giovedì 17 ottobre 2013

L'errore di Letta su Alitalia

A Roma il protezionismo industriale è tornato di
moda. E non è un bello spettacolo. L’acquisizione
di Telecom Italia, società italiana delle telecomunicazioni
e molto indebitata, da parte della sua
rivale spagnola Telefónica, ha fatto scattare vari
appelli al governo perché bloccasse l’accordo per
motivi di sicurezza nazionale. L’Italia ha bisogno
degli investitori stranieri per mettere ine alla crisi
economica, ma i politici sono troppo occupati
ad avvolgersi nel tricolore per accorgersene.
L’esempio più clamoroso di quest’ondata di
nazionalismo economico è quello di Alitalia, l’ex
compagnia aerea di bandiera. Cinque anni fa stava
per fallire e l’allora presidente del consiglio
Silvio Berlusconi si oppose ferocemente alla sua
acquisizione da parte del gruppo Air France-Klm,
insistendo perché restasse italiana. Preferì venderla
a un gruppo di imprenditori, la maggior parte
dei quali non aveva alcuna esperienza nel settore.
E i pesanti debiti della compagnia furono
scaricati sulle spalle dei contribuenti. Ma l’operazione
non ha rimesso in sesto l’azienda. Alitalia è
di nuovo sull’orlo del fallimento e il governo ha
deciso di fare lo stesso errore del 2008. Poste italiane
fornirà ad Alitalia 75 milioni di euro di capitale.
La logica industriale che si nasconde dietro
questo matrimonio è sconcertante. Non c’è nessuna
sinergia tra una linea aerea e un vettore postale
e, dato che Poste italiane appartiene allo
stato, l’operazione puzza di aiuti di stato mascherati.
Senza contare che l’accordo non porterà
nuove competenze per aiutare Alitalia a decollare.
Una soluzione migliore sarebbe venderla a
una compagnia straniera. Air France-Klm, che
già possiede il 25 per cento di Alitalia, è una scelta
possibile.
Questo rigurgito di nazionalismo economico
getta un’ombra sulla sincerità di Enrico Letta, il
quale ha dichiarato più volte di volere attirare in
Italia più capitali stranieri. Ma la strategia scelta
da Roma per Alitalia manda il messaggio opposto.
Dire che il paese è aperto è facile, ma quello
che conta è mantenere la parola quando una
azienda straniera bussa alla porta.

Editoriale del Financial Times, da Internazionel 1022

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