martedì 6 maggio 2008

Nuovo Governo


Tempo fa, interno notte.

- Ehi, Slam, passami un’altra birra, vuoi?
- Al volo!
Penombra nella stanza. Strisce di luce bianca passano dalle persiane.
Siamo seduti sul mio divano sfondato che non sa reggere la mia stanchezza e il cinismo di Slam.
- Quanto ancora dobbiamo aspettare, gli chiedo.
- Dipende. Se va come al solito, ci vorranno ancora un paio d’ore. Solitamente si sbronzano e si fanno di quella merda fino alle tre di notte. Prendono un taxi, tornano a casa, si schiantano nel letto e non riprendono conoscenza fino al pomeriggio del giorno dopo.
Lo guardo di sfuggita, mentre parla come un investigatore privato è obbligato a fare. Ho letto un sacco di libri, sono un esperto.
Nella penombra il suo profilo da pugile in pensione sembra ancora più spezzato. Mi concentro per un attimo sul significato della violenza nella sua vita.
- Con quante persone ti sei pestato?
Schiaccia il tasto del telecomando, buio – luce, nuove pulsazioni ritmiche e cromatiche.
- Quando?
- In vita tua, intendo.
- Chi lo sa, più di cinquecento?
- Togli il pugilato.
- Ah, fammi pensare. Settanta, ottanta?
- Ogni volta a rischio della tua vita?
Non potevo nemmeno sopportarne l’idea.
- Quasi sempre.
- Io mi sono pestato solo due volte. La prima avevo quattordici anni e le ho date a un mio compagno di scuola. Non ne potevo più di essere preso di mira. Ero timido, impacciato e chiuso, ma quella volta la rabbia ha fatto tutto quanto. Da allora non mi ha più infastidito.
La seconda volta mi sono difeso dall’ira di un mio vicino di casa che aveva scoperto che la sua ex se la spassava con me. Avevo sedici anni. Le ho prese e le ho date. Il giorno dopo, dolorante, mi resi conto di essere incapace di picchiare per fare male. Tutto qui.
Bevo un altro sorso di Bock ripensando a quegli scontri ridicoli. Mi chiedo se quelle reazioni erano già misura di quello che sarei stato nel futuro.
- Ti sei fatto valere? mi chiede Slam senza guardarmi.
In televisione si stanno parlando tutti addosso, vincitori e vinti. Il teatrino infinito della porno-politica.
- In un certo senso si. Ed era tutto per me, in quel momento. Ma picchiarsi per sopravvivere…
- In molte parti del mondo succede continuamente ogni giorno. Da noi, succede solo alle persone speciali che fanno una vita speciale.
- Sei un fortunato figlio di puttana, gli dico sorridendo. La voce si perde nel caos delle percentuali elettorali.

Slam è un vecchio amico di Selina. Selina è una vecchia amica di Mary Jane. Mary Jane ha una storia con Vinceno. Vincenzo è amico mio. Il giro si chiude. Abito in una casa nella periferia, da quattro soldi al mese di affitto, e ho per vicini un bel gruppetto di bastardi spacciatori. Sono mezze seghe sbandate che credono di essere al centro del mondo solo perché hanno la roba, e la roba è soldi, potere e figa. Tutte le notti vanno avanti fino a tardi ad ascoltare musica hip hop e a urlare. È un porto di mare. Ragazzini, adulti, vecchi di quarant’anni entrano ed escono a ogni ora.
Slam sta seguendo un tossico che si scopa la mogliettina bella e sbandata di un piccolo imprenditore cinico e danaroso. Vuole sapere che giri frequenta la sua Luisa quando lui è in viaggio di affari a scopare con la sua segretaria, vuole beccarla con le mani nella farina. Slam ha chiesto a Selina e avanti così fino a “casa mia”. Siamo seduti in soggiorno in attesa dell’ora in cui Luisa e il suo amico escono strafatti per tornare a casa di lei. Guardiamo alla televisione i risultati delle ultime elezioni. Penso che non vedo l’ora di cambiare casa e nazione.

- Tu per chi hai votato? chiedo a Slam.
- Non ho votato. Non voto più da quindici anni, da quando quel figlio di puttana di Lex Luthor è entrato in politica. Lui e le sue maledette aziende, i suoi giornali, le sue televisioni.
- E prima cosa votavi?
Non mi risponde. Credo che ci siano pochi dubbi sulla sua vocazione reazionaria. Non sono così tutti gli investigatori privati? Credo abbiano nel fondo del cuore la convinzione di essere i padroni della legge della strada. Anche se ti ritrovi a dover pedinare la mogliettina di una coppia in crisi. L’affitto dell’ufficio costa.

Passano dieci minuti, durante i quali Luthor e i suoi gangster della politica impazzano sulle frequenze di tutti i canali. È Slam a riprendere il discorso.
- Senti, io sono uno che vede le cose in un certo modo. Credo in certi valori. Sono stato nell’esercito, credo nella mia nazione e odio quei mangia tortillias che occupano ogni angolo delle strade. Ma mi considero un uomo onesto. Luthor, con le sue bugie e i suoi ricatti ha preso in ostaggio la mia parte politica. La tiene per le palle, insieme ai suoi amici mafiosi, alle sue vallette poco vestite. Improvvisamente mi ritrovo senza la possibilità scegliere.
- Merda, hai perfettamente ragione - gli rispondo - siamo da anni nel mezzo di un tradimento delle istituzioni democratiche. È in pratica da quando ho iniziato a votare io che esprimo solo una posizione di protesta verso quell’uomo e quello che rappresenta.
- Il modo in cui ultimamente è andato a braccetto con tutti coloro che hanno frequentazioni mafiose, a cominciare da Putin, mi fa veramente incazzare. Si è impadronito dei centri di potere e delle nostre risorse e li sta utilizzando per arricchire se stesso e i suoi amici. Come si può continuare a votare?
Devo ammettere la verità, non provo grande simpatia per Slam. Per tutta la sera ho cercato a fatica qualche argomento di conversazione. Il suo mondo è lontano chilometri dal mio. Siamo su due universi paralleli. Il mio fatto di molte insicurezze, piccoli amori tra le pagine dei libri, musica nelle cantine, una bottiglia di vino tra amici. Il suo fatto di violenza, frenesia, cinismo, pochi soldi, sudati e sporchi di sangue. Ma in questo momento stiamo cantando la stessa canzone.
- Senti, Slam, ma le cose che hai detto, che condivido fino all’ultima parola, non sono una ragione sufficiente per votare dall’altra parte?
- Non credo nel voto utile. E non potrei mai votare per quelle checche pacifiste che lanciano gli estintori ai cortei.
È proprio vero, Slam mi sta decisamente sui coglioni. Odia Lex Luthor almeno quanto odia i comunisti, la sinistra, i movimenti. Pensa che qualunque forma di cambiamento, di evoluzione sociale sia contraria alla sua idea di ordine.

Nuovo cambio di canale. Luci a intermittenza. Ho le palpebre degli occhi doloranti. Non vedo l’ora che quella stupida troia di Luisa esca dalla casa di fronte, e Slam faccia quel che deve fare.
Finalmente, il mio desiderio si avvera.
- Eccola, dice Slam con una strana voce aspirata, piena di rabbia e anticipazione.
- Devo scappare. Ti ringrazio per il tuo aiuto.
- Figurati, Slam, dovevo un favore a Vincenzo.
- Trovati alla svelta un altro appartamento.
Ed esce, gli occhi iniettati di sangue, le spalle un poco ricurve, pronto a caricare, le gambe reattive e scattanti. È un pugile di vita.

Penso a quante possibilità ci sono nella vita di ognuno. Cosa ha trasformato Slam in quello che è?
Senza nemmeno cambiarmi mi infilo sotto le coperte.
Ricordo il mio ultimo pensiero. Lex Luthor è invecchiato. Tirerà le cuoia prima di me.


Samuel Emerson “Slam” Bradley e Lex Luthor sono personaggi creati da Jerry Siegel e Joe Shuster.
La politica è il cuore di ogni governo democratico. Possiamo credere quello che vogliamo ma è così.
Illustrazione inedita di Niccolò Storai. (c) dell'autore.

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