sabato 31 gennaio 2009

Apocalypticodramatic



Ecco un brano che avrei voluto scrivere.
I Tryo sono pieni di idee, evoluti ma non colti.
Purtroppo di francese capisco poco o niente!
Se qualcuno vuole abbozzare una traduzione...




Tryo - Apocalypticodramatic
(album "Grain de sable", lu 7041 fois)


Apporte moi , mes cachets , serre bien ma camisole , accélère
Encore le son de ta voix ,
ma techno-delire-psy-qué-delic , apocalypticodramatic

Sirène obsédante, métal hurlant, plastique qui raisonne
Aux arcades d'acier de l'oreille entartrés par ton nuit déficient
Hein ?
Aux arcades d'acier de l'oreille entartrés par ton nuit déficient
Des éclairs choppent tes yeux, au hasard
Les lasers t'étranglent et enfonce leurs dards
Cette nuit sucera ma sève, paladadadada , moi je m'enfiche je rêve ( avec un bel accent )

Apporte moi, mes cachets, serre bien ma camisole , accélère
Encore le son de ta voix,
Ma techno-delire-psy-qué-delic , apocalypticodramatic

C'est le grand rassemblement,
Mais c'est la fête ou c'est la teuf des grands
Aux yeux écarquillé et au pupille dilaté et au cœur dressé
Par le battement de cœur qu'elle te prends sans savoir
Ton pauvre cœur qui n'en plus de ne plus pouvoir respirer
Et toi p'tit con , qu'est ce que tu fais là ?
Dis moi , p'tit con tu viens franchir le pas
Mais t'ignore le parfum en ivrant obsédant qui te couvre d'ivresse te transforme en détresse
Et peut faire de ta soirée , comme une éternité à crier

Apporte moi, mes cachets, serre bien ma camisole, accélère
Encore le son de ta voix,
Ma techno-delire-psy-qué-delic , apocalypticodramatic

Raisonnons de la vie de ces quelques uns qui sont restés bloquer sur ton drôle de chemin
Au nom de mon ami malade, qui est au fin fond de son hopital

Apporte moi, mes cachets, serre bien ma camisole, accélère
Encore le son de ta voix,
Ma techno-delire-psy-qué-delic , apocalypticodramatic

Apporte moi, mes cachets, serre bien ma camisole , accélère
Encore le son de ta voix,
Ma techno-delire-psy-qué-delic , apocalypticodramatic

Local

Immagine di Local


Fottuta vita del cazzo, direbbe qualcuno.
Oppure, destino derivante da scelte inciampate.
Ti guardi indietro e ti illudi di ricostruire una storia personale.
Nel silenzio della meditazione
attimo presente attimo meraviglioso
la tua storia non conta più così tanto se non
nel circolo ripetitivo dei soliti pensieri.

Forma, moto, sostanza, immobilità.

Leggere Local è un viaggio attraverso i frammenti di vita di qualcun altro.
Il suo sacrificio, di Megan, è la nostra partecipazione.
Brian Wood scrive il suo capolavoro. Ryan Kelly è all'altezza.
Imperdibile.
Una delle migliori letture uscite nel 2008.
Un plauso a DOUbLe SHOt.
Fottuta vita del cazzo!

giovedì 29 gennaio 2009

Tra il sonno e il faceto


Ieri Spazio Tadini.
Credo fosse lo studio del pittore Emilio Tadini.
Il figlio Francesco organizza tantissimi eventi e iniziative culturali di rilievo.
Vedere il programma sul sito per credere.

Ci si muove in questo spazio circondati da alcuni bellissimi quadri di Emilio Tadini. E poi altri artisti meno conosciuti. E poi oggettistica della più varia. E poltrone a piramide. E una gran quantità di libri d'arte. Nel mezzo la scena teatrale, con Nietsche, Marx e Freud a dirsele di santa ragione. Che poi erano un poco sottotono, sarà la vita, sarà il ricordo.

Come gli orsi con il miele, a cercare quel che dà senso alle cose, che le muove in ogni direzione, suonando a singhiozzo su un pianoforte accordato ma troppo piccolo per le dimensioni della sala, di spalle al pubblico, che di spalle a sua volta ascolta. Oppure no. Potrebbe fingere. Dormire. Gioire.
Non sapere.

Ecco, il gusto di non sapere. Non conoscere il copione e vedere che accade. Non intervenire quando vorresti e viceversa. Pensare, forse le persone si aspettano. Il gusto di aspettare.
"Avreste potuto suonare di più alla fine".
"Avresti dovuto intervenire di più durante lo spettacolo".

Facciamo pace?
Facciamo la prossima volta.

C'era anche una scia di profumo in quel luogo.
Una scia decisa, precisa che rimane.
Romanticazzate.
Fascinazioni visive.

Ricordo una delle ultime personali di Tadini a Milano prima della sua morte. Lo ricordo che raccontava i suoi quadri a un gruppo di persone tra le quali mi ero intrufolato brevemente. Mi colpì come toccava le tele, la fisicità delle sue mani tra quei colori e quel movimento da equilibrista. Mi è rimasto come un bel ricordo.
Una scia di profumo.

Ecco alcune foto.










mercoledì 28 gennaio 2009

Fumetti e concetti

Un'interessante spunto da Harry Naybors sul fare fumetti e spiegare i fumetti. Pubblico con il suo consenso.

Ci sono autori di fumetti che non sanno cosa dire della loro arte.
Di fronte a un fuoco di domande sul significato di certe scelte si sentono in imbarazzo. Nel migliore dei casi dicono non ci avevo pensato. Nel peggiore dicono non mi interessa.
Non per questo sono autori meno bravi. Anzi!
Il loro approccio è molto utile per ricordarci che prima ancora che un lavoro concettuale, quello del fumettista è un lavoro che ha molto più a che fare con il fare. Le sperimentazioni partono spesso da tentativi ed errori realizzati direttamente sulla carta. Molto meno da astrazioni e riflessioni anteriori.
Il lavoro di Gipi ne è un esempio. Come ammette brevemente nel suo blog, di fronte alla mia recensione (e a quella del valido Oliva su UBC) si sente quasi impreparato. Il nostro lavoro è concettualizzare, quello degli autori è fare. In effetti, diffido molto degli "artisti" che parlano più di quanto fanno. Giovanni Allevi è uno di questi. A sentirlo parlare sembra il nuovo Beethoven, a sentirlo suonare sembra l'Eros Ramazzotti del pianoforte (con tutto quel che di negativo si può accostare al nome Ramazzotti).

Quindi, il fumetto si fa. Quindi, il mestiere lo si impara in "strada", sporcandosi le mani.
Per questa ragione, parlando con diversi autori, troverete che hanno cercato di risolvere gli stessi problemi narrativi ognuno con modalità diverse, proprie. Ognuno con il proprio ingegno e la propria fatica. Una bella dispersione di energie, no?
Ma anche una bella sfida sempre nuova. Credo sia anche per questo che il fumetto presenta così tante possibilità espressive diverse, perché è ancora un territorio poco esplorato sul piano concettuale. Certo, c'è alla base un problema legato all'insegnamento del fumetto, così come una latitanza evidente di parte della critica specializzata. Ma sono convinto che si tratti di una caratteristica genetica del fumetto.

Mi ricorda un po' il jazz. Fino agli anni '70 le cose stavano proprio nello stesso modo. L'approccio dei musicisti era prevalentemente espressivo. Le esplorazioni nascevano dal suonare, dalle alchimie di esperienze diverse che si fondevano per creare qualcosa di imprevedibile e unico. E poi?
Lo sviluppo di scuole specializzate, di modelli espressivi riconosciuti, di una critica sempre più affermata e preparata e la stratificazione delle esperienze ha portato un forte inaridimento. Tutto sembra già fatto, suonato, sperimentato. Concettualizzato.
E chi prova ad esprimere qualcosa di originale e sentito, nel jazz, sembra spesso muoversi per differenze o per contrasto rispetto a precisi modelli.
Succederà lo stesso nel fumetto? Mi auguro di no. Le due forme espressive hanno molti aspetti comuni ma molti più aspetti che le differenziano.
Forse un giorno approfondirò le assonanze, potrebbe essere un buon esercizio.

In ogni caso, se qualcuno fosse interessato a leggere una (non)intervista che ben rappresenta un autore della categoria di cui sopra, consiglio quella contenuta nel numero 294 del Comics Journal al grande autore norvegese Jason. L'intervistatore ci prova in ogni modo e Jason risponde continuamente non so, l'ho fatto e basta. Diventa quasi snervante! Non avrei voluto essere nei panni dell'intervistatore.



Ultima nota: anche Gipi ha l'onore (e l'onere) di essere intervistato dalla più importante rivista di critica statunitense. La trovate sul Comics Journal 295.

Harry.

martedì 27 gennaio 2009

Filosofia Live!


Il sottoscritto e Stefano Chiodini saranno comparse musicali.
La ciccia ce la mettono i filosofi. Tutti invitati!

lunedì 26 gennaio 2009

Haiku 98

Il sole invernale
scomposto in graffi rosa
nel cielo del mattino.

sabato 24 gennaio 2009

La geometria


La geometria imita la vita.
Ma è imperfetta. Perchè della vita,
non raffigura l'imperfezione.

martedì 20 gennaio 2009

Ritorno al mondo antico

Circondato dai sorrisi e dai colori...




lunedì 19 gennaio 2009

Haiku 97

L'ombra del cielo
pesante delle nuvole di gennaio
si solleverà presto.

venerdì 16 gennaio 2009

Profondità

giù

-

giù

-

-

giù

-

-

-

giù

-

-

-

-

-

giù

-

-

-

-

-

ok. qui, nelle profondità non mi vede nessuno. i rumori ovattati. sono il movimento dell'acqua. sono il ventre profondo. fatico a sentire i suoni che emetto io stesso. nessuno mi sente.

andate a dar via il culo!

ora torno su.

mercoledì 14 gennaio 2009

Crisalide



Di questi lacerti antropici
Sgretolati irreparabili
Di queste scaglie non più corporee
Arricciate come coriandoli
Stracciati per dispetto
Per essere un calcolo un fluido
Un sistema perfetto
Incompleto e provvisorio

Resterà un sogno? Un ricordo?

Di queste scorie di cellule umori e passioni
Dell'ansimare tra coscienza e istinto tra sublime e minuto?
Di questo odore di pane caldo
In questa notte d'estate cosi piena di stelle?
Di questo spasimo incontenibile chiamato amore?

Per l'ultimo umano esercizio del paragone
Per declinare il confronto di ciò che è stato
Comunque sia stato
Per vidimare il terrore dell'ignoto
Del non essere più e dover ancora diventare

Se questo ignoto stadio dell'essere
(se è)
Se questa forma di vita non informata
Sparisce con l'intuizione
Estranea e superiore
Della dialettica del cosmo
Del segreto del divenire
Quotidiano

Resterà il sogno? Il mio ricordo?

Di queste scorie di cellule umori e passioni
Dell'ansimare tra coscienza e istinto tra sublime e minuto?
Di questo odore di pane caldo
In questa notte d'estate cosi piena di stelle?
Di questo spasimo incontenibile chiamato amore?

Solo chi non ha visto ci crede davvero
Perché chi c'era
Ancora si chiede se era

Solo chi non ha visto ci crede davvero
Perche chi c'era
Ancora si chiede se era

Max Gazzè, 2007

LMVDM


Del libro di Gipi, La Mia Vita Disegnata Male, ho scritto una recensione da oggi online su LoSpazioBianco.it.

Era un po' che non scrivevo di fumetti su LSB. Sono un poco felice.
Spero che l'articolo sia di qualche interesse.
Per me è stato interessante scriverlo.
E tornare a confrontarmi con un esercizio tecnico che non ricordavo così complesso.

Metauro potrebbe essere il prossimo.
Forse.

Il ghiaccio si scioglie, l'acqua scorre

Il nipotino, tre anni, di un mio collega muore oggi.
Le impronte immobili nel ghiaccio sprofondano nel pantano. L'acqua scorre.
L'immobilità del volo di un gabbiano, ricordo di Bretagna, è paura o sicurezza?
Nel fissare la mente sulla morte, sulla nostra trasparenza, mi torna la sensazione delle notti di bimbo, non ricordo l'età, quando nella mia stanza, solo, al buio, chiudevo gli occhi e iniziavano a muoversi i fantasmi. Percepivo movimento di volti in maschera e voci lontane, in un'agitazione d'onda. Alta marea, luna piena.
Era paura della morte? Era l'ombra del peso delle prime responsabilità?
Nel fissare la mente sulla vita, provo a invertire il paradigma. Penso alla vita come al negativo della morte, e non viceversa. Pensiero sciocco.
C'è una ricerca, dall'alba dei secoli, per vivere felici: la comprensione che vita e morte sono solo concetti impropri.
Esisto perché ci sono le condizioni.
Ma è così inafferrabile il pensiero del non essere. Forse è vero, il non essere non è, l'essere non è.
Il gabbiano scende in picchiata nei miei ricordi, mi pizzica col becco là dove fa più male, nel ricordo di quel che ero, della mia timidezza, mentre osservo un ragazzino sperduto seduto alla mia sinistra nel treno verso Milano.
Hai paura?
Io ero terrorizzato. E tremo.
Fa freddo.
Ma il ghiaccio si scioglie e l'acqua scorre.
Le mie cellule si rinnovano ogni giorno. Addio piccole amate gocce d'acqua.

(scorrete lacrime, disse il poliziotto)

Haiku 96

Le parole sono gocce
d'acqua spinte all'evaporazione.
Condenso il pensiero.

Haiku 95

Il ghiaccio si scioglie
e ritorna al moto dell'acqua.
La cimice sbatte le ali.

martedì 13 gennaio 2009

Nonostante tutto


A breve pubblicherò una nuova mail di Harry su festival di fumetto e cultura.
A breve vorrei presentare una bella iniziativa fumettistica che ha a che fare con gli haiku.
Vorrei anche sfornare un po' di haiku nuovi.
Pubblicare un sacco di foto dell'ultimo mese (e più, ho ancora tutte le foto dell'ultima Lucca Comics!).
Vorrei dare il benvenuto ad Aurora Occhicone che è nata l'altro ieri (lo faccio ora? Benvenuta!).
E anticipare delle tante, nuove nascite tra persone che mi circondano.
Vorrei dire perché questo nuovo inasprimento della guerra in Medio Oriente mi deprime.
E raccontare di come il mutamento delle somatizzazioni e il movimento delle tensioni e le trasformazioni psico-fisiche in atto in questo periodo siano esaltanti e spaventose.

Ma, davvero, nonostante tutto e le tante cose che vorrei dire, ora non ne ho voglia. Preferisco mangiare una bella fetta di tiramisù mieloso che ha preparato Lorelei. In attesa che Gabo si svegli.

lunedì 12 gennaio 2009

Occhi lucidi

Gabo chiede
papà, perchè mi scendono le lacrime?

Papà risponde
per il freddo, è colpa del gelo.

venerdì 9 gennaio 2009

Tracce 2008

Ordine sparso. Interpreti e non autori.

Hi Tech Low Fi – Bisca

I Will Survive – Cake’s

Guido Piano – Fabio Concato

Vento In Faccia – Bandabardò

Can’t Take My Eyes Out Of You – The Muse

Cerchi Nell’Acqua – Paolo Benvegnù

Felicità – Lucio Dalla

In Superficie – Bisca

Luna Di Marmellata – Paolo Conte

Io e Te – Paolo Benvegnù

Per Un’Ora d’Amore – Antonella Ruggiero

River Man – Nick Drake

Ain’t No Sunshine – Bill Whiters

Absolute Beginners – David Bowie

Il Mantello e La Spiga – Franco Battiato

Dal Loggione – Paolo Conte

Goccia – Cristina Donà

Quello Che Fu – Franco Battiato

Senza Voltarsi – Marco Parente

Vola – Patty Pravo

Sombody That I Used To Know – Elliott Smith

If It’s Hurting You – Robbie Williams

L’Oceano Del Silenzio – Franco Battiato

Kids – Robbie Williams

Polvere Di Gesso – Gianmaria Testa

Unintended – The Muse

Fresh Feeling – Eels

Megabytes – Max Gazzè

Moderato In Re Minore – Carmen Consoli

Il Dolce Della Vita – Max Gazzè

Il Valzer Di Un Giorno – Gianmaria Testa

Scherzo In Minore – Franco Battiato

Wild Flowers – Ryan Adams

L’Eccezione – Carmen Consoli

L’Autostrada – Daniele Silvestri

Sky Blue – Peter Gabriel

Uva Acerba – Carmen Consoli

Col Tempo – Tetes De Bois

Delicate – Damien Rice

M_Bifo – Rokia Traorè

Cattiva – Samuele Bersani

Cheers Darlin’ – Damien Rice

Remember Me – Placebo

Binario Tre – Samuele Bersani

Ho Visto Nina Volare – Zucchero

Cold Water – Damien Rice

Amore Che Vieni Amore Che Vai – Franco Battiato

Eskimo – Damien Rice

Peau De Fleur – M

Lode All’Inviolato – Franco Battiato

Triathlon – Cristina Donà

Elegia – Paolo Conte

The One That You Love – Rufus Wainwright

Hummingbird – Wilco

Sonno Elefante – Paolo Conte

Quanto Siamo Giovani – Goolij Niger

Settembre – Cristina Donà

Come Faceva Freddo – Nada

In My Arms – Kylie Minogue

Nude – Radiohead

Ma Che Freddo Fa – Nada

Love Is Noise – The Verve

Intimità – Paolo Conte

42 – Coldplay

L’Amore Che – Paolo Conte

Yes – Coldplay

Bella Di Giorno – Paolo Conte

Viva La Vida – Coldplay

Universo – Cristina Donà

Woman Like A Man (Like A Woman) – Damien Rice


Giochi della mente

Mi sveglio alle 6 del mattino, come programmato.
Mi siedo sul letto, respiro al buio.
Mi accorgo che la mia mente cerca quel dolore ricorrente, quello che si deposita in una parte specifica del mio corpo.
Quello che ieri è stato presente tutto il giorno, che mi ha accompagnato durante il lavoro, in ogni respiro.
Non c'è. Vedo la mia mente che si preoccupa incredula.
Dolore dove sei?

Recentemente ha cambiato posizione. Risucchiato dal terzo occhio, ha abbandonato la zona addominale dopo molti, lunghi anni, per posizionarsi ad altezza diaframma. Sono felice dello spostamento. Vedo un'evoluzione in atto.
E stamattina non c'era. Senza l'abituale appoggio, ho spiato la mia mente che lo cercava, seriamente, dicevo. Con determinazione, con costanza, ad ogni respiro, ad ogni passo, sotto la doccia, mentre mi vesto, mentre preparo il the. Ma non c'è.
Finché non arriva.
Mi siedo in meditazione, in soggiorno, al caldo della stufa. Lo ascolto. Dopo 5 minuti scivola via di nuovo. Solo a quel punto, in raccoglimento, la mia mente si rilassa ed arriva a gioirne.
Nuova consapevolezza: le somatizzazioni come punti di riferimento per riconoscerci. Difficile privarsi di questa identificazione. Difficilissimo.
O no?

giovedì 8 gennaio 2009

Coerenza 3

Continuava a suonare
nonostante fosse suonato

Coerenza 2

Continuava ad amare
nonostante fosse amato

Coerenza 1

Continuava a dirsi felice
nonostante fosse felice.

Rientro

I luoghi hanno potere.
Non c'è alcun dubbio.
Hanno un loro respiro,
un loro carico di emozioni.
E conseguenze.

mercoledì 7 gennaio 2009

Sono tremenda


La constatazione di Mafalda, nel calendario in alto a destra, si addice perfettamente al personaggio ritratto nella foto. Notare la bavaglia, che deve essere rigorosamente al contrario.

martedì 6 gennaio 2009

Esordienti


Da Harry Naybors:

Caro amico,
sarà che ho appena terminato di sfogliare per l'ennesima volta Dream Of A Rarebit Fiend di Winsor McKay, sarà che non sono contento di come stanno andando le cose nella Striscia di Gaza e come (non) interviene il nostro governo del neopresidente Obama... sarà, ma ripensavo a casa Bonelli con un certo rammarico.
Il mese di dicembre ha visto l'esordio su due testate ammiraglie, Nathan Never e Dylan Dog, di due nuovi sceneggiatori: il poco conosciuto Davide Rigamonti sulla prima, il più che noto Roberto Recchioni sulla seconda. Entrambe le prove, lo dico subito, sono decisamente deludenti.
Del Dylan Dog di Recchioni ti ho già scritto.
Del Nathan Never di Rigamonti accenno solo che si tratta di una storia con un soggetto debolissimo e trito (che reinterpreta per l'ennesima volta un certo immaginario a la Psyco), una trama noir che si risolve per la forma di un copertone di automobile e per il comportamento incomprensibile di un'azienda che è tangenzialmente coinvolta nella spirale di violenza. Insomma, un soggetto a dir poco stiracchiato, che appare complessivamente infantile. Ma quel che più pesa è la sceneggiatura. Lo sai, anche un pessimo soggetto può essere salvato da una buona scrittura complessiva della storia. Qui al danno si somma la beffa. Rigamonti interpreta perfettamente la parte del classico (e per classico leggasi vecchio) sceneggiatore Bonelli: i dialoghi sono stereotipati, prevedibili e impersonali, il ritmo della storia è senza guizzi, meccaniche le svolte risolutive. Quel che è peggio è leggere ancora oggi, a fine 2008, dopo migliaia di pagine popolari, quei dialoghi irrealistici tra i personaggi che servono solo a spiegare al lettore rincoglionito dal gelo cosa sta succedendo, o dare informazioni pleonastiche su personaggi, contesti, eventi (un solo esempio, il dialogo surreale tra i due guardiani dell'ospedale psichiatrico).
Che questo ti basti per dire dell'eccezionalità negativa della storia.
Trovo anche significativo che entrambi gli esordi siano accompagnati ai disegni dai due autori più rappresentativi delle serie: De Angelis e Brindisi. Di fronte a due sceneggiature simili, i due "veterani" delle serie hanno tenuto il passo, con una prova buona ma spenta. Senza entusiasmo, si direbbe. Ma la scelta di casa Bonelli è testimonianza quanto meno di una cosa: che sui due esordienti si è deciso di investire, eccome. E veniamo al vero problema.
Temo che la responsabilità maggiore per l'insuccesso di questi due esordi non sia dei due sceneggiatori, ma della redazione o, forse, delle logiche che guidano il lavoro di redazione. Tanto che non credo sia possibile dividere tra le colpe reali del meccanismo intrinseco Bonelli e le responsabilità degli autori che ad esso si adeguano a priori, per non rischiare, si direbbe.
Fatto sta che, non volendo scoprirsi e scorpire la propria voce di autori, Recchioni e Rigamonti interpretano un cliché, fanno la parte degli autori automi, generando mostri invece che gemme.
Lo sai, non mi riferisco alla necessità di realizzare rivoluzioni o trasformazioni del personaggio. Quanto di offrire una propria interpretazione che non parta dalla rimasticazione di vecchie storie o vecchie modalità, ma dalla voglia di offrire un punto di vista vivo e vitale di quel personaggio. Se su Dylan Dog, schiavo del meccanismo sclaviano del buonismo e orfano del suo tempo, ciò appare assai difficile, Nathan Never, grazie alle sue continue evoluzioni e al coraggio di altri autori di sviluppare storie più al passo coi tempi, le possibilità le offrirebbe eccome.
Ma il meccanismo è lì. Ed è quello che spegne la forza narrativa di altri validi autori (Diego Cajelli?) o che porta l'ottimo Boselli a realizzare le sue migliori storie su Tex (destino che forse, a breve, condividerà anche Manfredi).
Sono il solo a pensare che qualcosa non funziona?

Hanry.

Vestizione


El ciego

El ciego di violino argentino
non sa che vuol dire
vedere cadere la neve
da dietro le colline.

El ciego di violino argentino
sa cosa vuol dire
sentire cadere la neve
soffice sugli occhi.

Di neve sono fatti
questi giorni freddi
e soffici.
Neve ad occhi chiusi.

El ciego è un brano tradizionale argentino rivisitato da Charlie Haden nel disco Nocturne. Si deve ascoltare qui!



si fa giorno a Bernaga, Perego (LC)

lunedì 5 gennaio 2009

Malcesine 01.01.09





I Nuovi Dei







merita davvero qualche spiegazione?!

Carrucola

I preparativi


e il lancio...



con me e Gabo c'è anche Calimero. Si intravede il suo giuscio bianco.

Haiku 94

Senza timore ascolto
il suono dell'acqua gelida
e vedo i frutti appassire.

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Guglielmo Nigro,
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