Quando il sole comincia a levarsi sui campi
e una luce multiforme inonda le terrazze,
una parte dell'anima si rifugia e si chiude,
l'altra viaggia nell'aria che accarezza la terra
e un'illusione vaga si accende e si cancella
vola sulla pianura come arando nei sogni
si ferma sulla chioma di quell'unica quercia
come goccia di un'acqua assente e anelata.
Il dolce crepitio della pioggia che cade
a un tratto è soffocato
da una lamentazione acuta incontenibile
e aspramente erotica dell'asino.
I bambini che passano correndo a piedi nudi
prolungano il sospiro umido della terra,
mi aprono nel petto un canale percorso
inaspettatamente
dal ricordo bruciante di ciò che non ritorna,
dal sapore agrodolce,
dall'incanto sospetto
degli atti che consuma la memoria,
parole costruite,
cristallo che ora sfida
l'inflessibile compito del tempo,
che è di pietra.
di Martha Canfield
giovedì 22 settembre 2011
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