domenica 29 novembre 2009

Discorso di Dharma del 30 settembre 2004


La pratica del Toccare la terra non è un rito iniziativo, né una preghiera, né una superficiale forma di devozione. Thich Nhat Hanh ne disvela alcuni petali in un discorso del 2004.

Questa mattina parliamo di yoga. Yoga è la pratica del connettersi. In genere siamo in uno stato di divisione e yoga è la pratica che può riconnettere e coloro che praticano sono chiamati yogin, perciò siete tutti yogin.

Anche la pratica del Toccare la Terra è una pratica di connessione, di unificazione. A volte questa sembra una pratica di devozione: qualcuno vuole mostrare rispetto a qualcun altro, che sia un genitore o un insegnante o un dio, una divinità.

La pratica devozionale è la pratica del cercare protezione, aiuto e si basa sul fatto che ci si sente persi, si hanno problemi, ci manca qualcosa e ci si rivolge a qualcun altro per ottenere protezione, per ottenere un certo tipo di sostegno e nell’atto di prosternarsi c’è il desiderio di riconnettersi. Perciò anche se può essere una pratica di devozione, c’è anche una pratica di connessione.

A Plum Village è diventata una pratica di visione profonda (insight) e sappiamo che non c’è insight senza il fermarsi e nell’insegnamento del Buddha prima di tutto c’è l’insight del non-sé, dell’interessere e la pratica del Toccare la Terra è la pratica del toccare la nostra natura di interessere.

Sappiamo che anatta, non-sé è un insegnamento fondamentale del Buddha e la pratica del Toccare la Terra è una delle pratiche più potenti e utili per aiutarci a toccare la nostra natura dell’interessere, la nostra natura del non-sé. Perciò lo scopo non è cercare protezione o conforto, ma arrivare all’insight e quell’insight ci può liberare, togliere la sensazione di paura, di solitudine, di disperazione.

Nella nostra vita quotidiana viviamo nella dispersione, non siamo in contatto con noi stessi, il corpo può essere qui, ma la mente è altrove, forse nel passato o nel futuro, forse persa nei progetti, nelle preoccupazioni, nella paura, così corpo e mente non sono uniti. Il respiro consapevole aiuta questi due aspetti della nostra personalità a ricongiungersi. Ogni volta che facciamo un passo o un’inspirazione, dovremmo essere in grado di ricongiungere corpo e mente e realizzare l’unità di corpo e mente e per chi è praticante è così facile! Anche questo è yoga, unione di corpo e mente e quando corpo e mente sono insieme, si è veramente presenti, veramente vivi e si può entrare in contatto con le meraviglie della vita del momento, subito, e si può entrare in contatto col Regno di Dio, con la Pura Terra del Buddha, entrare in contatto con la gioia. Tutto quello che cercate è disponibile nel momento in cui corpo e mente sono uniti. Quando fate un passo siete uno yogin, inspirate e siete uno yogin, quando mangiate in silenzio e in presenza mentale, praticate yoga e potete praticare tutto il giorno.

Stando in piedi state cominciando a toccare la Terra, si congiungono le mani, e non è solamente un’azione del corpo, è anche presenza mentale, perché portate il corpo e la mente insieme, se non unite corpo e mente, lo state facendo meccanicamente e questo non è yoga.

Portate le mani al livello della fronte, per entrare in contatto col cervello, il quartier generale del pensiero, il quartier generale della mente e poi le portate all’altezza del cuore e siete in contatto con le vostre emozioni, le vostre sensazioni, il vostro amore e con cervello e cuore uniti state per toccare la terra, toccate la terra non solo col corpo, ma anche col cuore.

Quindi all’inizio il toccare la terra è un’azione fisica e mentale. È un atto di riunificazione e di resa. Quando siete nella posizione in cui la fronte le mani e i piedi sono in contatto con la terra, siete interamente aperti, non siete più chiusi, ma permettete a voi stessi di essere completamente aperti, perciò è molto utile aprire le mani e mostrarle. Mostrarle a chi? Prima di tutto a voi stessi, mostravi che non nascondete nulla e siete pienamente esposti e nel movimento di aprire mostrate ciò che è dentro di voi, guardate nei cinque skandha e tutto il cosmo è testimone che siete lì, completamente aperti.

Se pensavate di essere qualcuno, con dei talenti, potete dire: ‘Beh, quel certo talento non è mio, mi è stato trasmesso dai miei antenati, la mia conoscenza, la mia abilità non sono miei, non sono me, mi sono stati trasmessi dai miei antenati, dal mio maestro. Non possiedo niente’. E quando vi aprite completamente potete lasciare andare tutti i vostri complessi. Il complesso di superiorità: ‘Sono qualcuno’. Il complesso di inferiorità: ‘Non sono nessuno’. E anche il complesso di uguaglianza: ‘Sono bravo come lui’. Li rimuovete tutti, perché nell’insegnamento del Buddha non c’è un sé reale separato. Siete fatti solo di elementi non-voi. Potete elencarli: fuoco, acqua, terra, antenati, istruzione, situazione economica. Potete rendervi conto che siete fatti dell’intero cosmo e non c’è nulla che potete chiamare me. Così tutti i complessi svaniscono. È molto terapeutico.

Se avete sofferto del complesso di inferiorità e pensavate di non essere niente, di non essere come gli altri, toccando la terra comprendete che siete fatti dell’intero cosmo e tutto il cosmo si è riunito perché voi poteste manifestarvi. Contenete il cielo, la terra,le nuvole, la luna, le stelle, contenete tutti i talenti dei vostri antenati. Forse non avevate permesso a queste cose meravigliose di manifestarsi pienamente, perché eravate catturati da quella specie di formazione mentale chiamata complesso di inferiorità. Quando guardate un’altra persona, che è fatta degli stessi elementi vedete che non c’è ragione di sentire che siete inferiori

È come un giardino con tutti i tipi di fiori: non siete un fiore di loto, siete un crisantemo, ma siete una meraviglia. Un loto è un fiore, ma anche voi siete un fiore e se guardate più in profondità vedete che il loto è in voi e voi siete nel loto, è la natura dell’interessere.

Toccare la terra in questo modo non è più un atto di devozione, con cui implorate o chiedete qualcosa, ma è un atto con cui arrivate all’insight del non sé, dell’impermanenza e del nirvana, perché anche il nirvana è un insight. Entrare in contatto con il nirvana è entrare in contatto con Dio. Dio è disponibile nel qui e ora.

Occorre tempo per toccare la terra in questo modo e quando lo fate insieme come gruppo c’è un’energia potente, perché gli altri praticanti sono degli yogin e vi aiutano a farlo in modo ancora più potente.

Thich Nhat Hanh

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