giovedì 9 agosto 2012

Abbasso le mani

Abbasso le mani fino alle tue cosce mentre striscio come sotto una foglia.
Assorbo le poche gocce di rugiada di un’estate secca come un ramo spezzato.
Apro le labbra e ti tocco dove l’ombra è più scura e umida.
Risalgo alla curva morbida del tuo seno dove i capezzoli sono spine che non pungono.
C’è il fiato che ci tiene uniti come un filo di volontà e astuzia
e quello che negli anni sappiamo esserci dati
e i figli che sono i fiori di una primavera eterna.
Il mio ventre sussulta prima di chiudersi in uno spasmo.
Salti di grillo da una foglia all’altra senza nasconderci dietro a un canto e
siamo arrivati e limpidi e uniti e volgari e angelici.
Prima che un’acqua frettolosa e artificiale si porti via tutto
ci abbracciamo come a riconoscerci nelle forme e nelle venature intarsiate dal tempo.
Una leggera brezza calda e nuda entra dalla finestra a sollevare le foglie
e riportarci al presente senza desiderio e attesa per il poco che ci spetta.

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