In metropolitana, dentro fuori.
Ascolto le emozioni nelle parole che rimbalzano da una persona a un'altra.
Sono come gli stridii feroci che arrivano dai finestrini, come gli infrasuoni che muovono le viscere in vibrazioni nervose. Provo ad accogliere, senza respingere, sapendo di perdere.
Mi sento un accumulatore e un distributore di emozioni.
Oggi bevo un caffè dopo mesi, per errore.
Una mia collega mi dice, odio il caffè, ma lo bevo tutti i giorni per la compagnia.
Credo nella compagnia dell'armonia. Accumulo e distribuisco. Le mie difese sono inutili. Oggi lo so. Ma il mio corpo e la mia mente cercano di convincermi del contrario. Incoscienti.
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