martedì 21 dicembre 2010

21. L’individuo e la società

Noi siamo entità sociali così come siamo individui; siamo cittadini e uomini nello stesso tempo, divenienti distinti nel dolore e nel piacere. Se deve esserci pace, dobbiamo comprendere il giusto rapporto tra l’uomo e il cittadino. Naturalmente, lo Stato ci preferirebbe del tutto cittadini; ma questa è la stupidità dei governi. Noi stessi ameremmo cedere l’uomo al cittadino, perché essere cittadino è più facile che essere uomo. Essere un buon cittadino significa funzionare efficientemente nel quadro di una data società. Al cittadino si richiedono efficienza e conformismo, poi che lo rendono duro e spietato; e allora egli è capace di sacrificare l’uomo al cittadino. Un buon cittadino non è necessariamente un uomo buono; ma un uomo buono è tenuto ad essere un buon cittadino, quali che siano la sua società e il suo paese. Poiché egli è innanzitutto un uomo buono, le sue azioni non saranno antisociali, egli non si porrà contro un altro uomo. Vivrà in cooperazione con altri uomini buoni; non cercherà autorità, perché non ha autorità; sarà capace di efficienza senza la spietatezza che l’accompagna. Il cittadino tenta di sacrificare l’uomo; ma l’uomo che sta cercando l’intelligenza più alta naturalmente eviterà le stupidità del cittadino. Così lo Stato sarà contro l’uomo buono, l’uomo d’intelligenza; ma quest’uomo è libero d’ogni governo e paese.
[…]
Lo Stato, la presente società non si occupano dell’uomo interiore, ma solo dell’uomo esteriore, del cittadino. Essi possono negare l’uomo interiore, ma questo sopraffà sempre quello esteriore, distruggendo i piani abilmente studiati per il cittadino. Lo Stato sacrifica il presente per il futuro, sempre salvaguardando se stesso per il futuro; considera il futuro d’importanza suprema, non il presente. Ma per l’uomo intelligente il presente è della massima importanza, l’oggi e non il domani. Ciò che è può essere compreso soltanto con lo svanire del domani. La comprensione di ciò che è determina la trasformazione nell’immediato presente.
Jiddu Krishnamurti - La mia strada è la tua strada

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