giovedì 19 novembre 2009

Elsa e il passero


Il mio amico Harry Naybors pubblica sul suo blog (che curo io, ma non cercate di capirci qualcosa) l'ultimo disegno dal blog di Renee French (e lo pubblico anche io qui sopra). Per conoscere qualcosa di Renee vi consiglio di cercare nel blog di Harry e di sfogliare le pagine dell'autrice.

Qualche giorno fa, Elsa, la nostra micia, ha lasciato il corpicino decapitato e sanguinante di un passerotto davanti alla porta di casa. Le piume erano sparpagliate disordinatamente sullo zerbino. L'istinto non si discute, ho pensato. La dolce crudeltà della natura mi colpisce in questi semplici atti animali. La crudeltà di un uccellino straziato e trasceso, la dolcezza dell'offerta di Elsa, che lascia davanti casa dei suoi cari l'esito della sua caccia.
Elsa abita fuori casa. Si muove liberamente per il parco del Curone, si difende dagli agguati di enormi maschi in calore, ci chiede la pappa quando ha fame e ricerca il calore della stufa, in quei pochi momenti in cui le apriamo la porta.
Non lesina fusa, quando la prendo in braccio, ma il suo comportamento cambia con Lorelei e soprattutto con Gabo. Sono cresciuti insieme, i due cuccioli, e hanno imparato a pizzicarsi ed evitarsi. Chi ha la peggio è sempre Gabo. Ieri sera Elsa si puliva sul tappetino della cucina quando con un agguato ha arpionato la calza del piede sinistro di Gabo che passava di lì facendolo volare a terra, lui e la sua enorme astronave in lego. Ha pianto, Gabo, mentre Elsa si rifugiava lentamente sotto al tavolo, per timore della nostra reazione, genitori protettivi.

Vicino allo zerbino pieno di piume, alla destra di quel corpo decapitato e di quelle ossicina senza vita, c'era un grumo di vomito, pappa mischiato carne di passero michiato piume.
Ingorda dilettante.

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