martedì 22 aprile 2008

Haiku - esercizi quotidiani

Sappiamo come si dice: l'esercizio quotidiano fa bene alla salute.
Da qualche tempo mi diletto in un esercizio semplice e impegnativo. Scrivo almeno un haiku al giorno.
Non è semplice descrivere cosa sono gli haiku. Si tratta di componimenti poetici della tradizione giapponese e orientale, che si caratterizzano per alcuni aspetti:
- sono estremamente brevi, non più di tre righe
- sono ricchi di riferimenti naturalistici
- hanno risvolti intimi, personali, trasformativi
- raccolgono e sintetizzano elementi comuni della vita di tutti i giorni
- nascono al termine di un percorso meditativo

L'ultimo è forse l'aspetto più caratterizzante. Perché se per quanto riguarda la forma, il semplice tentativo di inventare haiku in italiano rappresenta di per sé un tradimento, l'essenza dell'haiku resta quello di arrivare al termine di un percorso di meditazione. Possono bastare cinque minuti di silenzio. Può essere necessario un percorso molto più lungo.
Ecco alcuni esempi di haiku tradizionali:

Nel vecchio stagno
una rana si tuffa.
Il rumore dell'acqua.

Tornando a vederli
i fiori di ciliego, la sera
son divenuti frutti.

In questo mondo
anche la vita della farfalla
è frenetica.

In questo blog, accanto ai racconti dei miei incontri con i personaggi dei fumetti, pubblicherò giornalmente o quasi un mio haiku. Un semplice esercizio quotidiano, che è per me la volontà di lasciare tracce di un percorso in continua evoluzione.

Subito il primo...

per informazioni sugli haiku, consultate la pagina di wikipedia, oppure leggete il bel libretto Haiku della bur

4 commenti:

Milton ha detto...

Ciao Gu,
interessante e pericolosa la tua passione per gli haiku. Rischiosa: importarne la struttura è semplice (computo di sillabe:5-7-5), i temi forse, ma. Banale dirlo, ma l'haiku vive anche di una lettura puramente ideografica. Per esempio. Nel famoso componimento di Matsuo Basho (XVII secolo) "silenzio, nella pietra penetra, il frinire di cicale", tu, lettore distante, per prima cosa t'inciampi nel "silenzio" del primo kanji.
Che è il cuore della poesia, che solo la lettura delle "immagini" illumina (altroché traduzione letterale): l'ideogramma è composto dal simbolo di "porta" e da quello di "albero", come dire che il silenzio è la natura che si intravede appena dall'uscio; di fatti nell'haiku il silenzio è il frinire delle cicale, non la nostra (occidentale) assenza di rumore.
Basta una parola per scoprire un mondo "alla rovescia".
L'haiku è riflessione non solo sull'intraducibilità della lettera, ma per noi lettori un po' poundiani sulla saldatura di parola e immagine...Ehi, aspetta, come diavolo siamo finiti a parlare di fumetti? :)

Milton

disclaimer: ho una conoscenza puramente impressionistica (per ora) del giapponese. Martellatemi sulle dita, se ho scritto cazzate e/o forzatura, per piacere.

Guglielmo ha detto...

come detto, solo l'idea di scrivere haiku in italiano è un tradimento. ma non si può divertirsi senza rompere qualcosa.

certo, la relazione tra segno, parola e senso sa proprio di fumetto...

Guglielmo ha detto...

e dimenticavo una cosa:
nella mia ricerca di haiku, per ora, ho volutamente tralasciato l'aspetto metrico che citi (5-7-5). sbaglio?
può darsi, ma al momento ho deciso di dare più spazio alla sola ricerca espressiva e meditativa.

Larsoniana ha detto...

Ciao Gu, ciao Milton,
è tutto molto interessante... grazie! :)

Tutti i testi e le immagini di questo blog sono (c) di
Guglielmo Nigro,
salvo dove diversamente indicato.
Puoi diffonderli a tuo piacere ma ti chiedo di
esplicitare sempre l'autore e/o la fonte.