mercoledì 23 maggio 2012

Improvvisazione



Da un'intervista a Sonny Rollins sulla rivista Musica Jazz, alcuni interessanti spunti per capire meglio il jazz e la pratica dell'improvvisazione. Da questo punto di vista, è semplice comprendere anche il legame tra musica e crescita personale.

[…] E come si definisce, o si spiega, l’improvvisazione musicale?
[…] Il punto è che in realtà si deve essere creativi: improvvisazione significa creatività. È come la vita: ogni giorno è diverso da quelli che l’hanno preceduto. In questo momento splende il sole e ieri c’era un temporale; anche questa è improvvisazione jazz; si usa una serie di strumenti per creare una musica che rispecchia l’esistenza stessa. Si suona un certo brano, ma lo si suona in modo da creare ciò che sentiamo. Possiamo farci quel che vogliamo: la creazione di qualcosa è un atto divino. Non dobbiamo sederci e suonare sempre le stesse note: quello è un certo tipo di musica, ma nell’improvvisazione jazz si arriva a essere i creatori della musica. È una musica meravigliosa e diversa da tutte le altre; ci dà libertà.

E per avere una buona improvvisazione?
Bisogna saper suonare ma dimostrare anche intelligenza, sensibilità, saper essere a volte teneri e a volte bruschi, tirar fuori tutto da dentro, dalla propria esperienza e dalla propria vita: è quello che chi suona riesce a fare. Per me l’improvvisazione è la forma più alta di espressione, perché dà all’individuo la possibilità di creare. Dipende tutto da quello che ti è successo quel giorno: magari hai litigato con tua moglie, oppure hai dato un bacino a un bimbo ed è stato bellissimo. Questo è quanto viene fuori nella musica: sono le tue emozioni che sgorgano liberamente. Suonare cose scritte da altri va benissimo – non voglio dire niente contro altri tipi di musica – ma quando uno improvvisa esprime la forma più alta di avventura musicale.

Da Musica Jazz del dicembre 2011

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