martedì 21 gennaio 2014

Ode della Leggerezza

La leggerezza è bella.
La leggerezza è il respiro.
È il sorriso di mio figlio.
È una foglia che si muove nel vento.
È una corsa in riva al mare.
È nuotare.
È l'amore quando non si muore.
È il pensiero della gioia che verrà...

Ma la leggerezza non può essere una necessità.
O una volontà.
Perchè se no è una coperta, un velo, un'illusione
Messa lì bell'apposta per nascondere il dolore.
La leggerezza, se non c'è, ha una ragione.
Si sottrae per dar spazio a un compito difficile
Ma necessario:
Guardar dentro nel buco che ti oscura
Nella fauce che consuma
Per trovare il  modo più autentico che puoi
Per curare le ferite che non vuoi.

La leggerezza va e viene
Come il  dolore
La pace
La rabbia
L'amore.

Ma se è voluta e cercata a tutti i costi
È una menzogna e sono solo cazzi nostri.

Dall'alto

giovedì 16 gennaio 2014

mi fido di te?







va tutto bene

quello che fai mentre imparo



quello che resta, sale verso il cielo

la grande speranza

Scorrete lacrime, disse il poliziotto

mercoledì 8 gennaio 2014

Delle tre memamorfosi

Tre metamorfosi dello spirito io vi narro: come lo spirito
divenne cammello, e il cammello leone, e il leone
fanciullo.
Molte cose gravi sono per lo spirito, per lo spirito forte
e paziente dove impera il rispetto: il suo vigore brama
ciò che è pesante, ciò che v'è di più pesante.
Che v'è di pesante? questo chiede lo spirito paziente;
e s'inginocchia al pari del cammello, e vuole lo si carichi
molto.
Che v'è di più pesante, o eroi? così chiede lo spirito
paziente; ditemelo affinché me lo addossi e mi rallegri
della mia forza.
Non è questo: umiliarsi per far soffrire il proprio orgoglio?
Mettere in luce la propria follia per deridere la
propria sapienza?
O non è questo: disertare la nostra causa quand'essa
celebra la sua vittoria? Salir su gli alti monti per tentare
il tentatore?
Oppure è questo: nutrirsi delle ghiande e dell'erbe
della conoscenza e soffrir la fame dell'anima per amore
della verità?
O forse è quest'altro: esser malati e rimandare i consolatori,
e stringer amicizie con sordi che mai non odono
ciò che tu vuoi?
O questo invece: discender nell'acqua putrida, se è
l'acqua della verità, senza cacciar da sè i ranocchi viscidi
e i rospi schifosi?
Oppure: amare coloro che ci disprezzano e tender la
mano al fantasma quand'esso vuole incuterci spavento?
Lo spirito paziente prende su di sè tutti questi pesanti
fardelli: simile al cammello che, caricato, si affretta verso
il deserto, egli si affretta verso il proprio deserto.
Ma nel deserto più solitario accade la seconda metamorfosi:
lo spirito divien leone che vuol conquistar la libertà
ed esser signore nella sua solitudine.
Egli cerca qui il suo ultimo padrone: vuole divenirgli
nemico come al suo ultimo Dio; vuole combattere con
l'immane drago per la vittoria.
Qual'è questo drago immane che lo spirito non vuole
più oltre chiamar suo padrone e suo Dio? Il drago immane
si chiama «tu devi». Ma lo spirito del leone dice:
«io voglio».
«Tu devi» gli sbarra il cammino scintillante di scaglie
d'oro, e gli splende su ogni scaglia «tu devi!».
Valori di millenni risplendono su quelle scaglie e così
parla il più potente fra i draghi: «Tutti i valori delle cose
– rifulgono su di me».
«Ogni valore fu già creato e io tutti li rappresento. In
verità non deve più esistere l'io voglio». Così parlò il
drago.
Fratelli miei, che bisogno v'è del leone nello spirito?
Non è sufficiente la bestia da soma che si rassegna e si
umilia?
Anche il leone non può ancora crear dei valori novelli:
ma procurarsi libertà per opere nuove – questo può la
forza del leone.
Procurarsi libertà, opporre una negazione divina allo
stesso dovere: questo, o fratelli, è il fine pel quale occorre
il leone.
Arrogarsi il diritto di crear nuovi valori – è la conquista
più terribile per uno spirito paziente e rispettoso. In
verità questo è per lui un atto feroce di animale rapace.
Come il suo bene più santo egli amava un tempo il
«tu devi»; ora egli è costretto a trovar illusione e menzogna
anche nelle cose più sacre, per conquistarsi la libertà
a prezzo del suo amore: occorre il leone per tale conquista.
Ma dite, fratelli miei, quale cosa mai può fare il fanciullo
che non possa il leone? Perchè il leone deve ancor
trasformarsi in fanciullo?
Il fanciullo è innocenza, oblio; un ricominciare, un
gioco, una ruota che gira su se stessa, un primo movimento,
una santa affermazione.
Sì, per il gioco della creazione è necessaria una santa
affermazione, o fratelli: lo spirito vuole ora la sua vo-
lontà, chi ha perduto il mondo vuole conquistare il suo
mondo.
Vi nominai tre metamorfosi dello spirito: come lo
spirito divenne cammello, e come il cammello leone e,
infine, il leone fanciullo. –
Così parlò Zarathustra. E a quel tempo egli dimorava
nella città che è detta: la Giovenca Variopinta.

da Così parlo Zarathustra, ed. Monanni, 1927, trad. di Domenico Ciampoli

immortale

ricordi quando quel giorno ti ho detto non ci lasceremo mai?

di quale libertà parli?

deposte le armi

il tempo per fermarsi
lo spendo correndo

venerdì 3 gennaio 2014

Eterno ritorno

Ognuna delle cose che possono camminare, non dovrà forse avere già percorso una volta questa via? Non dovrà ognuna delle cose che possono accadere, già essere accaduta, fatta, trascorsa una volta?
E se tutto è già esistito: che pensi, o nano, di questo attimo? Non deve anche questa porta carraia esserci già stata? E tutte le cose non sono forse annodate saldamente l'una all'altra, in modo tale che questo attìmo trae dietro di sé tutte le cose avvenire? Dunque anche se stesso?
Friedrich Nietsche, da Così parlò Zarathustra

Ripetizione fotografica

Ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più ripetersi esistenzialmente.
Roland Barthes (da qui)

si inseguivano alla velocità del tempo

l'ordinarietà delle cose

la preparazione del giorno

ultimo amore

tutto mi parla di Te

l'origine del pianto

gioco di ruolo: la maestra





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