mercoledì 5 maggio 2010

Sei liquida

Sei liquida,
una marea che monta
in fase lunare
mentre la luce del giorno
attende la nuova vita.
Per offendere e dividere.
Per il pianto
che primo si manifesta a se stesso.

Per il sorriso del primo sguardo
che conosce già, secondo figlio,
nei rumori intestinali,
nelle pulsazioni ritmiche
degli appoggi del vento,
della danza polmonare,
del muscolo involontario
che volontario lo nutre.

Di liquidi, sei preziosa.
Acqua che gonfia
deforma e restituisce
alla mostra del tempo,
nella struttura di un amore
nuovo, come radice d’albero.
Non fiore non frutto,
radice dura che dura
si allunga nella terra,
che sola alla Terra si dona.

Sei la pazienza dell’onda
che muove dall’ombra
e si rivela nel lungo cammino,
nell’attesa della riva,
e tutto rimescola
senza grumi senza pace
senza attenzione senza voce.
Stanca ti appoggi a me
scogliera che argina
l’inafferrabile movimento.

Che siete due.
Uno.
Nella rotondità del ventre,
in mia assenza.
Sono solo seme
e immaginazione.
E immobile rifugio,
provo assenze di eclisse
nell’impossibile cerchio
della comprensione
che non è mia,
chiusa all’esperienza
che invidio, assetato.

Di te, che sei acqua
profonda donna eterna
madre figlia moglie
senza riposo di senso
nell’avermi risposto
sempre con il dubbio
di una domanda.
“Deve cambiare per sempre?”
Come un figlio, tuo
Appartengo a un legame perduto
di affetto negato,
di madre non mia.
Tu, che madre sei
liquida, rinnovata,
consacrata alla luna.
Sempre.

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