Non c’era la minima turbolenza, e quella pace continuava. Il vento passava tra i pini, le ombre si allungavano e un gatto selvatico scivolò furtivo tra i cespugli. In quel silenzio c’era movimento, e il movimento non era distrazione. Non c’era nessuna attenzione fissa da cui essere distratti. C’è distrazione quando l’interesse principale si sposta; ma in questo silenzio c’era assenza d’interesse, onde non c’era niente da cui allontanarsi vagando. Il moto non era allontanamento dal silenzio, ma parte di esso. Era la pace, non della morte, non della decadenza, ma di una vita in cui era totale mancanza di conflitto. Nella maggioranza di noi, la lotta del dolore e del piacere, l’impulso dell’attività ci danno il senso della vita; e se quell’impulso ci fosse tolto, noi ci sentiremmo perduti e in breve saremmo disintegrati. Ma quella pace e il suo movimento era creazione che si rinnovava di continuo. Era un movimento che non aveva un principio e pertanto non aveva fine; e non era continuità. […] I molti trucchi della mente scaltra erano del tutto assenti. […]
Questo silenzio non è della mente e quindi la mente non può coltivarlo o identificarsi con esso. Il contenuto di questo silenzio non è misurabile a parole.
Jiddu Krishnamurti - La mia strada è la tua strada
domenica 13 novembre 2011
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