L’India è una potenza globale
emergente e cavalca l’onda del bonus demografico.
O almeno così piace credere
agli indiani. In realtà, la chiave del futuro
successo indiano – la grande quantità di
giovani – è una bomba a orologeria. È una
massa crescente di ragazzi per lo più denutriti,
poco istruiti, non idonei al lavoro, che
aspirano a una vita migliore ma non hanno
i mezzi per ottenerla. Perché? Perché non
sono qualiicati per il mercato del lavoro e,
anche se lo sono, l’impiego non c’è.
La forza lavoro indiana (la popolazione
tra i 15 e i 64 anni) è costituita da 430 milioni
di persone. Di queste, solo una minima
parte ha ricevuto una vera formazione professionale.
Il settore formale, dove si concentrano
le aspirazioni, il denaro e la crescita
economica, impiega solo 30 milioni di
persone. Questo signiica che gli altri 400
milioni si muovono nel settore informale,
cioè si arrangiano. Inoltre, il 60 per cento
della popolazione attiva è occupato nel settore
agricolo, che contribuisce al pil solo
per il 18 per cento. Secondo Amitabh Kundu,
che insegna economia dello sviluppo
all’Università Jawaharlal Nehru di New
Delhi, anche se nei prossimi vent’anni si
aggiungeranno altri 480 milioni di persone
alla forza lavoro già esistente, per trasformare
questo bonus demograico in un vantaggio
economico e sociale sarà essenziale
la formazione professionale. “I giovani sono
delusi dal sistema di governo e non perdono
occasione per dimostrarlo. I movi-
menti anticorruzione guidati da Baba Ramdev,
Anna Hazare e perino le proteste di
New Delhi contro gli stupri sono il rilesso
della loro frustrazione”, spiega Kundu.
“Questa insoddisfazione provoca instabilità
politica e il nostro vantaggio generazionale
potrebbe trasformarsi in un disastro”.
da Internazionale 1015, articolo di Avalok Langer tratto da Tehelka
venerdì 6 settembre 2013
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