sabato 27 dicembre 2008

Ricordi di Natale ('76, '78)

Tubo catodico


Mio padre mi fa una sorpresa: un dvd con la raccolta di tutti i filmati in super8 che fece quando io e mia sorella eravamo picciotti.
Si comincia con la sicilia. Un viaggio a ritroso nel tempo per mio padre, siculo di Scicli. Le prime immagini dicono Marina di Ragusa.
Io avevo poco più di un anno, un viso più bello di oggi, il naso piccolo. Poche somiglianze con Gabo. O no?

Ma le due chicche sono Natale '77 e Natale '78.
La prima cosa che penso è come siamo tranquilli io e mia sorella. Anche di fronte ai regali. Calma serafica, qualche sorriso trattenuto nella cinepresa guidata da mio padre. Io ho le ciabattine con l'elastico, sono magrettino ma non troppo.
La seconda cosa che noto sono i regali non impacchettati. La jeep, il garage, tutto alla luce del giorno. La carta non usava? Una spesa inutile?
La terza cosa è la televisione. Mia madre, sorpresa, fa un sorriso di vero stupore a mio padre, ma sempre con fare trattenuto, mentre trova il televisore dentro a uno scatolone angolare. Si tratta di una tivvù in bianco e nero versione pollicino. Ma quanta meraviglia, quanta gioia. Per quella che è stata senza dubbio la nostra prima tivvù. Tre anni dopo verrà sostituita da un'altra tivvù, ancora in bianco e nero, ma molto più grande.
Ricordo di aver malamente assistito alla vittoria dell'Italia di Bearzot, nel 1982, in vacanza all'Aprica, con il primo pollicino in bianco e nero (che naturalmente era diventata la tivvù di ripiego per le vacanze) e con mio padre che provava equilibri impossibili con l'antenna per migliorare un pessimo segnale.

Penso, scorrendo il dvd con molta emozione, a mio padre come al regista onnipresente delle nostre vite familiari. Lui, da dietro alla super8, a mettere in posa, in ordine, a guidare e regolare. Mia madre trattenuta, attenta alle regole, a volte disorientata, a volte, spesso, insofferente.
E io e mia sorella, con le nostre ciabattine, i nostri capelli corti, gli occhi grandi, a cercare la nostra voce per crescere con un poco di gioia.
La regia è un mestiere duro. Soprattutto quando non ci si concede mai pause. Chè a un certo punto qualcun altro vorrà pur mettere mano al super8.
Ne sorrido, con gioia. Come sono cambiato...

Dylan chi?

Immagine di Dylan Dog n. 268


Ricevo per mail da Harry Naybors e pubblico con il suo consenso.

Mi sono avvicinato a Dylan Dog 268 con alcuni timori ma con molta curiosità. La prima storia lunga di Roberto Recchioni su Dylan, "battezzato" dal solito Bruno Brindisi alle matite, può considerarsi a tutti gli effetti per il piccolo e quasi immobile territorio del fumetto popolare italiano un evento.
Purtroppo, la lettura del fumetto si è dimostrata peggiore delle previsioni.
E tutto ciò ha poco a che vedere con la mitologia dylaniana. O meglio, mettendo da parte ogni possibile considerazione in merito alla coerenza e all'aderenza della storia con quanto prima raccontato di Dylan Dog, per volontà di sintesi, direi che è proprio la storia nel suo complesso a non stare in piedi.
Maledicendo per l'ennesima volta il citazionismo che in alcuni, troppi casi, sembra il vero pretesto di alcune trame, posso solo dire che la conduzione della storia appare poco organica, le parti decisive della risoluzione sono sprecato e tirate via (l'indovinello?!), il sesso è usato come puro espediente al servizio di un'immaginazione congestionata, la caratterizzazione dei personaggi derivativa e poco sentita.
Ma soprattutto Recchioni sbaglia nel lavorare sull'atmosfera che dovrebbe, perché lo è stata, essere l'elemento cardine della storia. Dylan e il lettore non sono mai realmente in apprensione, in ansia, in tensione, né per i disguidi burocratici né per l'assenza di Groucho, né per nessuno degli altri elementi della storia.
E Brindisi? Beh, lui c'è, da professionista qual è, ma non si vede. Anch'egli risulta anonimo, a tratti spento, a tratti efficace, ma complessivamente piccolo e insignificante quanto la storia.
Una prima occasione del tutto sprecata. Anzi, siamo a una e mezzo, se ricordiamo, e non vorremmo, la primissima prova su Dylan Dog Color Fest #1.
Recchioni è pronto a riprovarci. La Bonelli pure. Ma sembra che, mese dopo mese, Dylan Dog sia destinato a soffocare sotto l'incapacità anche di validi sceneggiatori nel soffiargli un po' di vita, di anima. E Tiziano Sclavi, purtroppo, non ha responsabilità dirette, se non una: di essersi soffermato troppo, nella seconda parte del suo cammino con Dylan, sulle caratteristiche meno efficaci e più pericolose della serie, ovvero il buonismo, il "socialismo", l'orrore del quotidiano che è dentro di noi e nella nostra vita, il mostro della porta accanto, tanto terribile quanto povero e disperato. Grave errore, Tiziano, che stiamo ancora pagando.

Harry.

mercoledì 24 dicembre 2008

Don Quichotte, 1955

La mia nuova agenda 2009 è una settimanale con dipinti di Picasso.
In copertina il disegno che vedete qui sopra: l'esordio a fumetti di un genio.
Auguro a tutti un felice Natale, un felice 2009 e tante, felici letture.
Che sia un anno di creatività e immaginazione!

Nella borsa


I numeri tondi affascinano l'uomo come poche altre cose.
Perché? Non so, forse il senso del tempo che passa ma che torna in modo circolare alla cifra tonda.
Questo è il post numero 200. E non me ne può fregare di meno, in realtà.
Però qualcuno potrebbe esserne affascinato.

Vengo al lavoro stamane che è vigilia di Natale.
Nel pomeriggio festeggiamento con il Presidente. Credo sia la mia prima volta.

Ogni giorno vengo in ufficio con una borsa piena di cose da leggere. Sembra una libreria portatile.
Il punto non è che con 45 minuti di treno mi aspetto di poter dare fondo alle mie letture. Ma che mi riservo il gusto di scegliere nel momento cosa ho voglia di leggere.
Nella mia borsa oggi ci sono anche cose che ho appena comprato e che ho sfogliato per soddisfare un'immediata curiosità.

Iniziamo.

Sono a metà de I libri del fiore d'oro di Osho.
Non sono un seguace di Osho, in senso stretto. Ma trovo questo saggio sul taoismo estremamente efficace. Osho riprende il testo di Lao Tsu e lo analizza in ogni parte, con delle aperture davvero notevoli. Siamo nella seconda metà degli anni '70 e si respira una forte spinta rivoluzionaria. Una rivoluzione dolce, non violenta ma provocatoria. Un testo che fa bene al terzo occhio.
Immagine di I libri del fiore d'oro

Ho sfogliato il Comics Journal 294, con l'intervista a Jason, ottimo fumettista norvegese. La copertina è strepitosa (in cima al post). La densità dei contenuti, come al solito, è eccellente.

Ho comprato Dylan Dog 268 con la prima sceneggiatura di Roberto Recchioni. A metà storia posso dire di essere soddisfatto a metà. Mi sembra coerente.
Immagine di Dylan Dog n. 268

Dimenticato da lunedì c'è Nathan Never 211, con un esordiente ai testi (Davide Rigamonti che non sembra avere il talento dalla sua. Ma è solo la prima). Iniziato e interrotto a metà. Sono insoddisfatto a metà. Non so se lo riprenderò.
Immagine di Nathan Never n. 211

Per una lettura giornaliera e ricorrente e circolare, mi porto dietro il Dhammapada di Buddha. Lo leggo come un'onda.
Immagine di Dhammapada

Altri due libri nella borsa, prima di finire (lo so, forse ho esagerato, ma è un processo di accumulazione).
Il primo è il divertente e irriverente Chiedilo a Mike! di Michael Moore, ovvero come W. Bush abbia ingannato gli States e il mondo e come accade che Barak Obama diventa il nuovo presidente. Sopra le righe, in ogni pagina, ma a tratti esilarante.
Immagine di Chiedilo a Mike!

Infine, la nuova, piccola, economica e attesa edizione di Un Gangster Ebreo di Joe Kubert, edizione Planeta De Agostini. Solo sfogliato. Disegni splendidi. Un pezzetto di storia.
Un peccato dover lavorare e non poter leggere, durante questa giornata!
Immagine di Un gangster ebreo

Oddio, prima di chiudere questo inutile post, mi viene in mente un'altra immagine. La borsa come la tasca del gatto Doraimond. Ricordate la versione italiana del nome del ragazzo? Un'agghiacciante Guglielmo (abbreviato Guglia, se non ricordo male). Ah!!

domenica 21 dicembre 2008

For warmth

Mi tengo il viso tra le mani;
no, non sto piangendo.
Mi tengo il viso tra le mani
per tenere calda la mia solitudine:
mani che proteggono,
mani che nutrono,
mani che impediscono
alla mia anima di lasciarmi
nella rabbia

Thich Nhat Hanh (1999)

Sale


E pago multe salate
per giorni precipitosi.

Reazioni chimiche.
Conseguenze.

Giorno dopo giorno...


On and on and on

On and on and on we'll stay together yeah
On and on and on we'll be together yeah
You and I will try to stay together yeah
On and on and on we'll be together yeah

Please don't cry we're designed to die
Don't deny what's inside
On and on and on we'll stay together yeah
On and on and on
On and on and on

One day we'll disappear together in a dream
However short or long our lives are going to be
I will live in you or you will live in me
Until we disappear together in a dream

Please don't cry we're designed to die
You can't deny even the gentlest tide
On and on and on we'll be together yeah
On and on and on
On and on and on
We're going to try

Please don't cry
This world of words and meanings makes you feel
outside
Something that you feel already
deep inside
You've denied
Go ahead and cry

On and on and on we'll stay together yeah
On and on and on
On and on and on

You and I will stay together yeah
You and I will try to make it better yeah

(c) by Wilco



Giorno dopo giorno dopo giorno

Giorno dopo giorno staremo ancora insieme
Giorno dopo giorno saremo ancora insieme

Tu ed io proveremo a stare ancora insieme

Giorno dopo giorno saremo ancora insieme


Ti prego non piangere siamo destinati a morire

Non negare quello che hai dentro

Giorno dopo giorno staremo ancora insieme
Giorno dopo giorno dopo giorno


Un giorno scompariremo insieme in un sogno

Che le nostre vite siano lunghe o brevi

Vivrò in te e tu vivrai in me

Finchè non scompariremo insieme in un sogno


Ti prego non piangere siamo destinati a morire
Non puoi negare neppure l’onda più dolce
Giorno dopo giorno saremo ancora insieme

Giorno dopo giorno dopo giorno

Giorno dopo giorno dopo giorno

Proveremo


Ti prego non piangere

Questo mondo di parole e significati ti fa sentire
estranea
È qualcosa che senti già profondamente

Ma hai negato

Vai avanti, piangi

Giorno dopo giorno staremo ancora insieme

Giorno dopo giorno dopo giorno

Giorno dopo giorno dopo giorno


Tu ed io staremo ancora insieme

Tu ed io proveremo a stare bene insieme


traduzione di Guglielmo Nigro

giovedì 18 dicembre 2008

Sorrisi

"La vita non ti ha mai sorriso...

Guardati un bel film comico
e sorridi tu della vita".


Per una dedica a un regalo natalizio.
(e il contributo del mio collega Matteo)

Intellettuali o personaggi?

Il fumetto sorride e sbeffeggia la "cultura alta" - Lo vedremo mai?




Ricevo da Harry Naybors e pubblico.

Gipi è stato in tv.
L’intervista è stata ben condotta e lui ha risposto in modo appassionato e presente.
Ma... sembrava un ragazzino spaventato.
Certo, è Gipi, con le sue timidezze e le sue idiosincrasie, che sono tra le ragioni per cui lo apprezzo e ne seguo il lavoro.

La sera dopo c’era Mattotti a Che tempo che fa, ma me lo sono perso. Devo recuperare l’intervista di un autore fondamentale del fumetto mondiale e che in Italia si muove quasi nell’ombra, se non fosse per le illustrazioni usate sulle riviste e sulle copertine di alcuni romanzi. Sospetto che abbiano parlato meno di fumetti che di arti visive in generale, ma è una sensazione non confermata dai fatti.

Sollecitato anche da alcuni spunti emersi in una recente discussione che ho letto sul forum di ComicUS, a proposito di Interni di Ausonia, mi vien voglia di tornare sul tema dell’assenza di intellettuali nel mondo del fumetto (e delle cultura?) italiana.
Se è vero che è ancora difficile per il fumetto smarcarsi dal sillogismo nuvolette/intrattenimento di massa, è però vero che opere come Interni, con i difetti che non ti ho taciuto in una precedente mail, sono lì a dimostrare che il fumetto può essere molto altro, molto più di questo. Un iceberg di dimensioni enormi sta pian piano affiorando, grazie soprattutto allo sforzo di un’editoria in fermento, con strutture piccole se non minuscole e grazie alle autoproduzioni. Ma anche all’interessamento di importanti case editrici generaliste che hanno ben compreso il potenziale del fumetto altro dal solo intrattenimento.
Ma gli autori di fumetti, dove sono?
Nella sua apparizione televisiva, Gipi, con il suo atteggiamento understatemant, sembrava lì a rappresentare la soggezione del mondo del fumetto e della cultura fumettistica rispetto al mondo visibile, tele-visibile. Faceva tenerezza, tanto quanto il fumetto fa tenerezza alla gente comune.
Nel mondo trasparente del fumetto, le voci che contano sembrano essere soprattutto quelle che sanno riproporre, rielaborate, le fantasie degli adolescenti che furono, le spacconate da action movie, le esaltazioni da ego-maniaci, senza che riesca ad emergere una loro visione del mondo, della vita e della cultura e, quel che più conta, la loro posizione all’interno di esse. La loro posizione di autori, di creativi rispetto a quello che fanno e vogliono esprimere sembra fare parte essa stessa del mondo che creano con i fumetti. Sembra vogliano essere i protagonisti delle loro storie, piuttosto che i protagonisti della cultura italiana. Molti di loro si illuderanno che questa è una posizione utile, mentre mi sembra vada ancora una volta nella direzione della trasparenza di cui sopra, dell’autoreferenzialità e dell’isolamento culturale che il fumetto non riesce a vincere.

Harry

venerdì 12 dicembre 2008

Manifestazioni cutanee

A ondata, le papule si diffondono sulla pelle.
Gabo ha la varicella. Per ora si gratta poco.
Ma tra un paio di giorni avrà un diavolo per capello.

Io non avevo fatto la varicella da piccolo.
La presi a 30 anni, e manifestai i primi sintomi
il 6 febbraio 2006, il giorno dopo la nascita di Gabo.
Furono giorni tremendi.

Oggi sono solo giorni.
E papule rosa a ondate.

mercoledì 10 dicembre 2008

Roberto Diso - Lezioni di fumetto


La collaborazione con LoSpazioBianco.it mi ha dato l'opportunità, negli anni, di conoscere e intervistare alcuni dei più importanti autori del fumetto italiano e mondiale. Ne ricordo alcuni per pura soddisfazione (in ordine casuale): Dave McKean, Cristophe Blain, Brian M. Bendis, Jeff Smith, Rutu Modan, Alfredo Castelli, Massimo Giacon, Gianfranco Manfredi, Vanna Vinci, ...
E ce ne sono molti altri e molti altri vorrei intervistare.
L'incontro con gli autori, il confronto, è forse una delle cose che più dà soddisfazione nel lavorare nell'ambito della critica sul fumetto. Ogni autore è un mondo a sé, ognuno ha una propria visione della creatività e del significato del fare fumetti.
Nell'ultima fiera di Lucca, lo scorso novembre, è stato presentato un libro che contiene una mia lunga intervista a un altro di quegli autori che hanno fatto la storia del fumetto italiano. Si tratta di Roberto Diso, colui che più di tutti ha contribuito a dare forma e sostanza alle avventure di Mister No, con alle spalle una carriera lunga e molto prolifica.
Incontrai Diso a Roma questa estate, fu gentilissimo nell'ospitarmi nel suo studio, nel raccontarsi e nello svelare il suo approccio al fumetto e al suo lavoro. Si tratta di un vero artigiano del fumetto, termine che uso con il suo significato più alto e veritiero. La sua onestà intellettuale rispetto al medium e alle sue miriadi di ore al tavolo da disegno emerge in ogni risposta presente nel libretto. Per me è stato un vero piacere incontrarlo e spero sia un grande piacere per gli appassionati leggerne.
Il libro contiene tantissime tavole inedite, pagine preparatorie, bozzetti pescati direttamente nello studio dell'autore.
L'editore è Coniglio, il prezzo è 8,50 euro, il codice isbn è 978-88-6063-159-6. Potete richiederlo a qualunque libreria, a qualunque fumetteria oppure acquistarlo online. Chissà perchè lo consiglio!

Obiettivi

"non so più niente"

Potrebbe essere un obiettivo di vita.

Lacerazioni

"non so più niente"

Invece è la manifestazione esemplare
di una lacerazione.

"vado giù da Gabo"

lunedì 8 dicembre 2008

Latte versato

Si rovescia il latto caldo addosso.
Piange.
Credo per la sorpresa e la delusione.
Non si piange sul latte versato.
Si piange?
Va bene, piangiamone per bene.
Che fuori c'è il sole e dobbiamo avere
gli occhi belli lucidi e puliti
per affrontare tutta questa luce.
Andiamo a cercare la neve, adesso.
Prepariamoci.

sabato 6 dicembre 2008

Haiku 93

A valle la nebbia
copre le mani degli alberi.
A casa brillano le stelle.

Il tempo passato

Piegato sui ricordi...
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condivisione...
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amore profano...-
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scomposizioni...
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ballo dei compromessi...-
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...e resta la sera.









Tutte le illustrazioni sono di Lorenzo Mattotti.
L'ho fotografato a Lucca mentre dedica un suo libro a Michele.
(ingrandite e notate la forza del tratto. brr...)



Gipi

- Ehi, ieri sera Gipi era dalla Bignardi.
- Ma va'?! Non sapevo partecipasse al Grande Fratello 82.
- No, erano le Invasioni Barbariche su La7, e hanno anche parlato di fumetti.
- Che barbari.



Gipi che presenta LMVDM a Lucca '08

lunedì 1 dicembre 2008

Amori incompatibili

Mi amava di un amore sottile e resistente
trasparente e persistente,
come un filo di naylon.

L'amavo di un amore brillante e tagliente
ficcante e brusco,
come una forbice.

Vuoto

Non avendo idee
sperimento il vuoto.
Sembra liberatorio.
Soprattutto
non avere aspettative.

Non mi aspetto nulla nemmeno dal tempo.
Il traffico è padrone.

Essere liberi sull'Himalaya è facile.
Esserlo nel traffico di Milano è un'altra cosa.
Ovviamente non lo sono e non lo sarei
nemmeno in cima a una montagna.
Ma mi muovo.

giovedì 27 novembre 2008

Concentrazione

Cerchio alla testa
o terzo occhio?

Lascio andare le spalle.


Joan Mirò, Paesaggio catalano con chitarra

A terra

Risalendo le scale a piedi,
i rumori da dietro le porte.
Secondo piano, il solito puzzle
di un quadro impressionista.
Terzo piano, sembrano litigare.
Si tratta di una partita di calcio.
Quarto piano, odore di soffritto.
Per qualcuno, odore di casa.
Nel mezzopiano, una pianta
sempre più grande nel passaggio.
Non posso non pensare
alle misure antincendio.

In casa, il doccino non si può attaccare.
Devi tenerlo in mano, mi dice.
Le credenze. I limiti. Ci provo lo stesso.
Trovo il modo di appenderlo,
e mi godo una doccia a mani libere.
Medito per venti minuti, ma mi viene sonno.
Dormire quando si ha sonno.

Stamattina medito per un'ora.
L'energia in movimento.
Scivolo a terra, mi allungo.
Mi perdo a terra.
Mi perdo a terra.
Mi perdo a terra.

martedì 25 novembre 2008

Musica Nuda


L'idea è semplice.
Brani famosi, un contrabbasso, una voce splendida e un po' di ironia.
Ecco qui: Musica Nuda. Petra Magoni e Ferruccio Spinetti.
Si dice che in Francia siano più conosciuti che in Italia.

Per dare un'idea:
Splendito Splendente (Gabo: perchè urla? chiede ridendo con gli occhi)
Il Cammello e il Dromedario (il Berlusconismo perdente)

Ci sono diversi dischi. Cercateli.

lunedì 24 novembre 2008

Haiku 92


Vento e freddo
colorano il cielo di rosa.
L'inverno bussa.

Neve

Impreparato al freddo
mi stringo nelle spalle.
(espressione da libro giallo che per anni non riuscivo a capire)
Mi sveglio al mattino con la neve.
Non ho foto ma memoria.
La neve, il suo candore, il suo silenzio.
Stretto nelle spalle,
ho tolto la neve dall'auto
e mi sono messo in moto.
C'è una strana, forte energia.
Provo a lasciarla circolare.

domenica 23 novembre 2008

Il fiore d'oro

Peonie e canarino di Hokusai



Da I libri del fiore d'oro di Osho (Bompiani):


Una parabola…
C’era una volta un mago molto ricco che aveva un gregge molto numeroso. Ma allo stesso tempo, questo mago era molto avaro: non voleva assumere dei pastori, non voleva costruire un recinto intorno ai prati in cui pascolavano le pecore. Di conseguenza, le pecore girovagavano spesso nella foresta e cadevano nei burroni, ma soprattutto fuggivano quando capivano che il mago voleva la loro carne e la loro pelle, cosa che a loro non piaceva affatto.
Alla fine il mago trovò la soluzione. Ipnotizzò le sue pecore e, come prima cosa, suggerì loro il pensiero che erano immortali, pertanto non avrebbero subito alcun danno quando venivano squartate, al contrario sarebbe stato un bene per loro e persino un piacere.
In secondo luogo, suggerì loro il pensiero che il mago era un padrone buono che amava il suo gregge al punto da essere pronto a fare qualsiasi cosa al mondo per le sue pecore.
In terzo luogo, suggerì loro il pensiero che, se qualcosa avesse mai dovuto accadere a loro, non sarebbe accaduto proprio in quel momento, né proprio in quel giorno e quindi non dovevano affatto pensarci.
Inoltre, il mago suggerì alle sue pecore il pensiero che non erano affatto pecore: ad alcune disse che erano leoni, ad altre disse che erano aquile, ad altre ancora disse che erano uomini e alle rimanenti disse che erano maghi.
Dopo di che, cessarono tutti i suoi pensieri e tutte le sue preoccupazioni per le pecore: non fuggivano più, ma aspettavano quietamente che il mago richiedesse la loro carne e la loro pelle. […]

La prima cosa che dovete comprendere è: ricordatevi che siete stati ipnotizzati e che dovete attraversare un processo di deipnotizzazione. Ricordatevi che siete stati condizionati e dovete essere decondizionati. Ricordatevi che dovete morire. Non pensate che non morirete proprio oggi: può accadere in qualsiasi momento.
Di fatto, ciò che accade, accade sempre nel presente.


Terra


Giornata di spazi sole e silenzio.
Tocco la terra.

venerdì 21 novembre 2008

Equilibrio

Salto?
Perdo l'equilibrio.
Non mi muovo e tendo i muscoli.
Ancor meno equilibrio.
Chiudo gli occhi.
Ho paura.


giovedì 20 novembre 2008

Ballata dei fiori

Fiori di arancio
Fiori fiori e passi di danza
Guardi il mio viso
Mi vedi ti vedo che muovi
I tuoi seni leggeri
Mi perdo negli occhi
Tuoi scuri
L’abisso di luce riflessa
Che balla
Con te nella stanza
La luce è la stessa.

Parlo mi parli dei giorni
Passati a raccoglier
Dai rami i limoni
Di mare son fatti quei giorni
Di mare che amante
Tra le sue onde ti stringe
E sola ti lascia
Distesa pesante
Alla sabbia ridata
Rinata.

Vicini lontani
Diversi nei gesti
Mostrati e celati
Dal suono il mio corpo
Riconosce la voce
Dal suono il tuo corpo
Riscopre l’unione
Di quel che nel tempo
Il tempo ha diviso

Ci siamo incontrati
Più volte degli altri
Negli altri cercati
E guardo i tuoi piedi
Dall’alto che in basso
Si muovono a tema
Di nuovo decisi
A non perdere il ritmo
Del tempo che abbiamo
Nel tempo che c’è.

Di nuovo decisi
A non perdere il ritmo
Del tempo che abbiamo
Nel tempo che c’è.

Novembre, 17.30


Oggi, 17.30, buio di novembre.
Vedo le luci delle case e delle strade
dalla finestra grigia dai miei occhi
grigi.
Apro i vetri e sento il freddo,
quasi inverno,
entrare nelle mie narici
congestionate di lavoro.
Il prato verde, le spighe di grano,
il tepore del sole, lo spazio aperto,
il cimitero di farfalle.
Soltanto altri luoghi della memoria.

Haiku 91

Ti stringo tra le mani
pensando a quando sarà il tempo.
Ma non ti possiedo.


Ghost Stories





Caro Guli,
Questa volta volevo segnalarti il lavoro di un autore statunitense davvero bello.
Si tratta di Essex County di Jeff Lemire.
Sono tre racconti collegati. Il secondo, dal titolo Ghost Stories ha a che fare con i ricordi e la perdita della memoria in età anziana.
Il protagonista, prossimo a scomparire nella sua vecchiaia solitaria, ripercorre la sua vita, riscoprendo la desolazione di episodi di vita che, a posteriori, delineano una parabola chiara e inevitabile.
Viene da chiedersi se sia così semplice definire una teoria su se stessi, sulle scelte che portano, per tutti, alla solitudine della morte. Nel tempo è possibile che una vita si sintetizzi in singoli nodi cruciali, caratteristici, emblematici?
Lemire usa un tratto spesso, estremamente poetico e sintetico. Spazi ampi, pennellate scure su scenari dominati dal bianco. I movimenti interiori sono evocati chiaramente dagli atteggiamenti delle persone e dalla scelta di quali episodi di vita raccontare, dalle inquadrature, dal tratto stesso, molte volte tremolante e idiosincratico.
C’è una malinconia struggente, mai sopra le righe, perfettamente controllata. Che sa aprirsi alla gentilezza della vita nei piccoli gesti e nelle piccole gocce di speranza e di sensibilità che arrivano a volte inaspettate.
Lemire ha talento, ha una sua spiccata visione del mondo e della poetica a fumetti. Mostra ancora ampi spazi di crescita e lo attendo di fronte a racconti che toccano altre corde, altre tematiche.
Ma l’intera trilogia di Essex County, pubblicata negli Stati Uniti da Top Shelf e facilmente reperibile, è una lettura importante e che ti consiglio di cuore.

Harry.

mercoledì 19 novembre 2008

Ufficioso

Possibile che qualcuno
che lavora all'aggiornamento
di un sito internet aziendale
non sappia cosa sia
un link?

Il problema non è suo
ma di chi non glielo ha spiegato.

Quante cose faccio
di cui non conosco l'origine
o le implicazioni?

Ufficiali

In ufficio
come ufficiali.
Preparati alla contrapposizione
perdendo di vista l'obiettivo
produttivo.

Ricordarsi che troppo tempo
è utilizzato in un ambiente,
con persone
che non sono scelte consapevolmente.

Ricordarsi che il senso di oppressione
chiama lo sfogo e il conflitto.

Ricordarsi che il senso di oppressione
è simile alla partecipazione
al tempo atmosferico.
Non si può dominare
ma accettare.

Ricordarsi che la pace
è la capacità di accogliere
il confronto con l'altro
e di spegnere
il conflitto con l'altro.

Ricordarsi che non si può
pretendere
che le altre persone
condividano questa posizione.

martedì 18 novembre 2008

Nessun minuto

Nessun minuto andò sprecato.
Nessuno ci perdonerebbe mai.
Le parole sono sempre le stesse.
Quando pensi ti perdo
è già successo.
Quando dici ti amo
è già successo.

Esserti presente nella mente
come un'ape al fiore.

Ci sono giorni in cui l'acqua scorre
feroce dal cielo nero.
Quel momento è il più prezioso
perché rivela quel che non si può tacere.
Che tutto scorre feroce
e lascia solo tracce nella mente.



Stasera, che sera

Circolarità


immagine di Dave McKean (c) dell'autore


Da qualche mese ho aperto un secondo blog (http://vitamusica.blogspot.com) per promuovere le mie attività di Musicoterapia.
Ne parlo in questo per il principio della circolarità.
Da qui a là da là a qua.

Tra le diverse attività segnalo il Massaggio Sonoro al pianoforte e i seminari che sto realizzando a Milano e che dovrebbero partire presto anche a Lecco.
Al momento le sedi sono Perego (LC) e Nova Milanese (MI).
Chiunque fosse interessato, può approfondire nell'altro blog o contattarmi.
Fine delle comunicazioni di servizio.

Haiku 90

Il riflesso pulito
senza onde e separazioni
resta un riflesso.

lunedì 17 novembre 2008

Lucille


Nuova mail di approfondimento da Harry Naybors che pubblico con il suo consenso. Sono contento nel constatare quanto sia attivo Harry in questo mese.

Di anoressia si muore.
Sono piene le fosse e prima gli ospedali. E prima ancora e più spesso le case/galere autoinflitte da chi di anoressia soffre.
Raccontare di questa malattia è difficile. C’è un’intimità e una profondità che è quasi impossibile esplicitare. Si rischia la superficialità oppure la pedanteria.
Ecco quindi che il primo volume di Lucille, dell’autore francese Ludovic Debeurme, spicca come un’opera a fumetti straordinaria perchè perfettamente equilibrata.
Debeurme sceglie di affrontare il tema dell’anoressia in modo diretto e forte nei primi capitoli del racconto, dove la malattia e l’ossessione sono al centro della chiusura esistenziale della protagonista e del rapporto interrotto con sua madre. Quando all’introspezione e alla chiusura succede l’apertura alla possibilità di una nuova vita e di un amore profano; quando l’azione e gli eventi prendono il sopravvento guidati da un fato beffardo e da coscienze immature e schiave del carattere non domato, la malattia passa in secondo piano. Nessuna guarigione miracolosa, nessun appesantimento narrativo. L’anoressia si muove in sottofondo, come un filo rosso che percorre ogni gesto e ogni evento che coinvolge Lucille. Ed è qui che la sensibilità di Debeurme emerge con straordinaria lucidità. Perché anche di fronte a possibili percorsi di cura e di cambiamento, l’approccio “anoressico” all’esistenza permane, condiziona e non smette di manifestarsi.
Il cibo è il rapporto con la vita, con il desiderio di crescere, di svilupparsi. Ogni interruzione, ogni perversione trova molto raramente una risoluzione positiva e definitiva. Se non dopo un lungo e faticoso lavoro su di sé.
Per queste ragioni Lucille è un’opera sentita e capace di incantare. Ma non solo.
La sensibilità dell’autore va di pari passo con la sua capacità di sintesi e rappresentativa, con un’impostazione della tavola originale e fluida, con un disegno sottile, misurato ma fortemente emotivo.
Lucille è una storia a fumetti imperdibile.

Harry

Punti di vista


"Siamo frammenti l'uno dell'altra"
dice un signore.
Lo sguardo si perde all'acqua
nel movimento delle auto
che sono davanti e dietro.
Siamo davanti e dietro
alla vita in costruzione.
Quello che cerco potrebbe
cadermi addosso sulla schiena.
Mi sembra di averti detto che
siamo solo pesci che nuotano
ad occhi chiusi.
Nuotano ad occhi chiusi.
Sento la seduzione
dell'idea del movimento
dentro fuori
fuori dentro.
Dell'idea della scomposizione
dei punti di vista
nella frantumazione della prospettiva.
Ieri ho comprato l'agenda per il nuovo anno.
Picasso.

Segnali


Mi muovo in bici,
tra avvertimenti che non mi aspetto.
Rifletto sulle possibilità che mi offre il sole.
Mi muovo lento,
sapendo che è solo l'apparenza della calma
mentre riconosco le mie abitudini.

Sento il peso del mio piede sul pedale
e la leggerezza del movimento sulle ruote
che accarezzano l'asfalto
mentre profonde vibrazioni, da una betoniera,
cadono sull'incrocio in costruzione.

Osservo i segnali,
quelli che non mi aspetto sollecitano nuove idee.
Tu che ti osservo,
dove sei?
E soprattutto,
chi sei?

sabato 15 novembre 2008

Citazione Gabo #4

Mentre sto postando sul blog, mi guarda,
prende in mano la calcolatrice e dice:

"Pronto, polizia!
Pompieri!
Ciao pompieri, p-o-m-p-i-e-r-i!
P-o-l-i-z-i-a! Ciao!!"

Tutto ben scandito.
Ora inizia la fase distruttiva.
Posto nel blog e gli corro dietro.

Citazione Gabo #3

Gabo strappa un pezzetto di carta da un foglio:
"Ho fatto il mare, guarda!
Hai visto come è grosso?!"

mmh...

Poi scarabocchia sul foglio e dice:
"Guarda, ho disegnato Monsters!"

e penso, si, si sarà il solito cerchietto.
Ecco il disegno:





Nota:
Si, vi sto predendendo in giro.
Il disegno è un bozzetto preparatorio per il film d'animazione.
Sul foglio i soliti cerchietti...
Ma sarebbe stato divertente!

Ed è bello giocare con le aspettative.

venerdì 14 novembre 2008

Demo


Obama ha vinto.
Un presidente negro.
Quanto se ne è parlato?!
Ecco che improvvisamente la demo-crazia meno rappresentativa del mondo
torna ad essere la più rappresentativa.
Perché?!
Perché in una nazione dove fino a 50 anni fa o meno se eri un negro
eri segregato e il tuo comportamento regolato da leggi speciali,
la vittoria di un negro non può che essere un ottimo esempio di
demo-crazia.
Giusto?
Sbagliato.

La prima persona che Obama ha ringraziato dopo la vittoria
è stato il suo marketing manager.
Ecco qui. Soldi, un buon prodotto, un buon management.
E una buona dose di disperazione economico-sociale nei cittadini.
Il miracolo è nascosto nel potere della campagna mediatica
che lo staff di Obama ha saputo mettere in piedi.
Non in un canto di demo-crazia.

Se vince un democratico è meglio, certo.
Ma non assecondiamo false illusioni.
Non lasciamo che una speranza individuale e intima
ci fotta il cervello.

Regola generale

Come già scritto, in questi giorni sto percorrendo i territori narrativi di Flaiano, con Diario degli Errori e, a breve, con Diario Notturno.
Dal primo dei due libretti, trovo una piccola gemma per chi, come me, scrive articoli giornalistici e di critica. Riporto il breve brano.

[111]
Regola generale: quando scrivi un articolo, un racconto, un pezzo qualsiasi lascia correre almeno due giorni prima di spedirlo. Ricordati che niente di avvilisce di più e ti toglie il gusto di scrivere come veder stampata una cosa inesatta, che con un minimo di pazienza, senza fretta, avresti potuto rendere migliore o almeno leggibile. Ricordati, ma tu lo sai bene, che un racconto cattivo annulla dieci racconti buoni e che la memoria del lettore malizioso torna più volentieri sulle prove mediocri o cattive, che sulle buone. Queste gli sembrano indispensabili, non ne fa gran merito allo scrittore, ma quelle lo accontentano nel suo bisogno di distruzione.

Modernità


Dave Douglas si presenta al pubblico italiano che ancora non lo conoscesse con una bella antologia prodotta appositamente da Musica Jazz, attualmente in edicola.
Jazz è ormai un termine/contenitore molto ampio, che racchiude ogni sorta di deriva musicale. Molto più del termine rock, per esempio.
Ebbene, Douglas, con la sua tromba strutturata e concreta sa muoversi tra funk, astrazione, swing e molto altro. Se è vero che Miles Davis ha lasciato infiniti semi sparsi per la terra musicale degli ultimi venti anni (dopo la sua scomparsa), ebbene, Dave Douglas ne ha saputo coltivare e far crescere una buona, fruttifera parte.
Lo consiglio a chiunque abbia voglia di farsi un'idea di cosa possa essere oggi il jazz, di quali potenzialità e possibilità offra a chi ascolta e a chi suona.
Musica difficile?
No. Perchè arriva direttamente dove deve arrivare. Basta avere una predisposzione aperta all'evento sonoro.

giovedì 13 novembre 2008

Volto Nascosto


Ricevo da Harry Naybors e pubblico con il suo consenso:


Gianfranco Manfredi scrive e ha scritto di tutto, romanzi, fumetti, canzoni, sceneggiature televisive e cinematografiche. Manfredi ama la storia, la verosimiglianza, l’avventura, gli intrighi, la cura degli sviluppi psicologici delle vicende, la recitazione dei personaggi. Sono solo alcuni dei marchi di fabbrica che hanno reso necessaria la lettura della sua serie Magico Vento (Sergio Bonelli Editore), ormai più che decennale.
Con il numero quattordici attualmente in edicola si chiude invece la miniserie Volto Nascosto che ha almeno due motivi di sicuro interesse: la vicenda si conclude sul serio dopo quattordici mesi; il contesto in cui si sviluppa la storia è l’Italia coloniale a cavallo tra le due guerre.
Quell’Italietta ridicola e triste è al centro di una trama apparentemente complessa, ma che in estrema sintesi si traduce in pochi elementi: un trio amoroso conflittuale, ossessioni di affermazione di sé attraverso la guerra, il segreto dietro al volto nascosto del titolo, una cattura e una liberazione. Poco altro. Il tutto tratteggiato attraverso una sceneggiatura macchinosa, verbosa, spesso noiosa e prevedibile, con pochi guizzi.
L’ultimo numero è purtroppo rappresentativo: il segreto prima celato con molti sforzi, viene svelato da uno dei protagonisti senza alcuna apparente ragione psicologica accettabile e il tutto si chiude in una catarsi di violenza che sembra rincorrere la semplicità ma che nasconde, forse, troppa ingenuità e superficialità.
La macchina narrativa di Volto Nascosto, pur con le ottime intenzioni dell’autore, non sembra mai decollare, ancorata com’è da un lato alla volontà di Manfredi di rifarsi a certe regole del romanzo d’appendice e, dall’altro, alla scelta comprensibile di voler dare spazio e forma al contesto socio-politico di quegli anni.
La miniserie ha avuto successo, e mi auguro sinceramente che un esperimento simile possa riproporsi, ma con qualche emozione in più e una sintesi maggiore, sia sul piano della sceneggiatura che sul piano della rappresentazione di umori, vicende storiche, dinamiche tra i personaggi e via dicendo.
Harry.

Interni



Ricevo da Harry Naybors e pubblico con il suo consenso:


Ausonia da tempo afferma con ideologia militante la necessità che le forme artistiche tornino a un’autenticità espressiva indipendente dai criteri commerciali e dal mercato.
Nell’ambito fumettistico, più volte ha posto la questione riaffermando la conflittualità tra prodotto commerciale e autoriale, con argomentazioni non banali e non semplicistiche quanto questo periodo potrebbe far supporre.
Interni, il suo ultimo lavoro, sembra accomodarsi in questo solco, a dispetto di quello che l'autore dichiara, laddove il protagonista è un autore affermato di romanzi di genere in crisi di identità.
Detto che l’approccio, come sempre, è originale sia sul piano della scrittura che del disegno, verrebbe da chiedersi perché tutta questa perdita di tempo. Un ordito talmente complesso a sostegno di un inganno futile, facilmente superabile con, per esempio, il “trucco” dello pseudonimo, non è giustificato se non dalla necessità dell’autore di voler a tutti i costi affermare l’Idea che il prodotto commerciale rende schiavi non solo i lettori ma, per primi, gli autori stessi.
Al che mi verrebbe da chiedere, siamo sicuri che affermati autori “popolari” non avrebbero la possibilità editoriale per realizzare opere più libere, autonome, autoriali, con conseguente successo di pubblico? È possibile che semplicemente questi autori non ne abbiano la voglia, non ne sentano la necessità?
È, questa possibilità, conseguenza dell’intorpidimento derivante dal pensiero commerciale e commercializzato che sottostà alle regole del prodotto di massa?
A giudicare dal risultato espressivo rappresentato da Interni, vien quasi da dire che, in questo caso, le riflessioni sul fumetto popolare abbiano contaminato negativamente il fumetto autoriale, dando origine a un prodotto sterile. E autoreferenziale. E inconsistente nelle sue motivazioni psicologiche ed euristiche. Peccato.

Harry.

martedì 11 novembre 2008

Haiku 89

La linea dell'orizzonte
nascosta da foglie rosse di cachi.
Occhi a terra.

Tempo

Giorni trascorsi di pioggia e vento.
A lecco, prima dei temporali:
















A Monza, il lambro, dopo le giornate di pioggia:

Abitudine

Abito in una villetta a tre livelli. Ho le scale e non l'ascensore, naturalmente.
A casa dei miei, dove ho abitato per più di vent'anni, ci sono cinque piani da fare, poi zerbino, campanello, porta, chiave che gira, soggiorno.
A casa dei miei c’è l’ascensore.
Ogni volta, più spesso del solito in questi giorni, mi riprometto di fare le scale. In ascensore zerbino che puzza di piscia di cane, luce troppo forte, zanzare intrappolate. Decido che camminare, fare un poco di fatica è più salutare e ragionevole.
Ed ecco che puntualmente esco dalla porta di casa dei miei, porta dell’ascensore, schiaccio il bottone. Si accende la luce rossa “occupato” e mi torna in mente – andare a piedi.
Scendo le scale a piedi ma non mi riesce di evitare l’inutile consumo energetico dell’ascensore che risale al quinto piano.

Ieri, arrivo dai miei con Gabo che dorme in macchina sfinito dal nido. Lo prendo in braccio dolcemente, arrivo all’ascensore. Non funziona. Saliamo cinque piani a piedi.
Sono stranamente felice.
Niente brutte abitudini.

Nonno Aurelio


Nonno Aurelio ha una crisi cardiaca. Ricoverato d’urgenza nell’area critica dell’unità coronarica, è in terapia intensiva, cosciente, ma col cuore che funziona al venticinque percento, se va bene. Siamo molto preoccupati. Dopo tre infarti, un’emorragia allo stomaco, una piccolo ictus, il suo equilibrio cardiovascolare è a dir poco fragile. Il suo attaccamento alla vita è ogni volta sorprendente, almeno quanto la sua ironia. La stessa, cinica e feroce, di Lorelei. La stessa che vedo negli occhi di Gabo. In attesa di sviluppi per capire se e come intervenire, ci spostiamo tra casa e sala d’aspetto, parlando con medici e infermieri. In terapia intensiva possono entrare solo parenti stretti, uno alla volta, per pochi minuti, bardati come astronauti. Io tengo a distanza di sicurezza Gabo, che chiede del nonno, che vuole la mamma, mentre la vede allontanarsi da dietro la porta.

Tardo pomeriggio, quasi le sei, torniamo in visita. In attesa dello scoccare dell’ora, Lorelei è in reparto con nonna Anita e zia Tiziana. Un finestrone giallo della sala d’aspetto è leggermente aperto. Il buio arriva con i suoni ovattati del traffico. Scendo nel giardino della clinica con Gabo. È contento perché ha la sua moto a tre ruote. È contento, eccitato ma agitato. Lo vedo da come muove gli occhi. Ci troviamo esattamente al di sotto del reparto, dove mamma Lorelei attende di sorridere a nonno Aurelio, preoccupata. C’è una lunga rampa che porta al seminterrato, dove c’è un bar per nulla frequentato, gli sgabelli rovesciati sui tavoli. Una ragazza di colore sembra impegnata ad ultimare le operazioni di sanificazione. Scioccamente penso, se non praticano decentemente la sanificazione qui, sotto alla clinica, dove altro potrebbero?

Gabo esulta. Scopre la rampa, e ci si butta con la moto. È tortuosa, a tratti decisamente inclinata, a tratti in piano. Lo seguo prima distrattamente, poi preoccupato per la velocità Rallenta! gli urlo. Arriva in fondo che quasi si ribalta. Raccomandazioni, fare attenzione, non correre troppo. E si riparte. Sale le scale, gli porto la moto sotto braccio. Mi dice Corri che ti prendo! Io davanti, a correre per la rampa, mentre lui mi insegue con la moto. Lo facciamo per più di dieci volte. Ride, urla di gioia. Penso disturberemo il reparto? Penso in questo luogo di sofferenza e di panico che forza hanno le grida di gioia di Gabo? Penso la gioia può arrivare in qualunque momento, in qualunque luogo. Penso sono felice.

Quarta discesa, Gabo arriva in fondo, scoppia in una risata, mi dice mi fa ridere questo gioco, sono felice! Lo bacio sulle guance rosse e fredde. I suoi occhi luminosi.

Mamma Lorelei, uscita dalla visita, mi dice che sentiva le urla di Gabo e che ne era felice. Abbraccia Gabo come una coperta. Chi copre chi, penso.

sabato 8 novembre 2008

Citazione Gabo #2

"Perchè siamo soli, papà?"

il mio nipotino e la sedia verde

Citazione Gabo #1

"Io sono grande,
oggi non piangio".


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