Dopo un po’ di tempo, torna a scrivermi Harry Naybors.
Condensazioni.
Per ragioni che ci sfuggono, ci troviamo a fare collegamenti logici e accostamenti inediti stimolanti.
Mi è capitato recentemente leggendo in parallelo due lavori apparentemente lontanissimi ma per molte ragioni incrociati.
Si tratta di Shock Economy di Naomi Klein e di Blatta di Alberto Ponticelli.
Il primo è un libro inchiesta in lingua inglese (ma tradotto in Italiano da Rizzoli), il secondo un fumetto italiano (pubblicato da Bloom).
Partiamo da Shock Economy.
Naomi Klein è una delle poche mie connazionali giornaliste (è vero, è nata in Canada, sarà per questo!) che sa scrivere in modo non sterile ed evocativo. Già autrice del best-seller mondiale No Logo, che ha segnato un’epoca vicinissima che sembra remota, in questo nuovo libro, frutto di tre anni di ricerche sul campo e di consultazione di documenti CIA de-secretati e di libri di ogni tipo, mette in luce un tema raccapricciante: la “missione” della scuola degli economisti di Chicago, figli di Milton Friedman e appoggiati per ultimo dal governo di Bush Jr., che consiste nello sfruttare eventi drammatici (imprevisti o provocati) per le popolazioni del mondo al fine di modificare lo status quo economico-politico in direzione del liberismo più sfrenato. L’idea, in due parole, è quella di approfittare dello spaesamento delle popolazioni dopo un tale evento per ridurre o azzerare diritti conquistati in anni e imporre delle scelte che mai, in un contesto normale, sarebbero passate. L’esempio più recente, forte e drammatico è la Guerra in Iraq, che è stata per gli Stati Uniti e altre potenze mondiale un’occasione economica favorevole e florida. Le vite perdute in quella guerra sono solo un prezzo necessario e sgradevole. Alla popolazione irachena, dopo la conclusione formale della guerra, sono state imposte condizioni economiche proprie dell’ “integralismo liberista”, favorendo lo sfruttamento delle ricchezze territoriali da parte delle potenze estere, impoverendo e umiliando un popolo e una società che già, con l’oligarchia di Saddam Hussein, erano tremendamente schiacciati. Dalla padella nella brace, come si dice.
Mentre leggo e rifletto su queste nefandezze, che Klein ha l’abilità di collegare ai metodi shockanti delle torture attuate dalla CIA a Guantanamo e altrove, mi ritrovo a leggere la vita del signor nessuno contenuta in Blatta. Ponticelli inventa una società nichilista e liberticida, dove in nome della vita eterna sono stati sacrificati tutti i diritti umani, anche i più semplici e comuni, come la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali.
L’idea non è certo nuova. Ma il libro funziona grazie alla prosa asciutta ed evocativa, e soprattutto grazie a un disegno forte, sporco, espressionista, claustrofobico. Ponticelli mette in scena tutta la sua abilità grafica in un modo per nulla scontato e per nulla esibito. Le scelte, dalle inquadrature, al tratteggio, alla caratterizzazione dei personaggi, sono mirate e funzionali al racconto. Si nota una perfetta sinergia tra conduzione della storia e forza del disegno, tanto che mi sono convinto del fatto che sceneggiatura e realizzazione delle tavole sono andate avanti di pari passo, senza una specifica soluzione di continuità. Un lavoro da autore di razza, insomma. E una delle sue prime prove da autore completo, tra l’altro.
Ecco, il dubbio che avevo alla base del racconto, mi è stato in qualche modo spazzato via dal libro della Klein. Mi chiedevo cosa avrebbe permesso una totale perversione del sistema culturale, politico ed economico come quello descritto in Blatta. La risposta è in Shock Economy: è accaduto uno shock che non so descrivere né immaginare, ma al quale la scuola di Friedman e le sue frattaglie politiche sono state pronte a sfruttare in quel preciso momento. Si allenano tutta la vita per essere pronti.
Insomma, nella mia mente, un'opera rinforza l’altra, e sono da oggi per me inscindibili. Un plauso all’immaginazione, quindi, nella giornata in cui si piange la morte del meraviglioso, inarrivabile James Ballard. Sarebbe troppo lungo elencare quante cose l’autore ha saputo anticipare con i suoi racconti. Lascia una società che ha compreso, forse, come nessun altro.
E che appare ben rappresentata nelle sue estreme conseguenze da Blatta e da Shock Economy.
Condensazioni.
Per ragioni che ci sfuggono, ci troviamo a fare collegamenti logici e accostamenti inediti stimolanti.
Mi è capitato recentemente leggendo in parallelo due lavori apparentemente lontanissimi ma per molte ragioni incrociati.
Si tratta di Shock Economy di Naomi Klein e di Blatta di Alberto Ponticelli.
Il primo è un libro inchiesta in lingua inglese (ma tradotto in Italiano da Rizzoli), il secondo un fumetto italiano (pubblicato da Bloom).
Partiamo da Shock Economy.
Naomi Klein è una delle poche mie connazionali giornaliste (è vero, è nata in Canada, sarà per questo!) che sa scrivere in modo non sterile ed evocativo. Già autrice del best-seller mondiale No Logo, che ha segnato un’epoca vicinissima che sembra remota, in questo nuovo libro, frutto di tre anni di ricerche sul campo e di consultazione di documenti CIA de-secretati e di libri di ogni tipo, mette in luce un tema raccapricciante: la “missione” della scuola degli economisti di Chicago, figli di Milton Friedman e appoggiati per ultimo dal governo di Bush Jr., che consiste nello sfruttare eventi drammatici (imprevisti o provocati) per le popolazioni del mondo al fine di modificare lo status quo economico-politico in direzione del liberismo più sfrenato. L’idea, in due parole, è quella di approfittare dello spaesamento delle popolazioni dopo un tale evento per ridurre o azzerare diritti conquistati in anni e imporre delle scelte che mai, in un contesto normale, sarebbero passate. L’esempio più recente, forte e drammatico è la Guerra in Iraq, che è stata per gli Stati Uniti e altre potenze mondiale un’occasione economica favorevole e florida. Le vite perdute in quella guerra sono solo un prezzo necessario e sgradevole. Alla popolazione irachena, dopo la conclusione formale della guerra, sono state imposte condizioni economiche proprie dell’ “integralismo liberista”, favorendo lo sfruttamento delle ricchezze territoriali da parte delle potenze estere, impoverendo e umiliando un popolo e una società che già, con l’oligarchia di Saddam Hussein, erano tremendamente schiacciati. Dalla padella nella brace, come si dice.
Mentre leggo e rifletto su queste nefandezze, che Klein ha l’abilità di collegare ai metodi shockanti delle torture attuate dalla CIA a Guantanamo e altrove, mi ritrovo a leggere la vita del signor nessuno contenuta in Blatta. Ponticelli inventa una società nichilista e liberticida, dove in nome della vita eterna sono stati sacrificati tutti i diritti umani, anche i più semplici e comuni, come la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali.
L’idea non è certo nuova. Ma il libro funziona grazie alla prosa asciutta ed evocativa, e soprattutto grazie a un disegno forte, sporco, espressionista, claustrofobico. Ponticelli mette in scena tutta la sua abilità grafica in un modo per nulla scontato e per nulla esibito. Le scelte, dalle inquadrature, al tratteggio, alla caratterizzazione dei personaggi, sono mirate e funzionali al racconto. Si nota una perfetta sinergia tra conduzione della storia e forza del disegno, tanto che mi sono convinto del fatto che sceneggiatura e realizzazione delle tavole sono andate avanti di pari passo, senza una specifica soluzione di continuità. Un lavoro da autore di razza, insomma. E una delle sue prime prove da autore completo, tra l’altro.
Ecco, il dubbio che avevo alla base del racconto, mi è stato in qualche modo spazzato via dal libro della Klein. Mi chiedevo cosa avrebbe permesso una totale perversione del sistema culturale, politico ed economico come quello descritto in Blatta. La risposta è in Shock Economy: è accaduto uno shock che non so descrivere né immaginare, ma al quale la scuola di Friedman e le sue frattaglie politiche sono state pronte a sfruttare in quel preciso momento. Si allenano tutta la vita per essere pronti.
Insomma, nella mia mente, un'opera rinforza l’altra, e sono da oggi per me inscindibili. Un plauso all’immaginazione, quindi, nella giornata in cui si piange la morte del meraviglioso, inarrivabile James Ballard. Sarebbe troppo lungo elencare quante cose l’autore ha saputo anticipare con i suoi racconti. Lascia una società che ha compreso, forse, come nessun altro.
E che appare ben rappresentata nelle sue estreme conseguenze da Blatta e da Shock Economy.
Harry.
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