Bearzot, nel 1982, in vacanza all'Aprica, con il primo pollicino in bianco e nero (che naturalmente era diventata la tivvù di ripiego per le vacanze) e con mio padre che provava equilibri impossibili con l'antenna per migliorare un pessimo segnale.
Penso, scorrendo il dvd con molta emozione, a mio padre come al regista onnipresente delle nostre vite familiari. Lui, da dietro alla super8, a mettere in posa, in ordine, a guidare e regolare. Mia madre trattenuta, attenta alle regole, a volte disorientata, a volte, spesso, insofferente.
E io e mia sorella, con le nostre ciabattine, i nostri capelli corti, gli occhi grandi, a cercare la nostra voce per crescere con un poco di gioia.
La regia è un mestiere duro. Soprattutto quando non ci si concede mai pause. Chè a un certo punto qualcun altro vorrà pur mettere mano al super8.
Ne sorrido, con gioia. Come sono cambiato...