venerdì 19 marzo 2010

Il papà e Gabo




Telefono al nonno Bruno e faccio gli auguri al padre.
Il padre nonno.

A casa, il padre figlio che sono recupera Gabo da scuola.
Ha con sé il sacchetto di tela del venerdì, dove infila il libretto della biblioteca scolastica.
Barbapapà.
Lo ripongo sul tavolo del soggiorno.
La sera prima, arrivato a casa quasi alle nove, Lorelei mi sgrida, e poi mi indica un sacchetto con incollato un disegno di Gabo. Dentro il regalo di mamma e cucciolo per il papà figlio che sono io.

Oggi, Lorelei telefona e chiede quale regalo ti ha portato Gabo da scuola?
Regalo?
Nel sacchetto di tela, un'opera figurativa con un sentiero disegnato da fili di lana incollati.
Dietro una poesia. La leggo.

quando ti sono vicino
mi sento così piccino
tu sei alto e forte
e le mie gambe...
sono ancora così corte!!
corte sì, ma super veloci
capaci di correre e di saltare
e che molto lontane
vogliono andare.
ma il sentiero giusto quale sarà?
insegnamelo tu, caro papà!

Un attimo dopo che ho terminato, con voce dolce e un po' imbarazzata, Gabo recita:

quando ti sono vicino
mi sento così piccino
tu sei alto e forte
e le mie gambe...
sono ancora così corte!!
corte sì, ma super veloci
capaci di correre e di saltare
e che molto lontane
vogliono andare.
ma il sentiero giusto quale sarà?
insegnamelo tu, caro papà!

Tutta a memoria.
Telefono a Lorelei, e la recita a lei.
Telefono al papà nonno, e gabo decide che basta, che l'ha recitata già troppe volte.
Metto giù il telefono e lo guardo, mentre diventa grande, e si allarga lo spazio tra me e lui.
Non più lontani, ma più spazio tra noi, per includere il mondo che si fa più grande.
Sarai padre figlio?
Sarò padre nonno?

Non lo so, ma non sperare che il tuo naso resti così piccolo ancora per molto!

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