Bastava ch'ella avesse la virtù di non cedere a quella spossatezza, bastava ch'ella non si accasciasse, bastava che la nuova aria l'entrasse nei pulmoni, le accelerasse il sangue. Questa fiducia le ravvivava lo spirito, la faceva essere quasi ilare, le faceva amare i clamori infantili, di cui Eva rallegrava le stanze, le faceva amare li squilli di canto di cui la nuora empiva le volte.
Quel profumo di giovinezza umana che saliva tutt'intorno, e quella benevolenza della stagione nascente l'eccitavano, le davano una specie di energia momentanea che certi liquori dànno, la turbolenta sollevazione di vita che ha l'infermo se oda una musica allegra passare.
Gabriele D'Annunzio, Il libro delle vergini
lunedì 25 novembre 2013
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