lunedì 27 febbraio 2012

Un passo al giorno

Inizia prima.
Finirà prima o durerà di più?

Un passo al giorno.

giovedì 23 febbraio 2012

Strange mercy

Bene, ora la vera compensazione alla virata pop del re degli ignoranti.





Oh little one I know you've been tired for a long, long time
And oh little one I ain't been around for a little while
But when you see me, wait 


Oh little one your Hemingway jawline looks just like his
Our father in exile
For God only knows how many years
But when you see him, wait
Through double pain
I'll be with you lost boys
Sneaking out where the shivers won't find you


Oh little one I'd tell you good news that I don't believe
If it would help you sleep
Strange mercy


If I ever meet the dirty policeman who roughed you up
No I, I don't know what
If I ever meet the dirty policeman who roughed you up


I'll be with you lost boys
Sneaking out where the shivers won't find you


St. Vincent, Anne Erin Clark

La terza guerra mondiale

Per compensazione al post precedente su Celentano, un suo brano immortale già morto mai morto...
Quel che volete...



Tecnica ed espressione

Imparare una tecnica può procurarci un lavoro, ma non ci rende creativi; mentre se c'è la gioia, se c'è il fuoco creativo, esso troverà il modo di esprimersi, senza bisogno di studiare un metodo espressivo. Chi vuole davvero scrivere una poesia la scrive e, se possiede la tecnica, tanto meglio; ma perché dare un'enfasi eccessiva a ciò che costituisce solo un mezzo di comunicazione se poi non si ha niente da dire? Quando c'è amore nel cuore, non abbiamo bisogno di cercare il modo di mettere insieme le parole. [...]
Per cantare dobbiamo avere un canto nel cuore, ma poiché l'abbiamo perso ci limitiamo a inseguire il cantante. Senza un intermediario ci sentiamo persi, ma dobbiamo perderci prima di poter scoprire qualsiasi cosa. La scoperta è l'inizio della creatività, e senza creatività, per quanto facciamo, non possono esserci né pace né felicità. [...]
La libertà di creare giunge con la conoscenza di sé, ma la conoscenza di sé non è un dono. Si può essere creativi anche se non si ha un talento particolare. La creatività è una condizione dell'essere in cui la mente non è tutta presa dalle esigenze e dalle attività del desiderio.

Jiddu Krishnamurti, Educare alla vita, ed. Mondadori

Ti penso e cambia il mondo

Ci penso, e poi ne scrivo.
Oltre la retorica e le facile parole, in una direzione o nell'altra, Morandi e Celentanio sono tra i maggiori interpreti melodici della tradizione pop italiana. Non so dire se questo sia un bene o un male. Un segno del tempo che passa, comunque.
Quando uno come Pacifico si impegna e scrive un testo diretto ed efficace, sulla musica facile facile e dolce di Matteo Saggese e Steve Lipson, esce questo duetto che, detto tra noi, vede Morandi una spanna sopra in fatto di interpretazione. Forse Celentano era stanco lui stesso della sua ora di monologo.
Una canzone eloquente, struggente come deve essere, che si regge in piedi grazie alle voci.
L'ascolti una volta, e poi più. E poi basta. Ma quella volta funziona.

 

Gleich wie der regen und schnee vom himmel fallt



Johann Sebastian Bach

lunedì 20 febbraio 2012

Index

c

I'm a collector, I collect anything I find

I never throw anything away that's mine
And I'd collect you too if I was given half a chance
And trap you under the glass and add my autograph

I catalog, I preserve, and I index
And file you into my collectable Rolodex
I keep the rubbish what other people give away
And keep all of the pieces in a metal tray

Hoard - Collect - File - Index
Catalog - Preserve - Amass - INDEX

I'm a collector and I've always been misunderstood
I like the things that people always seem to overlook
I gather up and catalog it in a book I wrote
There's so much now that I forget if I don't make a note
If I collected you and put you in a little cage
I could take you out and study you every day
It isn't easy being me, it's kind of lonely work
My obligation to collecting is my only thirst

Steven Wilson

Promemoria

Essere lì con lui.
Nel gioco, nel sorriso,
nello “scappa che ti prendo”.
Avere gli occhi candidi
e la voce dolce che si merita.

Educare alla vita


untitled, di akab


Proseguono le riflessioni sull'educazione e la scuola.
Oggi riporto alcuni passi di Jiddu Krishnamurti, tratti dal piccolo ma fondamentale testo Educare alla vita, ed. Mondadori (i grassetti nel testo sono miei).

Quando siamo giovani, molto spesso la famiglia e la scuola instillano in noi la paura. Né i genitori né gli insegnanti hanno la pazienza, il tempo o la saggezza di dissipare le paure istintive della fanciullezza che, a mano a mano che cresciamo, dominano i nostri atteggiamenti e giudizi creando numerosissimi problemi. Il giusto tipo di educazione deve prendere in considerazione il problema della paura, perché essa distorce completamente la nostra visione della vita. Essere privi di paura è l'inizio della saggezza, e solo la giusta educazione può determinare quella libertà dalla paura in cui fiorisce l'intelligenza più profonda e creativa.
Premio e punizione per i nostri atti non fanno che rinforzare l'egocentrismo. Agire per amore di qualcuno, in nome della patria o di Dio, conduce alla paura, e questa non può costituire la base di un'azione giusta. Se vogliamo aiutare un bambino a essere premuroso con gli altri, non dobbiamo cercare di comprarlo con l'amore, ma avere il tempo e la pazienza per spiegargli cosa vuol dire essere premurosi.
Non esiste il vero rispetto per l'altro se ci si aspetta un premio, perché la ricompensa o la punizione diventano più importanti del sentimento di rispetto. Se non rispettiamo il bambino, ma ci limitiamo a offrirgli un rinforzo positivo o negativo, non facciamo che incoraggiare l'avidità e la paura. Poiché anche noi siamo stati abituati ad agire in vista di un risultato, non capiamo come possa esistere un'azione libera dal desiderio del profitto.
Il giusto tipo di educazione incoraggerà la sollecitudine e la considerazione per gli altri senza allettamenti o minacce di alcun tipo. Se smettiamo di cercare dei risultati immediati, cominceremo a capire quanto sia importante che entrambi, l'educatore e il bambino, siano liberi dalla paura della punizione o dalla speranza del premio come da ogni altra forma di coercizione; ma finché l'autorità entrerà nella relazione, continuerà a esistere la coercizione.[...]
L'esistenza non sussiste senza relazione, e senza la conoscenza di sé qualsiasi relazione, con una sola persona o con molte, genera conflitto e dolore. Certo, è impossibile spiegarlo completamente a un bambino; ma se l'educatore e i genitori afferrano nel profondo il pieno significato della relazione, allora con l'atteggiamento, il comportamento e il modo di parlare saranno sicuramente in grado di trasmettere al bambino il senso di una vita spirituale, senza troppi discorsi o spiegazioni.[...]
La giovinezza è il periodo in cui crescere aperti e limpidi, e se noi adulti abbiamo la capacità di comprendere, possiamo aiutare i giovani a liberarsi dagli ostacoli cha la società ha loro imposto, o da quelli che essi stessi proiettano. Se la mente e il cuore del bambino non sono plasmati da preconcetti e pregiudizi religiosi, egli sarà libero di scoprire attraverso la conoscenza di sé ciò che è al di sopra di lui e che va oltre.
La vera religiosità non è un insieme di credenze e di rituali, di speranze e paure; se permettiamo al bambino di crescere senza l'ostacolo di queste influenze, allora forse, una volta maturo, comincerà a indagare la natura della realtà e di Dio. Per questo, quando si educa un bambino, sono necessari comprensione e un profondo insight.

domenica 19 febbraio 2012

Haiku 126

Acqua voce rosso
freddo lupo.
Cammino che è notte.

Haiku 125

Lungo corto
breve lento vivo.
Cammino che è notte.

Haiku 124

Il cielo umido
di pioggia vicina.
Un altro sole.

Haiku 123

Fedele a te
che non sei più.
Saluto alla terra.

Haiku 122

Il piede batte, s’alza.
Rinasce il corpofuoco
e danza.

O Heilges Geist - Und Wasserbad BWV165





Johann Sebastian Bach

Intorno al quinto minuto della prima parte inizia un'Aria per Alto, introdotta dall'organo, che è di una dolcezza infinita.

giovedì 16 febbraio 2012

Haiku 121

Avevo sonno.
Il pruno sgela.
Ritarda il riposo.

Nuovi haiku

Da tanto tempo non torno sugli haiku.
Sto lavorando a una breve serie di articoli per il blog di musicoterapia sull'uso degli haiku nella pratica di terapia olistica. Ricercando, ne riporto uno della tradizione giapponese che sento vicino in questo momento.

In questo mondo
anche la vita della farfalla
è frenetica

世の中や蝶の暮らしも忙しき

Kobayashi Issa

mercoledì 15 febbraio 2012

Il potere disciplinare e la scuola

compagni, di akab

Ritorno sul tema della scuola, prendendo spunto dalla concettualizzazione di potere disciplinare espressa dal filosofo Michel Foucault nelle sue lezioni sul potere psichiatrico (Il potere psichiatrico, ed. Feltrinelli). L'istituzione scolastica occidentale risponde ancora, per molti versi, a questo dispositivo di potere, con le sue diverse implicazioni.
Ecco come Foucault descrive il potere disciplinare, soffermandosi, in un passaggio, sulla disciplina scolastica:

Primo, il potere disciplinare esercita una pressione continua che verte non tanto sull’errore, sulla colpa o sul danno, bensì sulla potenzialità del comportamento. Ancor prima che il gesto sia compiuto, deve essere possibile identificare qualcosa, e il potere disciplinare deve intervenire, ma intervenire in un certo senso prima della stessa manifestazione del comportamento, prima del corpo, del gesto o del discorso, a livello di virtualità, della disposizione, della volontà, a livello di quello che potremmo chiamare l’anima. [...]
Secondo, il potere disciplinare ha un carattere panottico: vedere tutto, ininterrottamente, tutti quanti. Esige l’organizzazione di una polarità genetica del tempo; esige che si proceda, inoltre, a un’individualizzazione centralizzata che ha come supporto e come strumento la scrittura; implica, infine, un’azione punitiva e continua sulle virtualità del comportamento che proietta così, dietro il corpo in quanto tale, quella che potremmo chiamare una psiche.
Terzo, il potere disciplinare è isotopico, o per lo meno tende all’isotopia. Ogni elemento di un dispositivo disciplinare occupa un posto ben determinato: è subordinato ad alcuni elementi, e a sua volta ne subordina a sé altri. […] Ma isotopia vuol dire, soprattutto,un’altra cosa, e cioè il fatto che, nel sistema disciplinare, il principio di distribuzione e classificazione di tutti gli elementi implica necessariamente qualcosa come un residuo, e dunque che c’è sempre qualcosa che potremmo definire come l’ “inclassificabile”. […] A fare da ostacolo [ai dispositivi disciplinari] sarà il residuo, l’irriducibile, l’inclassificabile, l’inassimilabile.
[…] È a partire dal momento in cui si impone la disciplina scolastica che vediamo apparire qualcosa come il debole di mente. È solo in rapporto a questa disciplina che potrà esistere un soggetto a essa irriducibile. Colui che non impara a leggere e a scrivere, infatti, comincerà a emergere come un problema, un limite, solo a partire dal momento in cui la scuola segue uno schema disciplinare. […]
In breve, il potere disciplinare presenta questa duplice proprietà di essere anomizzante, vale a dire di ridurre costantemente ai margini un certo numero di individui, di produrre anomia, di far emergere dell’irriducibilità, e al contempo di essere sempre normalizzatore, di inventare sempre nuovi sistemi di recupero, di ristabilire ogni volta, di nuovo, la regola. A caratterizzare il potere disciplinare, insomma, è un perpetuo lavoro della norma all’interno dell’anomia. […] Potremmo dire che il potere disciplinare ha come proprietà senza dubbio fondamentale quella di fabbricare corpi assoggettati e di applicare appunto la funzione-soggetto al corpo. Esso fabbrica, distribuisce, corpi assoggettati. È individualizzante, [ma solo nel senso che] l’individuo [non] è altro che il corpo assoggettato […], imprigionato all’interno di un sistema di sorveglianza e sottomesso a una serie di procedure di normalizzazione. 

La scuola degli animali

anguilla, disegno di akab


Ricordo che ai tempi del mio diploma, venivo rimproverato di un errore inaccettabile dalle isegnanti dell'istituzione scolastica: che esprimessi chiaramente delle preferenze tra le materie, delle inclinazioni, e che seguissi tali inclinazioni. Il problema, per le insegnanti, era che il mio interesse e il mio approfondimento, invece di essere omogeneo in tutte le materie, fosse selettivo.
A queste obiezioni, ho risposto nel tempo maturando la convinzione che sviluppare e assecondare le proprie inclinazioni non potesse in alcun modo essere un difetto. A maggior ragione se a pretendere omogeneità di comportamenti erano insegnani privi di interesse e passione per il loro lavoro e per il compito alto, importantissimo che avevano. Una convinzione che, al tempo, sembrava più cocciutaggine, e che mi costò per tutti e cinque gli anni di scuole superiori l'8 in condotta.
Ricordo anche che, dopo il diploma, ero uno dei pochi tra i miei compagni che aveva sviluppato un'idea chiara su cosa avrebbe voluto fare successivamente. Non importa poi, se tale idea sarebbe mutata, cambiata radicalmente nel corso degli anni. Queste metamorfosi sono parte della vita.

Ma che scuola è quella che ti costringe a scappare dalla tua vocazione, dalle tue inclinazioni, che non stimola la tua intelligenza emotiva, che non ti permette di sviluppare un rapporto critico e riflessivo con la realtà che ci circonda? Dove, anzi, il pensiero critico è visto come un ostacolo alla realizzazione delle lezioni, di un programma rigido prestabilito?
Una storia che prendo in prestito da un libro di Osho (I libri del Fiore d'Oro, che è una miniera di spunti) ce lo spiega con una bellissima metafora.

La scuola degli animali
Un giorno, gli animali si radunarono nella foresta e decisero di aprire una scuola. Erano presenti un coniglio, un uccello, uno scoiattolo, un pesce e un'anguilla, che formarono una Commissione Direttiva. Il coniglio proclamava che la corsa doveva essere inclusa nel programma, l'uccello insisteva che il volo doveva esservi incluso, il pesce proclamava che il nuoto doveva essere incluso nel programma, lo scoiattolo proclamava che l'arrampicamento sugli alberi doveva esservi assolutamente incluso. Riunirono tutte queste richieste e scrissero una guida al corso di studi. In seguito insistettero sulla necessità che tutti gli animali seguissero tutti i programmi.
Il coniglio, sebbene avesse guadagnato una "A" nella corsa, scoprì che l'arrampicamento sugli alberi era un problema: fece una caduta rovinosa che gli procurò un danno cerebrale e non poté più correre. Scoprì dunque che, invece di guadagnare una "A" nella corsa, otteneva solo una "C", e naturalmente, nell'arrampicamento sugli alberi, avrebbe guadagnato solo una "F".
L'uccello nel volo aveva dato un bellissimo spettacolo, ma quando dovette scavare una tana nel terreno non fece una figura altrettanto bella: si ruppe il becco e le ali. Ben presto si trovò a guadagnare una "C" nel volo, una "F" nello scavare una tana nel terreno e fece una fatica infernale nell'arrampicamento sugli alberi.
La morale della storia fu che un'anguilla mentalmente ritardata risultò la prima della classe: aveva fatto ogni cosa a metà, ma gli insegnanti erano tutti felici perché tutti gli animali avevano seguito tutti i programmi e definirono il loro corso un' "istruzione su ampie basi".

Osho conclude la storia così: Tutto ciò fa ridere, ma è esattamente così che voi avete fatto. Stiamo davvero tentando di rendere ogni essere umano uguale a tutti gli altri, di conseguenza distruggiamo in ciascuno il potenziale di essere se stesso.

sabato 11 febbraio 2012

Seven swans





We didn't sleep too late
There was a fire in the yard
All of the trees were in light
They had no faces to show
I saw a sign in the sky
Seven swans, seven swans, seven swans
I heard a voice in my mind
"I will try, I will try, I will try
I will try, I will try, I will try"

We saw the dragon move down

My father burned into coal
My mother saw it from afar
She took her purse to the bed
I saw a sign in the sky
Seven horns, seven horns, seven horns
I heard a voice in my mind
"I am Lord, I am Lord, I am Lord"
He said, "I am Lord, I am Lord, I am Lord"
He said, "I am Lord, I am Lord, I am Lord"

He will take you

If you run
He will chase you
He will take you
If you run
He will chase you
Because he is the Lord


Sufjan Stevens

Rabbit will run



Last I saw mother she rose from a chair
When they caught me I'd just finished combing my hair
'Cause a rabbit will run, as a colt does along with the mare
We've all learned the earth while we carried the throne
We dove under the rivers and under our clothes
Now I still have a prayer, as sure as my settling bones

Last I saw mother she covered my ears
When they caught me I offered the captain a beer
'Cause a rabbit will run, and a lion has nothing to fear
We bricked up the garden and oh, what it means
And we've all kissed a virgin as if she were clean
And I still have a prayer, despite all the colors I've seen

And judgment is just like a cup that we share
I'll jump over the wall and I'll wait for you there
Well past the weeds and our vision of things to come

We've all heard the rooster and all been denied
And we've seen through the haze and the spit in our eyes
And I still have a prayer, a well-weathered word to the wise

Last I saw mother she smelled like a rose
When they caught me the captain, he opened my nose
'Cause a rabbit will run, and the wind takes a bird where it blows
We all traded lovers and woke up alone
And we clapped for the king, though our fingers were cold
And I still have a prayer, one that I cannot control

Once I saw mother, she acted surprised
When they caught me the captain, he cried like a child
'Cause a rabbit will run, and good dogs together go wild
We all live in grace at the end of the day
And we've armed all the children we thought we'd betrayed
And I still have a prayer, but too few occasions to pray

And judgment is just like a cup that we share
I'll jump over the wall and wait for you there
Well past the weeds and our visions of things to come

And we've all found a reason for hiding the gun
And we've helped out a few if we've hurt anyone
And I still have a prayer and so be it, I've done what I've done
Last I saw mother, she blew me a kiss
When they caught me the cups caught the blood from my wrist
'Cause a rabbit will run, and a pig has to lay in it's piss
We've all given half to the hand in our face
We've all taken a stone from the holiest place
And I still have a prayer, and I've furthered the world in my wake


Iron & Wine  

giovedì 9 febbraio 2012

Ripetizione

quanti giorni dura la luna piena, mi chiedi?
sorrido, ma hai ragione tu.
quanti giorni non continuativi dura la luna piena?
per sempre?
e dove ti guida?
avere fiducia, avere fede
essere soli

nella ripetizione, è possibile rinnovarsi?
o si è sempre uguali a se stessi?
e la luna?
di quale ripetizione è testimone?

Il prossimo gesto

apri gli occhi
         
          non difenderti
                      ricordati di cosa sei fatto
terra
sangue
catarro
acqua
calcio
grasso
                 
             e non mostrarti ferito
                                  se stai soffrendo
                                                 è solo un'altra fuga
da te stesso
e dal mondo

            fai due passi fuori
                      e non abbassare lo sguardo

poi scegli
          quale sarà
                 il prossimo gesto
                                che ti renderà
libero.

martedì 7 febbraio 2012

The dream





The dream has come and gone
The earth lumbers on
The dream is back in space
Back where it came from

The dream has gone away
The earth could not play
The earth just spins in place
Throwing things away

And I am left behind
Corrupted crushed and blind
All for a dream
That in truth was never really mine

But who was the dream?
Was it you or was it me?
I truly loved which is harder to do
Than to dream of

Don't get me wrong
I wanted to go
I wanted to see
I wanted to know

No, don't get me wrong
I wanted to go
I wanted to see
I wanted to know

I wanted to dream
I just didn't know
How hard it would be
When the dream had to go

When the dream but
Who was the dream?
Was it you or was it me?
Who was the dream?

Was it you or was it me?
I truly loved which is harder to do
Yes, it's harder to do
Yes, it's harder, harder, harder to do
Than to dream of

The dream has come and gone

The dream has come and gone
The earth lumbers on
The dream is back in space 

 
Rufus Wainwright

Quando ritorni

luce luce negli occhi
domani a piccole dosi
il cielo tra le mani
frantumi di ghiaccio
cartilagini spezzate
sole
il vento assente
un corvo e la lontananza
la purezza
immobile

quando ritorni
parla dei tuoi giochi
di legno
è l'età perduta
il ghiaccio nelle tubature
assenza di movimento
a secco
neve nei secchi
accanto alla stufa
parla del pane
e della festa di Natale
e poi taci
e non tornare

Mr. Gaunt Pt. 1000



I fell in love with you
but I know that's just a sky
I don't know where I go 


Soap&Skin (Anja Plaschg) 

Brother of sleep




I dreamed of you
Every day
and every night


lunedì 6 febbraio 2012

Spiracle









When I was a child
I toyed with dirt
an I fought
As a child
I killed the slugs I bored with a bough
in their spiracle
When I was a child
peers pushed me hard
In my head
In my neck
in my chest
in my waist
in my butt
I still beg
please help me

When I was a child
I threw with dung as I fought
As a child, I killed all thugs
and I bored with a bough
In their spiracle
When I was a child
foes pushed me hard
In my
In my neck
in my chest
in my waist
in my butt
I still beg
please help me

When I was a child
I rend my tongue, distraught
As a child
I killed my thoughts
and bored with a bough
In my spiracle
When I was a child
Fears pushed me hard in my head
In my neck
in my chest
in my waist
I never loved
I still beg
please help me

When I was a child
I bred a whore in my heart
A stillborn child
I gasp for -
The devil into my spiracle

I was a child
I was a child
I am a child



Soap&Skin (Anja Plaschg)

Man is the baby



Yearning for more than a blue day
I enter your new life for me
Burning for the true day
I welcome your new life for me
Forgive me, Let live me
Set my spirit free
Losing, it comes in a cold wave
Of guilt and shame all over me
Child has arrived in the darkness
The hollow triumph of a tree
Forgive me, Let live me
Kiss my falling knee
Forgive me, Let live me
Bless my destiny
Forgive me, Let live me
Set my spirit free
Weakness sown, Overgrown
Man is the baby


Antony and the Johnsons

Nato in inverno

Il mio sistema immunitario è stanco.
Stanco lo scorrere del sangue.
Stanca la mia voce.
Stanco il mio sguardo.

Ascolto da lontano le persone intorno
abbagliate dal sole riflesso
nel gelo nevoso di un amplesso
che è raro osservare
e ingegnoso e rude
e cristallino e bello.

Essere vivo in questo inverno
prima del tempo
dopo il ricordo del calore di una nascita
quando ancora la fatica piegò le difese
del corpo e di più,
del cuore.

Essere vivo e tempestivo
quando il giorno si piega nel buio del cielo
e rinchiuso nel gelo
il sorriso si ferma per poi tornare
più bello, più onesto, più ovvio.
Perfetto.

giovedì 2 febbraio 2012

Presenza/assenza

E in questa meravigliosa poesia di Wislawa Szymborska, tutta la gentile potenza e ironia e visione profonda che le apparteneva:


La stazione

Il mio arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.

Eri stato avvertito
con una lettera non spedita.

Hai fatto in tempo a non venire
all'ora prevista.

Il treno è arrivato sul terzo binario.
E' scesa molta gente.

L'assenza della mia persona
si avviava verso l'uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.

A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.

Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.

La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.

L'insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.

E' avvenuto perfino
l'incontro fissato.

Fuori dalla portata
della nostra presenza.

Nel paradiso perduto
della probabilità.

Altrove.
Altrove.
Come risuonano queste piccole parole.

(trad. di Pietro Marchesani)

In memoria



Wisława Szymborska mi era molto vicina, come solo certi poeti possono essere. O certe anime grandi.
Era vicina a molti.
A gennaio, ho regalato un suo libro a Lorelei, dopo averlo tutto pasticciato da miei scritti e brutta prosa che ho riversato in quelle pagine, accanto a quelle straordinarie parole, per la pazienza degli occhi belli e profondi di Lorelei.
Lo dico violando forse un atto intimo, ma Wisława è e rimane vicina, anche dopo la sua morte.
Quel che lascia è più di quel che porta via, forse.
O forse no.
Il ciclo continua.
Un cristallo di ghiaccio per te. Andare via in inverno è più facile, forse.
Tutti i testi e le immagini di questo blog sono (c) di
Guglielmo Nigro,
salvo dove diversamente indicato.
Puoi diffonderli a tuo piacere ma ti chiedo di
esplicitare sempre l'autore e/o la fonte.