martedì 23 dicembre 2014

Damien Rice dal vivo, quest'anno

la soglia


lunedì 22 dicembre 2014

la luce che oscura


crocevia


solstizio d'inverno, fiori di loro





quando cadi, cadi davvero


quella nota fragile


giovedì 18 dicembre 2014

fatti non foste per esser come bruti


mercoledì 3 dicembre 2014

Contro la moderna schiavitù

Per riuscire a sostenere il nostro lavoro di compassione, abbiamo tutti bisogno di una comunità spirituale che ci supporti e ci protegga - una vera comunità, dove esiste vera fratellanza e sorellanza, compassione e comprensione. Non dovremmo fare questo lavoro come cavalieri solitari, come guerrieri isolati. Le radici della schiavitù moderna hanno radici profonde, e le cause e le condizioni, le reti e le strutture che la supportano sono complesse. Per questa ragione dobbiamo costruire una comunità che può proseguire il lavoro di protezione della vita umana non solo fino al 2020, ma più a lungo nel futuro

"In order to sustain our work of compassion, we all need a spiritual community to support us and protect us – a real community, where there is true brotherhood and sisterhood, compassion and understanding. We should not do this work as cavaliers seuls, as lone warriors. The roots of modern slavery run deep, and the causes and conditions, the networks and structures supporting it are complex. That is why we need to build a community that can continue this work to protect human life not just until 2020, but long into the future."

Thich Nhat Hanh

Il testo completo in inglese: http://plumvillage.org/news/thich-nhat-hanhs-speech-at-the-vatican-december-2-2014/

La gioia attraverso la pioggia

La gioia attraverso la pioggia. La vicinanza delle tue piccole mani mentre ti svegli la notte a cercare un sorriso. Esserci sempre, anche quando il ritmo sembra sbagliato. Che poi è la punteggiatura della vita a insegnarci i passi. E attraverso un sorriso la tua voce che dice 'ti sto tutto addosso'. Stammi addosso, che recuperiamo fiato insieme.

lunedì 1 dicembre 2014

Ode all'autunno



Ah, quanto tempo
si è
potuto vivere,
terra,
senza autunno!
Ah, che naiade
oppressiva
la primavera
con i suoi scandalosi
capezzoli
che mostra in tutti
gli alberi del mondo,
e quindi
l’estate,
grano,
grano,
intermittenti
grilli,
cicale,
sudore sfrenato.
Poi,
l’aria
reca di mattina
un vapore di pianeta.
Da altra stella
cadono gocce d’argento.
Si respira
il cambiamento
delle frontiere,
dell’umidità del vento
dal vento alle radici.
Qualcosa di sordo, profondo,
lavora sottoterra
stivando sogni.
L’energia si raggomitola,
la catena
delle fecondazioni
arrotola
i suoi anelli.
Modesto è l’autunno
come i taglialegna.
Costa molto
togliere tutte le foglie
da tutti gli alberi
di tutti i paesi.
La primavera
le cucì in volo
e ora
bisogna lasciarle
cadere come se fossero
uccelli gialli:
Non è facile.
Serve tempo.
Bisogna correre per
le strade,
parlare lingue,
svedese,
portoghese,
parlare la lingua rossa,
quella verde.
Bisogna sapere
tacere in tutte
le lingue
e dappertutto,
sempre,
lasciare cadere,
cadere,
lasciare cadere,
cadere
le foglie.

Difficile
è
essere autunno,
facile essere primavera.
Accendere tutto
quel che è nato
per essere acceso.
Spegnere il mondo , invece,
facendolo scivolare via
come se fosse un cerchio
di cose gialle,
fino a fondere odori,
luce, radici,
e a far salire il vino all’uva,
coniare con pazienza
l’irregolare moneta
della cima dell’albero
e spargerla dopo
per disinteressate
strade deserte,
è compito di mani
virili.

Per questo,
autunno,
compagno vasaio,
costruttore di pianeti,
elettricista,
conservatore del grano,
ti dò la mia mano da uomo
a uomo
e ti chiedo di invitarmi
a uscire a cavallo
per lavorare insieme a te.
Ho sempre voluto
essere l’apprendista
dell’autunno
essere il piccolo parente
del laborioso
meccanico delle cime,
galoppare per la terra
distribuendo
oro,
oro inutile.
Ma, domani,
autunno,
ti aiuterò a ripartire
foglie d’oro
ai poveri della strada.

Autunno, buon cavaliere,
galoppiamo,
prima che ci sorprenda
il nero inverno.
E’ duro
il nostro lungo lavoro.
Andiamo
a preparare la terra
e a insegnarle
a essere madre,
a riparare le sementi
che nel suo ventre
dormiranno protette
da due cavalieri rossi
che girano per il mondo:
l’apprendista dell’autunno
e l’autunno.

Così dalle radici
oscure e nascoste
potranno uscire danzando
la fragranza
e il velo verde della primavera.


Testo in lingua spagnola
Ay cuanto tiempo
tierra
sin otoño,
cómo
pudo vivirse!
Ah qué opresiva
náyade
la primavera
con sus escandalosos
pezones
mostrándolos en todos
los árboles del mundo,
y luego
el verano,
trigo,
trigo,
intermitentes
grillos,
cigarras,
sudor desenfrenado.
Entonces
el aire
trae por la mañana
un vapor de planeta.
Desde otra estrella
caen gotas de plata.
Se respira
el cambio
de fronteras,
de la humedad al viento,
del viento a las raíces.
Algo sordo, profundo,
trabaja bajo la tierra
almacenando sueños.
La energía se ovilla,
la cinta
de las fecundaciones
enrolla
sus anillos.
Modesto es el otoño
como los leñadores.
Cuesta mucho
sacar todas las hojas
de todos los árboles
de todos los países.
La primavera
las cosió volando
y ahora
hay que dejarlas
caer como si fueran
pájaros amarillos.
No es fácil.
Hace falta tiempo.
Hay que correr por todos
los caminos,
hablar idiomas,
sueco,
portugués,
hablar en lengua roja,
en lengua verde.
Hay que saber
callar en todos
los idiomas
y en todas partes,
siempre
dejar caer,
caer,
dejar caer,
caer,
las hojas.
Difícil
es
ser otoño,
fácil ser primavera.
Encender todo
lo que nació
para ser encendido.
Pero apagar el mundo
deslizándolo
como si fuera un aro
de cosas amarillas,
hasta fundir olores,
luz, raíces,
subir vino a las uvas,
acunar con paciencia
la irregular moneda
del árbol en la altura
derramándola luego
en desinteresadas
calles desiertas,
es profesión de manos
varoniles.
Por eso,
otoño,
camarada alfarero,
constructor de planetas,
electricista,
preservador de trigo,
te doy mi mano de hombre
a hombre
y te pido me invites
a salir a caballo,
a trabajar contigo.
Siempre quise
ser aprendiz de otoño,
ser pariente pequeño
del laborioso
mecánico de altura,
galopar por la tierra
repartiendo
oro,
inútil oro.
Pero, mañana,
otoño,
te ayudaré a que cobren
hojas de oro
los pobres del camino.
Otoño, buen jinete,
galopemos,
antes que nos ataje
el negro invierno.
Es duro
nuestro largo trabajo.
Vamos
a preparar la tierra
y a enseñarla
a ser madre,
a guardar las semillas
que en su vientre
van a dormir cuidadas
por dos jinetes rojos
que corren por el mundo:
el aprendiz de otoño
y el otoño.
Así de las raíces
oscuras y escondidas
podrán salir bailando
la fragancia
y el velo verde de la primavera.

Pablo Neruda
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