lunedì 30 luglio 2012

Funambolismi e danze

Presto...






In faccia il lago.
Davvero hai voglia di urlare?
Urla!
E se il turbamento rimane... nuota.
Dentro, fuori, dentro, fuori.
Il nuoto come perfetta forma  di meditazione.

Lo dimentico ogni volta.
Nell'acqua... dall'acqua.

6. Noia


Il possesso estenua la mente. L’acquisizione conduce alla mancanza di sensibilità in qualsiasi ambito si esplichi: nella conoscenza, nella proprietà, nella virtù. La natura della mente è acquisire, assorbire, non è così? O piuttosto, il modello che la mente si è creata per se stessa è quello di accumulare; e in questa stessa attività la mente predispone la propria estenuazione, la propria noia: poiché l’interesse e la curiosità sono l’inizio dell’acquisizione, che presto però si trasforma in noia; e l’urgenza di essere liberi dalla noia non è altro che l’ennesima forma di possesso. Così la mente vaga dalla noia all’interesse e ancora alla noia, fino a che è completamente esausta; e queste continue e altalenanti ondate di interesse ed esaurimento sono ciò che noi riconosciamo come esistenza.
“Ma come si può allora essere liberi dall’acquisizione senza impegnarci in ulteriori acquisizioni?”
Solamente cercando di sperimentare e verificare la verità dell’intero processo di acquisizione, e non certo cercando di non essere acquisitivi, distaccati. Essere non acquisitivi è un’altra forma di acquisizione che presto si trasformerebbe in estenuazione. La difficoltà, se possiamo usare questa parola, non sta nella comprensione verbale di ciò che è stato detto, ma di sperimentare il falso come falso: vedere la verità nella falsità è l’inizio della saggezza. 

Jiddu Krishnamurti, Il silenzio della mente, ed. Mondadori 

mercoledì 25 luglio 2012

5. Progresso e rivoluzione


La rivoluzione fondamentale si avrà solo se si arriva alla comprensione del processo globale dell’azione: non a un qualsiasi livello, economico o ideologico, ma considerando l’azione come un tutto integrato. Solamente in questi termini l’azione non sarà reazione. Tu conosci invece la reazione: la reazione dell’antitesi, e l’ulteriore reazione che chiami sintesi; mentre l’integrazione non è una sintesi intellettuale, una conclusione verbale basata su uno studio storico. L’integrazione può realizzarsi e divenire solo attraverso la comprensione della reazione. La mente è una serie di reazioni; e la rivoluzione basate sulle reazioni, sulle idee, non è per niente una rivoluzione, ma solamente una continuità modificata di ciò che è già stato. Puoi anche chiamarla rivoluzione, ma di fatto non lo è. […]
La rivoluzione basata su un’idea, per quanto logica e in accordo con l’evidenza storica, non può portare all’eguaglianza, poiché come abbiamo detto, la funzione stessa dell’idea è quella di separare le persone. Un qualsivoglia credo, religioso o politico, pone gli uomini contro gli uomini. Non a caso, le cosidette religioni hanno diviso le persone, e continuano a farlo: il credo organizzato, chiamato religione, è, come una qualsiasi altra ideologia, un’istanza della mente e quindi separativa in quanto tale. […]
È l’amore, l’unico fattore che può portare a una rivoluzione fondamentale; l’amore è l’unica autentica rivoluzione; ma l’amore non è un’idea: è quando il pensiero non è. L’amore non è uno strumento di propaganda; non è qualcosa che si studia e si urla dai tetti delle case. Solo quando la bandiera, il credo, il leader, l’idea come azione pianificata scompariranno, allora potrà esserci amore; ed è l’unica rivoluzione costante e creativa. 

Jiddu Krishnamurti, Il silenzio della mente, ed. Mondadori

martedì 24 luglio 2012

Condizioni

In faccia il lago.
A pensarci con attenzione, le condizioni per le quali io sono qui in questo momento sono talmente tante, che è un miracolo che ci sia.

Al contrario.
L'essere umano è talmente forte che è difficile non esserci.
O no?

lunedì 23 luglio 2012

Dietro il pensiero

In faccia il lago.
Mio padre sforza la mente per cercare di mettere in fila dei numeri su un quotidiano.
Gabo si concentra per cercare di fare canestro in un cestino dell'immondizia con una pigna.
Mia madre cerca di dimostrare di avere ancora tutto sotto controllo.
Lorelei prova a capire come inviare email da un server di posta diverso.
Io leggo con attenzione e un po' di supponenza Occupy! pubblicato da Il Saggiatore.
...

Cecio gioca felice. Solo la gioia di essere e di imparare.


mercoledì 18 luglio 2012

Occupy!

immagine da qui


Ma allora cosa vogliamo? Per la maggior parte di noi la cosa più importante è aprire spazi di conversazione, di democrazia reale, diretta, partecipativa. [...] E una volta aperti questi spazi democratici, saremo in grado di discutere di eventuali richieste da presentare e di individuare chi secondo noi, potrebbe soddisfarle. O forse, quando ci saranno assemblee in tutto il paese, la questione delle richieste si sarà risolta da sé. Se un giorno diventeremo abbastanza, saremo noi gli unici destinatari delle nostre richieste.

Occupy!, ed. Il Saggiatore
consulta il sito di OWS.

lunedì 16 luglio 2012

Tarocchi Zen

Promemoria.
Ieri mi hanno fatto i tarocchi zen secondo il metodo di Osho. Una sorta di oracolo con approccio meditativo. Questo lo schema utilizzato per la distribuzione delle carte:


e di seguito il significato delle diverse posizioni.


Carta 1: è la tua domanda: ti fa vedere chiaramente qual è il problema.
Carta 2: ti fa vedere le influenze interne che non riesci a scorgere: i condizionamenti, desideri di altri su di tè, qualcosa di nascosto.
Carta 3: sono le influenze esterne di cui sei invece perfettamente consapevole.
Carta 4: ti dice ciò che ti occorre per risolvere il problema che ti sta a cuore.
Carta 5: è la soluzione: ti fa comprendere profondamente tè stesso e il mondo.

Da approfondire.

Caro Gabo...

... no, la vita è profumata come le notti estive.
La vita è un movimento continuo di idee, sensazioni, malattie, guarigioni, dolori, piaceri e voci.
La vita è un canto inesauribile, una vibrazione profonda e calda, che calma la mente e ci trasporta dall'altra parte.
La vita è due occhi scuri che sanno già cosa fare appena venuti alla luce.
La vita è lasciarsi trasportare dal movimento dell'acqua, cullare, sommergere, riemergere, apnea fiato, apnea fiato.
La vita è il rumore fragoroso di una risata inattesa, del volo di un falco tra i picchi all'orizzonte, di sotto il lago.
La vita è un sospiro aperto all'inverno, al riposo, al freddo manto bianco, all'impegno per una rinascita.
La vita è il ricordo del tempo che è passato, la nostalgia e la libertà di sciogliere le dita e le spalle e lasciar andare.
La vita è il piacere di un pranzo in compagnia, le gambe sotto il tavolo, godere della pienezza e dimenticare, per poco, la fretta.
La vita è il dolore tremendo per la perdita, e la lucidità di capire che su questo è costruita l'eternità.
La vita è la tua mano nella mia, "piccolo, mezzano, grande" e diventare saggi insieme, perché non c'è nulla che io ti possa insegnare che tu non sappia già.

Ritratti in movimento #15


[l'atleta e non]

domenica 15 luglio 2012

Citazione Gabo #124

Papà, è vero che la vita è dura?

4. Il processo dell’odio



L’amore è la fiamma senza il fumo del pensiero, della gelosia, dell’antagonismo, della convenienza, creazioni che appartengono alla mente. Finché il cuore sarà appesantito con le creazioni della mente, ci sarà spazio per l’odio; poiché la mente è la sede dell’odio, dell’antagonismo, dell’opposizione, del conflitto. Il pensiero è una reazione, e la reazione è sempre, in un modo o nell’altro, origine di conflitto. Il pensiero è opposizione, odio; il pensiero è sempre in competizione, sempre persegue un fine, un obiettivo; la sua soddisfazione è il piacere e la sua frustrazione è l’odio. Il conflitto è il pensiero contesto tra gli opposti; e la sintesi degli opposti è ancora odio, antagonismo. […]
Più forte è l’ideale, più profonda è la repressione, più profondi il conflitto e l’antagonismo. […]
Esiste una sorta di orgoglio nella conoscenza, e non è altro che un’ennesima forma di antagonismo. Passiamo da un surrogato a un altro, ma essenzialmente tutte le sostituzioni si equivalgono, anche se da un punto di vista puramente verbale possono apparire molto diverse. […]
Ciò che devi fare è provare a essere passivamente consapevole dell’intero processo del pensiero,  e anche del desiderio di essere finalmente affrancata. 

Jiddu Krishnamurti, Il silenzio della mente, ed. Mondadori

venerdì 13 luglio 2012

3. Paura della solitudine interiore


Quanto è necessario morire ogni giorno, ogni minuto! Morire a tutto, ai molti ieri e al momento appena trascorso. Senza la morte non può esserci rinnovamento, senza la morte non può esserci creazione. Il peso del passato fa nascere la sua stessa continuità, e la preoccupazione di ieri dà nuova vita alla preoccupazione di oggi. Lo ieri si perpetua nell’oggi, e il domani è ancora ieri: non esiste alcun sollievo da questa continuità se non nella morte. C’è gioia nel morire. Questa nuova mattina, fresca e chiara, è libera dalla luce e dall’oscurità di ieri; il canto di quell’uccello lo sentiamo per la prima volta,  e il vocio di quei bimbi non è lo stesso di ieri. Portiamo con noi la memoria di ieri, e questa oscura le nostre esistenze. Fino a che la nostra mente resterà un meccanismo meccanico della memoria, non conoscerà tregua, quiete, riposo, silenzio; continuerà a logorarsi. Ciò che è immobile può ancora rinascere, ma ciò che è in costante movimento si consuma, si logora e diventa inutile. La fonte perenne si va esaurendo e la morte è vicina come la vita.

Jiddu Krishnamurti, Il silenzio della mente, ed. Mondadori

2. Condizionamento


L’attaccamento al tuo lavoro è la tua via di fuga. Esistono vie di fuga a ogni livello della nostra esistenza. Tu fuggi da te stesso attraverso il tuo lavoro, altri dedicandosi al bere, altri ancora per mezzo di cerimonie religiose; e c’è chi fugge con la conoscenza, con la ricerca di Dio, e che è dipendente e drogato dal divertimento. Dio e l’alcol sono sullo stesso piano nel momento in cui rappresentano una fuga da ciò che noi veramente siamo: solo quando riusciamo a essere finalmente consapevoli delle nostre fughe potremo riconoscere il nostro condizionamento.  

Jiddu Krishnamurti, Il silenzio della mente, ed. Mondadori

1. Felicità creativa


Prima di essere contaminati dalla cosiddetta educazione, molti bambini sono in contatto con l’inconoscibile: e lo dimostrano in tantissimi modi. Ma presto l’ambiente incomincia a rinchiudersi su di loro, e crescendo sono destinati a perdere quella voce, quella bellezza che non si trova in nessun libro e non si impara in nessuna scuola. Perché? Non diciamo che la vita è troppo per loro, che devono affrontare la dura realtà dell’esistenza, che è il loro karma, che è il peccato originale: tali affermazioni sono senza senso. La felicità creativa è per tutti e non solo per pochi: tu puoi esprimerla in un modo e io in un altro, ma continua a essere per tutti. la felicità creativa non ha un valore di mercato; non è un bene che può essere venduto al miglior offerente, ma è la sola cosa che può essere di tutti, per tutti.  

Jiddu Krishnamurti, Il silenzio della mente, ed. Mondadori

Discesa!


giovedì 12 luglio 2012

Tell me a tale



Tell me a tale that always was,
Sing me a song that I'll always be in,
Tell me a story that I can read,
Tell me a story that I believe.
Paint me a picture that I can see,
Give me a touch that I can feel,
Turn me around so I can be,
Everything I was meant to be.
Lord I need loving,
Lord I need good, good loving. [x2]

Show me some strength that I can use,
Give me a sound that I won't refuse,
Tell me story that I can read,
Tell me a story that I can believe
Tell me a tale that always was,
Sing me a song that I'll always be in,
Turn me around so I can be,
Everything I was meant to be.
Lord I need loving,
Lord I need good, good loving. [x4]

Michael Kiwanuka

Home again



Home again
Home again
One day I know
I'll feel home again
Born again
Born again
One day I know
I'll feel strong again

I left my head
Many times I've been told
All this talk will make you old
So I close my eyes
Look behind
Moving on, moving on
So I close my eyes
Look behind
Moving on

Lost again
Lost again
One day I know
I'll pass for... again
Smile again
Smile again
One day I hope
To make you smile again
I won't...

Many times I've been told
So I close my eyes
Look behind
Moving on, moving on
So I close my eyes
And the tears will clear
That I feel no fear
Then I'd feel no way
My paths...

Home again
Home again
One day I know
I'll feel home again
Home again
Home again
One day I know
I'll feel strong again

I left my head
Many times I've been told
All this talk will make you old
So I close my eyes
Look behind
Moving on, moving on
So I close my eyes
Look behind
Moving on

Michael Kiwanuka

lunedì 9 luglio 2012

Haiku 139

Luce di lago
spersa nei pensieri
del mio drago.

Haiku 138

Piena estate,
il fiume scorre lento.
Hai paura?

Dormire



Lascio Cecio ai nonni.
Mi rifugio in una casa calda, ombrosa e disabitata (gli altri nonni sono al lago).
Dormo.

Torno dai nonni. Cecio dorme sul divano, pancia all'aria, braccia in alto, accaldato e completamente arreso. Esco in giardino. Perdo tempo.
Cecio, dopo un'ora, nel dormiveglia, scende dal divano con un cuscino, e si stende per terra, sul parquet. Dorme lì per un'altra ora, prima di svegliarsi e sorridere alla sua amata nonna.
Mi perdo tutta la scena. Sorrido.
Perdo tempo.

Bjorn Strand Down

Moby Dick (1)

Old age is always wakeful; as if, the longer linked with life, the less man has to do with aught that looks like death. Among sea-commanders, the old greybeards will oftenest leave their berths to visit the night-cloaked deck. It was so with Ahab; only that now, of late, he seemed so much to live in the open air, that truly speaking, his visits were more to the cabin, than from the cabin to the planks. "It feels like going down into one's tomb,"--he would mutter to himself--"for an old captain like me to be descending this narrow scuttle, to go to my grave-dug berth."
Herman Melville, Moby Dick (cap. XXIX)

Achab


(c) bill sinkievicz

Non leggo più fumetti con regolarità da quando ho chiuso Harrydice...
Avevo bisogno di spazio. Inutile dire che la mia mente incauta e agitata ha immediatamente riempito quello spazio con altro. E con il senno di poi, tutto ciò appare sciocco e ingarbugliato.
Il tempo vien sempre voglia di rimpiangerlo, perché sempre lo sprechiamo con accidenti.

Un mese fa, mi è stato regalato un volume a fumetti: Moby Dick di Bill Sienkievicz, pubblicato in Italia da NPE. Visto che i miei contributi con Lospaziobianco.it continuano, per quanto in modo molto diradato, ho deciso di impegnarmici su per una recensione. Ma avevo un problema: non avevo mai letto il romanzo di Herman Melville.

Ed eccomi qui, tra baleniere e leviatani e capitani pazzi. Finora, e sono a metà, Moby Dick è una delle cose più belle che mi sia mai capitato di leggere. E dirlo oggi, a quasi quarant'anni, appare forse un controsenso, ma anche il giusto riconoscimento per un libro fuori dal tempo.

E la versione a fumetti? Ancora non so dire. Attendiamo. Io e lei, prima di incontrarci davvero. So quasi tutto dei lavori passati di Sienkievicz, e so che è difficile capire quanto egli sia artista puro o semplice abile pioniere. In questo caso, le domande giuste da cui partire per una recensione, potrebbero essere due: cosa resta del romanzo di Melville; cosa resta di Bill Sienkievicz?

In ogni caso, non meravigliarti se in questo blog vedrai fiorire citazioni di Moby Dick. E iniziamo subito con una... rigorosamente in inglese. Se il senso non lo capisci, devi solo spendere 10 euro, comprarti una delle edizioni italiane, e il resto è pura meraviglia abissale.

mercoledì 4 luglio 2012

Lo specchio del dharma




Esiste davvero un modo intelligente di usare le parole del dharma, che non sia riempire un vuoto, scappare, autoconsolarsi, inseguire qualcosa?
Si possono sviluppare le diverse tecniche di meditazione con autentiche finalità non narcisistiche o egocentriche?
Si può sparire nel dharma, con la chiarezza di un'onda che arriva a riva?
Senza secondi fini o obiettivi diversi dalla partecipazione alla vita?
Oppure siamo destinati a incantarci di fronte all'illusione dello specchio del dharma?

lunedì 2 luglio 2012

Lo specchio del tablet

                                                                                                       foto dalla rete

Esiste davvero un modo intelligente di usare le risorse della rete, che non sia riempire un vuoto, scappare, perdere tempo, inseguire qualcosa?
Si può usare FB o tenere un blog per finalità non narcisistiche o egocentriche?
Si può sparire nella rete, con la chiarezza di un'onda che arriva a riva?
Senza secondi fini o obiettivi diversi dalla partecipazione alla vita?
Oppure siamo destinati a paralizzare la nostra libertà di fronte all'illusione dello specchio del monitor di un tablet?

Haiku 137

Torno al passo
del gatto selvatico.
Il pelo diritto.

domenica 1 luglio 2012

Di fronte a tutto quello che ti succede, comportati come il guerriero lucido che combatte l'ostacolo e come il bambino stupito che scopre il mondo.
Dugpa Rimpoce, 500 precetti per una vita felice, ed. Mondadori
Tutti i testi e le immagini di questo blog sono (c) di
Guglielmo Nigro,
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