“Le ore da svegli che i miei figli
non passano a scuola sono poco
più di quattro”, scrive la
blogger Clare Wapole sull’Hufington
Post di Chicago. “Come
genitore, non riesco a insegnargli
mentre sono a casa tutto
quello che vorrei e quindi
sarò costretta a dargli dei compiti
da svolgere nelle sette ore
che passano in classe. Le mie
lezioni s’imparano meglio se
c’è continuità con il resto della
giornata, una buona connessione
genitore/insegnante e
tutte quelle storie là. Messaggio
per le maestre: i miei igli
verranno a scuola con un cesto
di panni puliti. Stiamo lavorando
sull’autosuicienza e su come
dividere, piegare e mettere
a posto i loro vestiti. Quello
che non riusciranno a inire
prima di andare a letto lo faranno
in classe. Porteranno la
teca di vetro delle lucertole.
Senza cure costanti, muoiono.
Mia iglia verrà con una tuta di
lycra e le parallele per esercitarsi
per il corso di ginnastica
artistica e mio iglio con la sua
isarmonica. Ma soprattutto
avranno gli zaini pieni di Barbie,
giochi, biciclette, igurine
del baseball, un preparato per
torte, un albero su cui arrampicarsi.
Gli sto insegnando che
esiste un tempo per imparare e
uno per giocare, che bisogna
staccare completamente per
essere pronti a imparare di
nuovo il giorno dopo. E quattro
ore bastano a malapena, soprattutto
se devono fare i compiti”.
da Internazionale 1017
mercoledì 18 settembre 2013
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