giovedì 30 dicembre 2010
Cucina vegana a Natale
Per il pranzo di Natale ho cucinato vegano.
Ecco il menù:
Risotto alla zucca (con curcuma e cipolla)
Radicchio alla piastra (condito con olio extra-vergine, sale integrale aromatizzato, aceto balsamico)
Broccoli stufati alla maniera dell'India del sud (con cumino, semi di senape nera, curcuma, assafetida, coriandolo e succo di limone)
Lenticchie dorate (con mele, cipolle e curry)
Insalata mista (con radicchio, arancia, noci, carota, finocchio)
Tempeh fritto in salsa di soia.
Il tutto accompagnato da due pani fatti in casa. Uno con farina integrale, semi di sesamo e salsa Tahin. L'altro con farina di kamut e semi di papavero.
Ricettari di riferimento:
Cucchiaio verde
Vegan
La cucina ayurvedica
La cucina etica
Citazione Gabo #112
Oggi io e Gabo litighiamo. Proprio così. Un bel litigio.
Verso sera ci guardiamo, un po' imbronciati. Ci osserviamo negli occhi e poi, insieme, sorridiamo.
Lo prendo tra le mie braccia, come riconciliazione. Si abbandona un attimo, poi dice
Che puzza.
?
Puzzi.
L'odore della rabbia, penso. E vado a fare una doccia.
Verso sera ci guardiamo, un po' imbronciati. Ci osserviamo negli occhi e poi, insieme, sorridiamo.
Lo prendo tra le mie braccia, come riconciliazione. Si abbandona un attimo, poi dice
Che puzza.
?
Puzzi.
L'odore della rabbia, penso. E vado a fare una doccia.
martedì 21 dicembre 2010
21. L’individuo e la società
Noi siamo entità sociali così come siamo individui; siamo cittadini e uomini nello stesso tempo, divenienti distinti nel dolore e nel piacere. Se deve esserci pace, dobbiamo comprendere il giusto rapporto tra l’uomo e il cittadino. Naturalmente, lo Stato ci preferirebbe del tutto cittadini; ma questa è la stupidità dei governi. Noi stessi ameremmo cedere l’uomo al cittadino, perché essere cittadino è più facile che essere uomo. Essere un buon cittadino significa funzionare efficientemente nel quadro di una data società. Al cittadino si richiedono efficienza e conformismo, poi che lo rendono duro e spietato; e allora egli è capace di sacrificare l’uomo al cittadino. Un buon cittadino non è necessariamente un uomo buono; ma un uomo buono è tenuto ad essere un buon cittadino, quali che siano la sua società e il suo paese. Poiché egli è innanzitutto un uomo buono, le sue azioni non saranno antisociali, egli non si porrà contro un altro uomo. Vivrà in cooperazione con altri uomini buoni; non cercherà autorità, perché non ha autorità; sarà capace di efficienza senza la spietatezza che l’accompagna. Il cittadino tenta di sacrificare l’uomo; ma l’uomo che sta cercando l’intelligenza più alta naturalmente eviterà le stupidità del cittadino. Così lo Stato sarà contro l’uomo buono, l’uomo d’intelligenza; ma quest’uomo è libero d’ogni governo e paese.
[…]
Lo Stato, la presente società non si occupano dell’uomo interiore, ma solo dell’uomo esteriore, del cittadino. Essi possono negare l’uomo interiore, ma questo sopraffà sempre quello esteriore, distruggendo i piani abilmente studiati per il cittadino. Lo Stato sacrifica il presente per il futuro, sempre salvaguardando se stesso per il futuro; considera il futuro d’importanza suprema, non il presente. Ma per l’uomo intelligente il presente è della massima importanza, l’oggi e non il domani. Ciò che è può essere compreso soltanto con lo svanire del domani. La comprensione di ciò che è determina la trasformazione nell’immediato presente.
Jiddu Krishnamurti - La mia strada è la tua strada
[…]
Lo Stato, la presente società non si occupano dell’uomo interiore, ma solo dell’uomo esteriore, del cittadino. Essi possono negare l’uomo interiore, ma questo sopraffà sempre quello esteriore, distruggendo i piani abilmente studiati per il cittadino. Lo Stato sacrifica il presente per il futuro, sempre salvaguardando se stesso per il futuro; considera il futuro d’importanza suprema, non il presente. Ma per l’uomo intelligente il presente è della massima importanza, l’oggi e non il domani. Ciò che è può essere compreso soltanto con lo svanire del domani. La comprensione di ciò che è determina la trasformazione nell’immediato presente.
Jiddu Krishnamurti - La mia strada è la tua strada
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lunedì 20 dicembre 2010
Citazione Gabo #111
Gabo corre e salta per il soggiorno, si butta per terra, fa mosse di lotta, accompagna il tutto con strani rumori con la bocca.
Gli chiedo: chi sei, Spider-Man?
Mi risponde: ti sembra che lancio le ragnatele?
No.
Sono Bestiale, Grrrr!
Aiuto!
(alieni di Ben10)
Gli chiedo: chi sei, Spider-Man?
Mi risponde: ti sembra che lancio le ragnatele?
No.
Sono Bestiale, Grrrr!
Aiuto!
(alieni di Ben10)
20. Sensibilità
La realtà non è l’opposto dell’illusione, del falso, e se cercate di affrontarla come opposto, essa non verrà mai in essere. La realtà può essere soltanto quando cessano gli opposti. Condannare o identificare genera il conflitto degli opposti e il conflitto non può dar vita che a ulteriori conflitti. Un fatto affrontato senza emozione, senza negare o giustificare, non porta conflitto. Un fatto in sé non ha un opposto; ha un opposto solo quando c’è un atteggiamento gradevole o difensivo. È questo atteggiamento che erige le muraglie dell’insensibilità e distrugge l’azione.
[…]
L’attività si basa su un'idea, ma non l’azione. Le idee hanno opposti e il movimento in seno agli opposti è mera attività, per prolungata o modificata che sia. L’attività non può mai essere liberatrice.
L’attività ha un passato e un futuro, ma non l’azione. L’azione è sempre nel presente ed è pertanto immediata.
Jiddu Krishnamurti - La mia strada è la tua strada
[…]
L’attività si basa su un'idea, ma non l’azione. Le idee hanno opposti e il movimento in seno agli opposti è mera attività, per prolungata o modificata che sia. L’attività non può mai essere liberatrice.
L’attività ha un passato e un futuro, ma non l’azione. L’azione è sempre nel presente ed è pertanto immediata.
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venerdì 10 dicembre 2010
Facendo ordine...
Una delle scene cardine di Pulp Fiction di Tarantino è quella in cui Samuel L. Jackson sopravvive a una sparatoria, immacolato. Ha un'illuminazione.
Dovrebbe essere morto. Un fantasma che vive, in fede alle circostanze.
La battaglia che combattiamo tutti i giorni, in queste città evolute, è quella delle strade, nelle trincee del traffico. A volte, una voce, un'intenzione si fa sentire alta, quella del suicidio personale, dovuto alle circostanze. Alle condizioni. Per esempio, stanchezza, noia, isolamento. Per quelle stesse circostanze, ti addormenti al volante e muori. Fine dei giochi. Oppure, come Jackson, sopravvivi illeso. L'auto da buttare. Sopravvissuto. Fantasma suicida sopravvissuto.
E devi affrontare le conseguenze, dovute alle circostanze. Come interrogarti su quello che fai tutti i giorni. Sulla correttezza delle tue azioni. E del perché tali azioni, incluse tutte le dipendenze annesse (economiche, sociali, valoriali...), abbiano fatto nascere la possibilità del suicidio.
Ora credo di essere lì. Con in più il mal di gola e due serate di concerti alle porte.
E un sole gioioso come mio figlio Gabo.
martedì 7 dicembre 2010
Faber al Teatro Frigia a Milano
FABER - Non ho una faccia adatta alle mie canzoni
Pensieri, parole e musiche di Fabrizio De André
con
Gaetano Ievolella (voce narrante)
Guglielmo Nigro (voce, piano, djambé)
Stefano Chiodini (sax, flauto traverso)
Venerdì 10 dicembre 2010, ore 21
Sabato 11 dicembre 2010, ore 21
Teatro Studio Frigia 5
MM Precotto, bus 44, 7, 85
tel/fax 02 719096 - 348 2903851
info@quintedicarta.it
Oltre il De André noto al mondo c'era un autore scomodo, schivo, solitario e anarchico. Uno che non amava esibirsi in pubblico perché diceva di non avere una faccia adatta alle sue canzoni. Frugando fra le sue carte e rileggendo appunti e interviste ne abbiamo ricostruito la poetica. Volendo restituire il mito a una dimensione umana, abbiamo indagato il suo rapporto con la religione, l’amore, l’amicizia e con la vita e la morte. Abbiamo ripreso le sue canzoni riducendole al cuore nudo di testo e melodia, lasciando emergere la potenza del canto e la chiarezza delle parole per quello che sono: il grido di un uomo che, per la vita, ha cercato il proprio riscatto nel dare con le sue canzoni a ogni uomo la dignità perduta. Nei tratti, abbiamo cercato di ricostruire il volto meno noto di Faber, quello più intimo. Immuni alle accuse di presunzione, ché le fotografie rendono un unico punto di vista, speriamo solo che lui ci perdoni la nostra poca discrezione.
Intero: 10€ (+quota associativa Quinte di Carta: 3€)
Nota: il teatro ha 60 posti, conviene prenotare!
Pensieri, parole e musiche di Fabrizio De André
con
Gaetano Ievolella (voce narrante)
Guglielmo Nigro (voce, piano, djambé)
Stefano Chiodini (sax, flauto traverso)
Venerdì 10 dicembre 2010, ore 21
Sabato 11 dicembre 2010, ore 21
Teatro Studio Frigia 5
MM Precotto, bus 44, 7, 85
tel/fax 02 719096 - 348 2903851
info@quintedicarta.it
Oltre il De André noto al mondo c'era un autore scomodo, schivo, solitario e anarchico. Uno che non amava esibirsi in pubblico perché diceva di non avere una faccia adatta alle sue canzoni. Frugando fra le sue carte e rileggendo appunti e interviste ne abbiamo ricostruito la poetica. Volendo restituire il mito a una dimensione umana, abbiamo indagato il suo rapporto con la religione, l’amore, l’amicizia e con la vita e la morte. Abbiamo ripreso le sue canzoni riducendole al cuore nudo di testo e melodia, lasciando emergere la potenza del canto e la chiarezza delle parole per quello che sono: il grido di un uomo che, per la vita, ha cercato il proprio riscatto nel dare con le sue canzoni a ogni uomo la dignità perduta. Nei tratti, abbiamo cercato di ricostruire il volto meno noto di Faber, quello più intimo. Immuni alle accuse di presunzione, ché le fotografie rendono un unico punto di vista, speriamo solo che lui ci perdoni la nostra poca discrezione.
Intero: 10€ (+quota associativa Quinte di Carta: 3€)
Nota: il teatro ha 60 posti, conviene prenotare!
venerdì 3 dicembre 2010
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Guglielmo Nigro, salvo dove diversamente indicato.
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esplicitare sempre l'autore e/o la fonte.
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